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lunedì 29 ottobre 2012

A lonely place to die



Titolo: A lonely place to die
Regia: Julian Gilbey
Anno: 2011
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Cinque scalatori impegnati a esplorare le Highlands scozzesi scoprono una ragazza serba prigioniera in una cavità nella roccia. Il team viene intrappolato in un gioco mortale con i rapitori mentre tenta di liberare la ragazza e portarla in salvo.

Ancora una volta l’Inghilterra è in prima linea nelle pellicole che non ti aspetti.
A lonely place to die è un film davvero pieno di colpi di scena e con una storia che riesce a sposare al meglio la suspance dettata dagli sforzi legati alle arrampicate fino ad una coinvolgente storia di rapimenti e inseguimenti. Sin dai primi minuti si guarda attoniti una fotografia lucida che risalta in modo sublime le Highlands scozzesi, poi quando oramai si è certi di intuire dove andrà a parare la pellicola, arriva un colpo di scena così potente da rendere il resto del film una corsa mozzafiato.
Senza tralasciare il peso della narrazione e l’indubbia capacità degli attori, Gilbey costruisce un robusto thriller con richiami all’horror e al genere d’azione.
Sembra difficile ma alla fine non manca niente in questo film e l’armonia con cui tutto segue un intricato ingranaggio esplode nel finale in una feroce battaglia tra carnefici.
La capacità poi di dare spessore alla storia cambiando drasticamente location dalle montagne al villaggio non è mica cosa da poco. Infilandoci in mezzo pure una festa pagana degna di nota e alcuni personaggi davvero indimenticabili, il risultato prosegue dando chiara dimostrazione di fertilità narrativa e una nutrita conoscenza dei generi.
Un survival che a differenza della filmografia precedente riesce a prendersi più sul serio, sparando alto sugli intenti e riuscendo a rispettarli quasi tutti.
Gilbey inoltre aveva diretto quella goduriosa chicca che rispondeva al nome di DOGHOUSE un film davvero azzeccato partendo dall’idea degli zombie ma facendo una decisa sterzata di boa sugli intenti del film.