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domenica 28 aprile 2019

Principe libero


Titolo: Principe libero
Regia: Luca Facchini
Anno: 2018
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Il 27 agosto 1979 Fabrizio De André e la sua compagna, la cantante Dori Ghezzi, vengono sequestrati nella loro tenuta agricola nei pressi di Tempio Pausania, in Sardegna. Verranno liberati quasi quattro mesi dopo. Da quel fatto si innesca un lungo flashback che racconta l'adolescenza e l'età adulta del cantautore, tra incontri, folgorazioni, vita privata e attività musicale, fino a tornare al rapimento e chiudersi sul matrimonio tra i due, nel 1989.

De Andrè è e rimarrà sempre materia sensibile per lo stuolo di fan che negli anni non accenna a frenarsi. Film che abbiano parlato della sua vita e delle sue opere finora non ci sono a parte i documentari Effedia-sulla mia cattiva strada.
Scegliere la fiction con due film che narrassero i fatti principali senza edulcorare nessun passaggio poteva essere una buona occasione per fare luce su alcuni momenti peculiari della sua vita non proprio chiari come la gestazione del rapimento in Sardegna, il rapporto con Tenco, e altre vicende interessanti dell'autore.
Facchini deve aver avuto tanto materiale da raccontare, forse troppo. Uno dei limiti maggiori del film è stato quello di dividere per comparti stagni gli stessi capitoli della sua vita in maniera troppo affrettata e macchinosa.
Durando, entrambi i film, quasi quattro ore mi aspettavo davvero una descrizione di Faber molto più elaborata dove l'artista potesse narrarsi raccontando la sua vita mentre qui la musica, i suoi testi, vengono sfruttati in maniera disfunzionale richiamando la canzone a descrivere la situazione senza peraltro connotarla e lasciandola così come sfondo senza mai entrarci dentro.
Il cast. Se la scelta di Marinelli, attore che dimostra di saperci fare in alcuni ruoli, è stata a mio avviso imperfetta (un attore romano con accento romano che interpreta un artista genovese che parla genovese, anche se la famiglia De Andrè era piemontese) dimostra il limite di un certo tipo di produzione a non avere il coraggio di fare un lavoro di casting opportuno e allo stesso tempo fallisce miseramente nella scelta di Valentina Bellè come Dory Ghezzi.
La scena iniziale del rapimento in Sardegna è da arresto alla troupe per quanto sia pessimo in tutte le scelte adottate.
Principe libero andava preso molto più sul serio come progetto. Funziona come racconto di 40 anni di vita privata di Faber, dalla prima adolescenza tra i caruggi al sequestro in Sardegna, ma non va oltre una descrizione televisiva senza quella ricerca o la voglia di scavare dentro Faber. L'aspetto migliore dei due film è di certo nella prima parte quando viene mostrato il rapporto tra Faber e suo padre, vera croce e delizia della vita dell'artista, interpretato in maniera eccellente da Ennio Fantastichini.