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martedì 17 novembre 2020

We summon the darkness


Titolo: We summon the darkness
Regia: Marc Meyers
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Tre amici organizzano un viaggio in macchina per partecipare ad un concerto. Lì conoscono altri tre ragazzi e con loro si recano in una casa in campagna. Non sanno che una notte di svago e divertimento si trasformerà presto in una macchina mortale, con corpi che si cominciano ad accumulare ed un assassino che si nasconde.

We summon the darkness non si sbilancia molto rispetto ad alcuni suoi predecessori. Setta, sacrifici, un obbiettivo scontato dopo la battuta di Alexis a Val nel parcheggio appena trovano i gonzi di turno. Un film che forse per assurdo funziona meglio nel primo atto, quando non svela direttamente come andrà ad evolversi la trama e lasciando lo spettatore in un limbo in cui può aspettarsi tutto come niente. Gli omicidi rituali, gli anni '80, due fichette con la terza novizia che dovrà superare la grande prova e poi i soliti sfigati, la polizia che finisce molto male e ville da ricchi e profeti dell'apocalisse che riusciranno a farla franca. Si divide in parti molto nette il film senza lesinare scene di combattimento, torture e sangue ma tutti e tre questi elementi sanno di finto, di soporifero senza mai riuscire ad esaudire i nostri desideri e deliziare la nostra sete di sangue.
Vi dirò l'elemento del film più originale in modo che vi facciate due domande ovvero far sembrare omicidi seriali le bravate di un gruppo di satanisti quando in realtà nulla è come sembra e un pastore, profeta che sembra puntare il dito contro queste ignominie, in realtà altro non è che il capo della setta e il padre di una delle tre ragazze.
Tanto fumo e niente arrosto, colpi di scena assenti e passaggi come azioni incredibilmente scontate, il "massacro" nella casa è lunghissimo forse volendo pure citare la Manson family, viene citato tra gli stipiti della casa Green Inferno (di cui questa commedia teen horror non vale nemmeno l'unghia) e infine contando che le tre protagoniste sono metallare fighette e con la voglia di sballarsi e divertirsi potevano almeno osare qualcosa, invece il nulla.