Titolo: Wall of Death
Regia: Mladen Kovacevic
Anno: 2016
Paese: Serbia
Festival: Torino Underground Cinefest
5°edizione
Giudizio: 5/5
Quando Brankica aveva appena dieci
anni, era lei l'attrazione principale delle fiere di paese. I suoi
fratelli maggiori, delle leggende dell'ex Jugoslavia, erano acrobati
sul muro della morte e lei era la principessa. Ora che i suoi
fratelli non ci sono più, non rimane che lei. A 43 anni e nonna di
sei nipoti, ripete gli stessi numeri correndo con la sua motocicletta
lungo una pista di legno larga 6 metri. E'in bilico tra i ricordi
malinconici del passato e la claustrofobica esistenza nell'ormai
unico muro della morte esistente.
Istant Cult. Poco più che un
mediometraggio come durata (61'20'') il lavoro di Kovacevic è molto
più interessante e racconta molto di più di quanto potrebbe dire.
Entriamo nel circo, nella vita e nella
quotidianità di chi ci vive dentro giorno per giorno, incontrando
una famiglia di leggende acrobatiche che si confronta con un numero
mortale sfidando continuamente la morte.
Il giro della morte, l'importanza di
seguire un antico rituale e le tradizioni che non si possono
cambiare, una promessa che sembra segnare la vita della protagonista
nei confronti dei suoi fratelli e della loro morte. In fondo Brankica
sembra voler convolare a nozze con il destino della sua famiglia in
quel suo prolungato silenzio, quei momenti di solitudine mentre fuma
spensierata e l'attenzione maniacale verso l'unica cosa che si ostina
a fare.
La macchina come un documentario segue
la vita di questo strano nucleo dove giovani e anziani lottano ogni
giorno, sbaraccando e portando il circo e le loro attrattive di paese
in paese sfidando le regole della sopravvivenza e non sembrando mai
stanchi e stufi nonostante il limbo in cui sembrano essere confinati.
C'è così tanto amore in questa opera,
come se il regista si fosse davvero affezzionato a queste persone e
il risultato si vede eccome soprattutto dai segnali e dalle note
molto personali che il regista coglie nei suoi protagonisti.
Infine uno spaccato su quello che ha
prodotto la guerra tra Serbia e Croazia, un clima pesante e ancora
con tanta sofferenza lasciata senza parole e senza un'adeguata
soluzione per le vittime e coloro che andrebbero aiutate.
Allora i loro silenzi vanno riempiti
magari sfidando proprio quel sottile confine tra la vita e la morte.