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domenica 8 marzo 2020

Selfie

Titolo: Selfie
Regia: Agostino Ferrente
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Alessandro e Pietro sono due sedicenni che vivono nel Rione Traiano di Napoli dove, nell'estate del 2014 Davide Bifolco, anche lui sedicenne, morì ucciso da un carabiniere che lo inseguiva avendolo scambiato per un latitante. I due sono amici inseparabili. Alessandro ha trovato un lavoro da cameriere in un bar mentre Pietro, che ha studiato per diventarlo, cerca un posto da parrucchiere. I due hanno accettato la proposta del regista di riprendersi con un iPhone raccontando così la loro quotidianità di ragazzi come tanti altri nel mondo.

«Ho pure provato a spacciare ma non è cosa mia»
Selfie potrebbe sembrare un’operazione furba con lo scopo di inquadrare Napoli e usare due amici fraterni che si filmano tenendo il cellulare in mano senza avere un’idea precisa circa la trama o cosa vogliano dire e fare. Un’idea praticamente a costo zero, un low budget che cerca di trovare elementi e documentare lo stato dei giovani napoletani che ormai soprattutto il cinema identifica sempre più spesso con la delinquenza. Ecco a livello antropologico forse l’aspetto più interessante del film è quello di far vedere la bellezza di alcuni ragionamenti, dialoghi, monologhi degli attori improvvisati e delle numerose comparse che contano diversi minorenni mettendosi spesso in discussione e avendo ben chiaro che tutti dovranno fare una scelta .
Ne esce una descrizione mai banale, una quotidianità fatta di gesti e azioni semplici, dove a fare da sfondo certo c’è sempre una certa identificazione con un mondo marcio e infetto che ha messo le radici nella regione ma che in parte viene smorzato dalle parole degli attori che sanno benissimo cosa succede attorno a loro e come starne alla larga. Un documentario dove filmare vuol dire scegliere da che parte stare, come girare l‘iphone e cosa si vuol inquadrare e cosa invece no. Alessandro e Pietro vivono sempre a stretto contatto, li vediamo mangiare un anguria, camminare per le strade, filmare i propri parenti, ridere, scherzare, mai litigare rimanendo in un Rione dove il caldo imperversa e dove non basta rimanere attaccati in casa davanti ad un ventilatore.
Il film di Ferrente si piazza come un quadro neorealista, un documentario semplice ma originale e onesto nel dare forma e parole ad una città resa celebre solo e soltanto per i fatti di cronaca.