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domenica 22 aprile 2018

Wall of Death


Titolo: Wall of Death
Regia: Mladen Kovacevic
Anno: 2016
Paese: Serbia
Festival: Torino Underground Cinefest 5°edizione
Giudizio: 5/5

Quando Brankica aveva appena dieci anni, era lei l'attrazione principale delle fiere di paese. I suoi fratelli maggiori, delle leggende dell'ex Jugoslavia, erano acrobati sul muro della morte e lei era la principessa. Ora che i suoi fratelli non ci sono più, non rimane che lei. A 43 anni e nonna di sei nipoti, ripete gli stessi numeri correndo con la sua motocicletta lungo una pista di legno larga 6 metri. E'in bilico tra i ricordi malinconici del passato e la claustrofobica esistenza nell'ormai unico muro della morte esistente.

Istant Cult. Poco più che un mediometraggio come durata (61'20'') il lavoro di Kovacevic è molto più interessante e racconta molto di più di quanto potrebbe dire.
Entriamo nel circo, nella vita e nella quotidianità di chi ci vive dentro giorno per giorno, incontrando una famiglia di leggende acrobatiche che si confronta con un numero mortale sfidando continuamente la morte.
Il giro della morte, l'importanza di seguire un antico rituale e le tradizioni che non si possono cambiare, una promessa che sembra segnare la vita della protagonista nei confronti dei suoi fratelli e della loro morte. In fondo Brankica sembra voler convolare a nozze con il destino della sua famiglia in quel suo prolungato silenzio, quei momenti di solitudine mentre fuma spensierata e l'attenzione maniacale verso l'unica cosa che si ostina a fare.
La macchina come un documentario segue la vita di questo strano nucleo dove giovani e anziani lottano ogni giorno, sbaraccando e portando il circo e le loro attrattive di paese in paese sfidando le regole della sopravvivenza e non sembrando mai stanchi e stufi nonostante il limbo in cui sembrano essere confinati.
C'è così tanto amore in questa opera, come se il regista si fosse davvero affezzionato a queste persone e il risultato si vede eccome soprattutto dai segnali e dalle note molto personali che il regista coglie nei suoi protagonisti.
Infine uno spaccato su quello che ha prodotto la guerra tra Serbia e Croazia, un clima pesante e ancora con tanta sofferenza lasciata senza parole e senza un'adeguata soluzione per le vittime e coloro che andrebbero aiutate.
Allora i loro silenzi vanno riempiti magari sfidando proprio quel sottile confine tra la vita e la morte.