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giovedì 7 marzo 2013

Frankenweenie

Titolo: Frankenweenie
Regia: Tim Burton
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Dopo aver inaspettatamente perso il suo adorato cane Sparky, il giovane Victor sfrutta il potere della scienza per riportare in vita il suo amico, con qualche lieve variazione. Prova a nascondere la sua creazione cucita-in-casa, ma quando Sparky esce, i compagni di scuola di Victor, gli insegnanti e l’intera città scoprono che “tenere al guinzaglio una nuova vita” può essere mostruoso.

Finalmente ritorna il Burton che tutti aspettavano. Quello di VINCENT e di Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie. Quello che amava le fiabe e rimodernizzare i vecchi classici. Ecco per tutto questo la parola chiave è FRANKENWEENIE che i molti conosceranno anche se è stato uno dei primi corti di Burton targato ‘84 tutto stop-motion e tanta voglia di fare senza poter contare su di un budget stratosferico.
Nella celebre storia ispirata al classico di Frankenstein ritroviamo nella pellicola tutti quegli elementi in comune del cinema poetico e un po’ dark di Burton. La scelta ottima e funzionale di usare il b/n, la cura e caratterizzazione perfetta dei personaggi (che a loro volta si rifanno ad altri personaggi famosi, come il professore di scienze che assomiglia non poco a Vincent Price), le musiche del fedelissimo Danny Elfman e così via fino ad un andirivieni di citazioni saggiamente distribuite all’interno del film.
Non è solo la rivisitazione nostalgica quella che il regista propone ma un vero e proprio lungo con tanto di azione, dialoghi intensi, una storia pensata come un congegno perfetto, e un ritmo davvero notevole soprattutto contando tutta la parte finale con i mostri.
Un film che ancora una volta rimane a metà tra quel capolavoro per gli adulti e una grande favola per i bambini che riscoprono così una grande storia, inscenata da chi in quegli anni era ispirato come un grande bambino, capace di tirare fuori storie dal cilindro come un mago che si rispetti.
Ancora una volta è l’amore a trasformare l’esito della storia ma non banalizzato come spesso accade come un sentimento che troviamo dietro l’angolo, ma qualcosa di molto più poetico e intenso.