Titolo: Cyber City Oedo
Regia: Yoshiaki Kawajiri
Anno: 1992
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5
OEDO (ex Tokyo), anno 2808. Sengoku,
Benten, Gogul: intraprendenti cybercriminali condannati a scontare
dai 295 ai 375 anni di carcere. Le alte sfere governative decidono di
sospendere tutte le sentenze in cambio della loro collaborazione
nella lotta contro il crimine. Riusciranno i tre neo-agenti della
Cyber Police a portare a termine ogni missione con successo? Il
collare esplosivo che sono costretti a indossare non lascia loro
molta scelta.
Ancora l'immenso Yoshiaki Kawajiri, un
regista d'animazione come non si sono quasi mai più visti che ha
saputo regalare perle per quanto concerne la nutrita gamma di generi
a cui il suo cinema attinge e aderisce. Un'autore in senso ampio del
termine di cui credo su questo blog di aver recensito tutte le sue
opere, tante, diverse, una più bella dell'altra di cui questa mini
serie composta da tre Oav da quaranta minuti l'uno raggiungono i
fasti più alti del suo cinema.
Sci-fi, poliziesco, thriller, horror.
Cyber City Oedo è composto da tre episodi diversi ma collegati dove
in ognuno è presente una storia incentrata su uno dei tre
protagonisti principali.
Con una soundtrack dominante e ipnotica
Kawajiri inserisce quasi tutte le sue tematiche raggiungendo e
inserendo però alcune meta riflessioni filosofiche sul destino e
tante altre domande e argomentazioni affrontate in passato. I
complotti, il governo corrotto, le macchinazioni politiche, i collari
per controllare i prigionieri e usarli come schiavi per i propri
scopi, gli esperimenti militari a danno di alcuni prigionieri usati
come cavie. Temi e portate che vengono inserite in maniera più che
perfetta, dove il nostro autore si sbilancia affrontando anche
l'horror con una storia che vede protagonista un vampiro, tantissimo
sangue e un livello di violenza che rimane uno dei marchi di fabbrica
del cinema di Kawajiri come in alcuni film possono esserlo le scene
di sesso.Gli scenari poi sono curatissimi, il delirio cosmico e le
ambientazioni cyberpunk rendono ancora più suggestivo un universo
creato ad hoc per dare ancora più enfasi alla storia.
Lo stile poi ormai da tempo non ha più
nulla da mettere in discussione, è rodato e ormai consolidato con
alcune scene d'azione realizzate in maniera impareggiabile dando
sempre una profonda riflessione sullo spirito di sacrificio,
sull'enorme senso di spettacolarità e alcuni scontri che inseriscono
anche un certo discorso sull'onore e sul rispetto che merita un
discorso a parte.
I criminali che Kawajiri mostra, tre
personaggi che come sempre si distinguono in tutto e per tutto come
se fossero straordinariamente diversi nel design e nel character,
sono gli stessi anti-eroi che abbiamo conosciuto in altre opere come
sempre prediligendo e distinguendosi per delle storie che non
prevedono dei veri e propri eroi canonici ma in fondo dei buoni che
sanno sacrificarsi per la giusta causa e al tempo stesso rimangono
anarchici in tutto e per tutto, odiando le regole e un sistema che
gli vende e gli usa come vittime sacrificali e capri espiatori.
Nessun commento:
Posta un commento