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martedì 28 luglio 2015

Into the Abyss

Titolo: Into the Abyss
Regia: Werner Herzog
Anno: 2011
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Conroe, Texas. Michael Perry è nel braccio della morte. Verrà ucciso tra otto giorni, per il triplice omicidio compiuto dieci anni prima. Il ragazzo che era con lui quella notte, Jason Burkett, sconta invece l'ergastolo. E così suo padre, per altri reati. Werner Herzog esce dalla grotta che ha visto gli esseri umani dei primordi esprimere se stessi attraverso l'arte e fermare la propria esistenza nel racconto ed entra nell’abisso di esistenze altrettanto senza tempo, congelate nella reclusione, dove la comune esperienza del passare dei giorni è alterata, per darcene il racconto altrimenti muto.

"I film non sono una giustificazione per i reati commessi; è inoltre lampante che i crimini di cui si sono macchiate le persone nei miei film sono mostruosi, ma non sono mostri coloro che li hanno commessi. Sono uomini e per questo li tratto con rispetto"
Herzog rimarrà sempre uno dei cineasti più importanti della sua generazione.
Oltre a tutta una nutrita serie di motivi, credo sia l'unico ad aver avuto l'accesso praticamente a tutti i luoghi più inaccessibili, impervi, sconosciuti e interessanti di questo strano e caotico pianeta.
Dopo una filmografia impressionante dal punto di vista storico, narrativo, attoriale e tutto quanto si possa ancora dire, con pochissime eccezioni (soprattutto concernenti gli ultimi anni, il più delle volte eseguite solo per soldi) il genio tedesco si è poi quasi esclusivamente interessato al documentario dando prova di essere un autore completo al 100% in grado di arrivare a portare alcuni contributi di altissimo spessore e livello che quasi nessuno poteva credere.
Ho imparato moltissimo dai suoi documentari, credo che il suo contributo debba trovare un riscontro anche tra le istituzioni scolastiche, diventando un esempio di uomo che si mette sempre in gioco, che và nel profondo, nella parte più viscerale dell'uomo in tutte le sue forme.
Il braccio della morte, come GRIZZLY MAN, CAVE OF FORGOTTEN DREAM, A YEAR IN THE TAIGA, L'IGNOTO SPAZIO PROFONDO, WHITE DIAMOND, KINSKY, è ancora una volta un altro sensazionale e spiazzante viaggio nell'ignoto spazio profondo della fragilità umana.
Quello che impressiona di Herzog è l'amore per la realtà del cinema che spesso e volentieri è molto più impressionante della finzione, rimanendo spiazzati di fronte alle sue reazioni nonchè alle sue inconsapevoli e misteriose visioni di morti folli ed eroiche.
E'un uomo prima di tutto e poi un regista, e lo si vede dal punto di vista con il quale non critica e non sembra mai dare un giudizio, sottolineando l'impossibilità di una sovrapposizione totale e univoca tra crimini e criminali; atroci i primi, umani i secondi, come accade in una toccante intervista al padre di Perry: l'intervista si supera regalando una voglia di redenzione e un'ammissione di colpevolezza davvero toccante e lucida.
Un'analisi in cui non manca nulla dalla alla pena detentiva, al sistema carcerario, ai criminali e ai parenti e al loro dolore senza fine. L'episodio di cronaca che Herzog descrive è una vicenda dolorosissima fatta di interviste e testimonianze, con un documentario diviso in cinque capitoli, più un prologo e l'epilogo.

Potrà sembrare alle volte eterno come l'abisso che il regista sonda, ripetitivo in alcuni meccanismi legati al montaggio, freddo, non godendo di una fotografia ma rimanendo di un'asetticità totale, eppure sono scelte volute che rafforzano il quantitativo e la mole di sofferenza di cui bisogna farsi carico prima della visione.