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giovedì 15 aprile 2021

Talento del calabrone


Titolo: Talento del calabrone
Regia: Giacomo Cimini
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Steph è un disc jockey di Radio 105, così popolare che la sua immagine giganteggia su un grattacielo della zona più trendy di Milano. Proprio lì si trova anche lo studio da cui il dj conduce un’altrettanto popolare trasmissione che invita gli ascoltatori ad intervenire live per vincere i biglietti di un concerto. Ma uno di loro non vuole solo giocare: annuncia che si suiciderà in diretta, e per convincere che parla sul serio fa esplodere un ordigno in cima ad uno degli edifici postmoderni del quartiere. Da quel momento inizia il duello vocale fra Steph e l’ascoltatore, che ha una bomba in macchina e non ha paura di usarla.
 
Cimini sicuramente ha dimostrato coraggio in un film a suo modo inusuale per i generi cinematografici trattati in Italia. Questo non significa che non vengano fatti thriller nel nostro paese dove alla fine dei conti seppur la storia non è la parte più originale mischiando GuiltyLocke e IN LINEA CON L'ASSASSINO, il risultato è un film con un ottimo ritmo, tanta c.g nella post produzione per ricostruire grattacieli e il soffitto di Milano, con uno scontro a suon di dialoghi e musica classica tra i due protagonisti.
Castellitto ha l'opportunità di indossare una maschera che gli si confà a meraviglia potendo esagerare e spiazzare lo spettatore con un antagonista che vuole la sua vendetta e che alla fine aprirà un contenzioso con il protagonista. Un dj che se pur parte bene, Richelmy, continua a non convincermi, nel terzo atto perde completamente le staffe e il testimone consegnandolo a Rosa Amedei il tenente colonnello dei Carabinieri chiamata per cercare di intrappolare il Calabrone. Seppur con alcune ingenuità o forse elementi kitsch discutibili come la Amedei che quando arriva in postazione sceglie un travestimento molto seducente con tanto di pistola a tracolla così come il ruolo dell'assistente troppo stereotipata come il regista radiofonico e il climax finale dove si nasconde il Calabrone Castellitto, alla fine della favola il prodotto funziona.
Bisogna ammettere però che la sostanza c'è, riuscendo a non demordere mai e facendo sì che il ritmo concitato e i colpi di scena, anche se alcuni telefonati, riescano sempre ad aprire nuovi scenari e mettere in gioco personaggi che fino ad allora sembravano monocorde.
Interessante esperimento che visto l'impegno e la messa in gioco, spero riesca a dare altre speranze per il cinema di genere nostrano.