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sabato 14 febbraio 2015

Dopo il matrimonio

Titolo: Dopo il matrimonio
Regia: Susanne Bier
Anno: 2006
Paese: Danimarca
Giudizio: 3/5

Jacob vive da molti anni in India, dove ha iniziato e abbandonato diversi progetti di volontariato, è stato lasciato dalla donna che amava e ha disperatamente tentato di sfuggire alla sua condizione di alcolizzato e dimenticarsi della sua anima perduta. Costretto a tornare in patria per ottenere una cospicua donazione che gli permetta di continuare a occuparsi dell'orfanotrofio dove si è ritagliato il ruolo di buon samaritano, Jacob ritroverà un pezzo del suo passato che inevitabilmente gli cambierà la vita.

Certo la Bier è una di quella registe da tenere sott’occhio per diversi motivi. A parte il fatto d’essere la regista più celebre della Scandinavia, sicuramente è una a cui piace raccontare piccole storie personali, tragiche e commoventi, che cercano sempre più di apportare alcuni importanti tasselli e soprattutto di convergere verso uno stile proprio riconoscibile dopo pochi film.
Con un cast notevole in cui brilla Mikkelsen e Lassgard, cambi di location, un’attenzione in particolare per gli sguardi e i silenzi che nascondono monologhi e forti sentimenti, la Bier ancora una volta con astuzia mischia le carte del melodramma per un’idea in realtà molto semplice e ingannatrice, con alcune forzature per dare maggior enfasi al climax finale del film.
Continua nella ricerca tra paesaggi e attori, il bisogno della regista di mostrare le incompatibilità umane, adulti che si comportano e atteggiano peggio dei figli, doppi giochi e una paura di perdere le persone care. Partendo e ritornando a Mumbai coi Sigur Ros, la Bier torna sui suoi temi cari allargandoli dalla paternità, alla famiglia, all’amore, alla responsabilità e infine il sacrificio ma interpretandolo in modo diverso e maturo, un elemento intrinseco nelle vite e nelle scelte di tutti.
E lo fa ancora una volta con quel suo stile teso, debitore in parte di una scuola europea del caro Lars, usando molto la telecamera a spalla con uno stile nervoso, che punta molto su primi e primissimi piani che rivelano difetti del volto e sentimenti pronti a esplodere.

L’elemento comunque che si apprezza di più e la scelta di puntare sui sentimenti senza però essere sentimentale e retorico, ma anzi a testa alta,  far vedere dei personaggi che nonostante gli errori e le scelte sbagliate, continuano a portare avanti i loro obbiettivi.