Titolo: Into the wild
Regia: Sean Penn
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Il viaggio alla ricerca di sé di un
ragazzo appena diplomato. Direzione, con “biglietto” di sola
andata: l’Alaska. Dal romanzo di Jon Krakauer.
Into the Wild è un film spesso
sopravvalutato. Quasi un film manifesto per generazioni di giovani
figli della televisione e del consumismo inebetiti che guardando alle
gesta del protagonista come un mito della caverna dove possano
finalmente uscire dalla loro vita noiosa e vedere fuori cosa offre il
mondo. Penn è furbo e ha creato quello che per i giovani è tata la
Beat Generation.
Sean Penn è un attore e regista
estremamente sopravvalutato, un uomo furbo ed egoista che come tanti
attori di successo a preso parte a progetti internazionali dimostrando
a se stesso che voleva aiutare gli altri e salvare il pianeta. Questo
viaggio on the road, alla fine non è altro che una via di mezzo
spicciola tra Siddartha e la Beat Generation.
Ne esce uno spaccato che seppur con
alcune abili intuizioni o meglio verosimiglianze con la realtà (è
parlo della parte migliore del film, il finale, oltre che i luoghi e
la natura) rimane combattuto proprio nella parte legata agli intenti.
Cosa vuole davvero raccontare il film che non hanno già fatto molti
documentari tra l'altro con molta più esperienza sul campo e non
improvvisati a dovere.
Into the wild è un film che va ad
esplorare i vicoli più profondi dell'animo umano, un film intriso di
contemplazione emozionale suggellato da una ribellione spirituale che
però lascia insoddisfatti come se tutta l'operazione abbia in realtà
ben altri intenti e tutto accade troppo velocemente senza dare i
giusti spazi al protagonista che appare continuamente sballottato da
una parte all'altra senza cognizione di quello che sta realmente
succedendo.