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martedì 2 dicembre 2014

Way Back

Titolo: Way Back
Regia: Peter Weir
Anno: 2010
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Il film è basato su un libro di Slavomir Rawicz intitolato "Tra noi e la libertà", che racconta del trasferimento dell’autore in un gulag siberiano nel 1939 e della fuga da lui stesso organizzata due anni dopo quando, con altri sei compagni, attraversò la transiberiana e si diresse verso sud camminando per più di 6500 chilometri.

18 milioni di prigionieri, quasi 5 milioni di morti.
Questi sono i dati, difficili da accertare, che Anne Applebaum riporta nel libro che le è valso il premio Pulitzer, ossia Gulag: A History.
Deve essere stato questo che ha attratto Weir: raccontare le vicende di un gruppo di uomini che trovano nella Natura, come afferma uno dei comandanti del gulag, il loro vero carnefice.
“Non sono le nostre armi, i nostri cani o le nostre recinzioni che formano la vostra prigione. La Siberia è la vostra prigione!“, dirà nel suo discorso di “benvenuto” un comandante.
Weir per alcuni aspetti può essere considerato come uno dei registi australiani più importanti e più ambiziosi della cinematografia di uno dei paesi più misteriosi al mondo e a cui il regista ha tentato, soprattutto agli esordi, di dare una maschera. The Way Back non fa eccezione e conferma l'interesse e i temi fondamentali su cui da sempre si concentra la filmografia dell'autore e che includono libertà, potere, prigionia, viaggio, amicizia, comunismo e dittatura.
E dato che, come accennato, la componente naturalistica assume sin da subito un ruolo decisivo, la fotografia non può che conformarsi a tale esigenza. Colori smorti e tonalità fredde sono il leitmotiv di questo aspetto squisitamente tecnico di The Way Back, che assieme a delle location incredibili tra Marocco, India e Bulgaria a dispetto della Taiga Siberiana, riescono a rendere in maniera eccezionale quasi tutte le fasi, meno che in quella relativa al deserto del Gobi.
The Way Back è un viaggio interno ed esterno al tempo stesso. Non c'è guerra se non quella dell'ostilità della natura selvaggia e della natura umana che trova nelle differenti anime dei suoi protagonisti, scontri e confronti, fino ad arrivare ad un impronta più paternalistica con l'ingresso nel gruppo della giovane Irena.