Titolo: Nastro Bianco
Regia: Michael Haneke
Anno: 2009
Paese: Austria, Germania, Francia
Giudizio: 5/5
Giudizio: 5/5
Un villaggio protestante della Germania del Nord. 1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini. Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo. Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
Haneke è senza dubbio uno dei migliori registi in circolazione oltre ad essere uno dei miei preferiti.
Fa parte di quella stretta cerchia di autori nel vero senso della parola che confeziona delle "opere" che segnano lo spettatore disarmandolo il più delle volte.
La sua filmografia è costellata di capolavori, la maggior parte dei quali hanno sempre sondato l'animo umano di cui il regista austriaco studioso di psicologia e filosofia sembra essersi sempre interessato di scrutare quella sua parte più oscura e inquietante
BENNY'S VIDEO era una sorta di studio sul fenomeno "snuff" con uno sguardo attento e preciso sul fenomeno mass-mediatico televisivo e gli effetti su un giovane e timido ragazzo.
FUNNY GAMES che io considero uno dei film più belli degli ultimi vent'anni è qualcosa di perfido e cinico, un'analisi sulla violenza senza eguali che a messo a dura prova la fruizione dello spettaore con più di uno sguardo sul capolavoro di Kubrick.
STORIE è un insieme di codici e intrecci, forse uno dei film meno apprezzati dalla critica ma con una sua forma e dinamica precisa e attenta.
LA PIANISTA è una disperata analisi di una donna e della sua difficoltà ad avere dei legami e l'autosofferenza inflitta come unico strumento di redenzione.
IL TEMPO DEI LUPI deraglia da tutta la sua precedente filmografia per concentrarsi su uno scenario apocalittico e analizzare anche in questo caso l'animo umano e le sue fragilità.
NIENTE DA NASCONDERE è il segreto(spaventoso)dietro il quale si cela un thriller sopraffino.
Poi il regista inchiappetta per bene il le major americane rifilando la copia esatta della sua seconda opera come era da intenti e cambiando solamente il cast puntellato da star americane.
Infine arriva la sua ultima opera che ha vinto il festival di Cannes nel 2009,meritatissimo,con la beniamina Huppert che si alzò entusiasta ad applaudire uno dei suoi maestri.
Das weiße Band è di nuovo un pugno nello stomaco che arriva dritto dritto in un b/n elegante e perfetto nella sua risolutezza per opera del sempre e unico Christian Berger così come per lo svolgimento dell'azione e una sceneggiatura senza margini di imperfezione.
Distaccandosi completamente dalle sue precedenti opere, il film, concepito inizialmente come una mini-serie tv(fortuna che ciò non è successo)si colloca tra le opere a livello stilistico e tecnico più bello nella filmografia del regista, recitato straordinariamente da un cast avallato da molti piccoli nastri bianchi che con le loro facce angeliche rendono l'atmosfera ancora più inquietante.
Mi ha molto colpito una frase rilasciata dal maestro in una sua intervista in cui dice
"qualsiasi principio, quando viene assolutizzato, diventa disumano.
Che sia un ideale religioso, politico o sociale, quando diventa pensiero unico produce il terrorismo. Una certa educazione e cultura in senso assolutista porta a degenerazioni altrettanto assolutiste, al terrorismo, al fanatismo religioso, al Nazismo, anche se questo mio film non è un lavoro sulla Germania o sul nazismo".
L'opera come per i suoi film precedenti, ha il merito di puntare senza bisogno di ricorrere a forzature o scene di plateale violenza ad un iter psicologico di avvenimenti che stravolgono la vicenda.
Lo stile e il montaggio risultano abbastanza densi e ricchi di immagini suggestive che sembrano quasi dei quadri e con un occhio di riguardo all 'indimenticabile cinema di Bergman.
Tutto questo è il risultato ancora una volta potente e indimenticabile del grande cinema di uno dei più grandi registi di sempre.