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mercoledì 15 gennaio 2014

Jug Face

Titolo: Jug Face
Regia: Chad Crawford Kinkle
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Ada, una ragazza che vive nei boschi in una comunità retrograda, rimane incinta del fratello Jessaby. Quando scopre che potrebbe venir sacrificata in una fossa misteriosa insieme al figlio, cerca di fuggire verso la città. L'entità nascosta nel pozzo mantiene al sicuro la comunità da malattie in cambio di una vita. La faccia della persona da sacrificare viene scolpita su una brocca di ceramica. Quando il potere della fossa viene ignorato, l'entità scatena il male sulla comunità. Pertanto nessuno è più al sicuro quando la disgrazia colpisce ogni membro, uno dopo l'altro.

Interessante e apprezzabile questo horror rurale, opera prima del regista assieme ai produttori di THE WOMAN. Anche se ovviamente sceglie un percorso e un terreno già battuto dalla cinematografia e che ha saputo dare alcune chicche difficilmente riproponibili, Jug Face unisce diverse sotto-tematiche del genere sposandoli e adattandoli con la letteratura e la post-modernità.
Il soggetto non è originalissimo ma è comunque efficace, riportando alcuni temi delle opere di Lovecraft e sposandoli con alcune leggende locali e insistendo in particolare sul tema del sacrificio, dell'incesto e della sopravvivenza.
La protagonista Ada è un personaggio scritto molto bene, il perfetto esempio di ingenuità che non potrà che portare a un destino inevitabile e atroce così come tutto quello che gli capita e che fondamentalmente altro non è che un viaggio dell'eroe verso la lotta per la sopravvivenza.
L'idea della comunità retrograda che assume i contorni di una setta non è certamente originale ma è sempre interessante soprattutto quando vengono colti o messi in scena nuovi riti oppure tutti i significati derivanti dalle new-religion.
L'opera prima di Kinkle non è certo esente dai problemi di un'opera prima. Il mostro è messo in scena in modo piuttosto amatoriale e banale (basta vedere la scelta di macchina adottate) oppure il passo falso che incappa mettendo in scena il fantasma del bambino (davvero un errore strutturale molto brutto) per cercare ovviamente di far capire immediatamente allo spettatore cosa succede e che invece non dovrebbe mai essere svelato.
Alcune azioni dei personaggi sembrano non avere molto senso soprattutto quando sono chiari i presagi della sciagura in atto e spesso e volentieri il limitatissimo budget porta a semplici soluzioni registiche.
Rimangono comunque alcuni meriti. La messa in scena della comunità e i bifolchi sono manna dal cielo soprattutto contando che Kinkle ha trovato dei soggetti niente male tra cui l'interessante personaggio del vasaio Dawai e se anche è vero che i rapporti nella comunità non dicono niente di nuovo, è interessante notare come in questi casi il leader carismatico o il portatore di verità giochino ruoli fondamentali e a volte inaspettati quando controllano l'incertezza della comunità.
Mi ha colpito un fattore ovvero quello che questo film riesce a dare il meglio nelle scene di violenza proprio quando il mostro non c'è ma banalmente nei rapporti madre/figlia in cui la prima per vedere se la seconda è incinta la prende a suo piacimento aprendo le gambe e infilando la mano per controllare se è incinta..l'intrusività e il fattore dell'incesto nel rapporto sorella/fratello quando la prima scopre di essere incinta e il secondo non se la caga è di una violenza psicologica mostruosa.
Allo stesso tempo e il personaggio di Ada, la donna, che da sempre è l'elemento che più spaventa la comunità e gli uomini su cui si insiste con il discorso della violenza (in questo caso per fortuna mai gratuita).