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giovedì 17 dicembre 2020

Caleb


Titolo: Caleb
Regia: Roberto D'Antona
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

La giornalista Rebecca è preoccupata per la scomparsa della sorella minore Elena che, cercando di emulare le sue gesta, stava svolgendo ricerche per un servizio sulla misteriosa scomparsa di alcune persone. Tre mesi dopo la sparizione di Elena, Rebecca è contattata da uno sconosciuto di nome Giordano che si rivela essere il cognato della partner di Elena, anch’essa scomparsa nella medesima occasione. Giordano indirizza Rebecca verso un paesino montano, Timere, stranamente cancellato dalle mappe. Rebecca vi si precipita ed è accolta in modo ambiguo e minaccioso dal commissario locale. Trovato alloggio nell’unica locanda del paese, Rebecca vi fa conoscenza con una coppia di turisti capitati lì per caso. Ma soprattutto Rebecca conosce il misterioso e affascinante benefattore locale, Caleb, che si mostra molto gentile e ospitale. Come Rebecca e gli altri presto scopriranno, però, Caleb ha un terribile segreto.

D'Antona & family. Una produzione curiosa ma soprattutto coraggiosa quella della L/D production company, completamente slacciata da accordi con major o grandi nomi conservando un suo percorso di crescita autoriale e indipendente.
Dopo Wicked GiftFino all'inferno e Last Heroes, CALEB rappresenta sicuramente una svolta in termini tecnici, di budget, di performance, di scene d'azione e momenti splatter.
Senza osare o dire nulla di nuovo, la trama infatti è semplice e basilare, quello che però lascia subito un marchio di maturità e consapevolezza è l'uso della mdp sempre più simile a quello che D'Antona ama, ovvero il cinema di genere americano. Si passa da una citazione all'altra, ma quello che fin da subito emerge e un uso adeguato e strategico dell'atmosfera soprattutto nel primo atto e in parte del secondo. Il terzo come da abitudine del regista ci porta nell'action più esplosivo con combattimenti e resa dei conti finale.
Più di due ore e mezza per un film che si prende i suoi tempi dilatandoli, sottolineando ogni dettaglio, dando risalto ad ogni battuta e sfruttando la galleria di amici/attori che nel corso della filmografia hanno saputo dare il loro peso soggettivo (certo chi più chi meno, passando prove convincenti ad alcune decisamente amatoriali) ma in questo difendo la scelta, quando poteva d'altra parte avvalersi di un cast più maturo, invece per fratellanza e rispetto sceglie sempre la sua squadra.
E'una dichiarazione d'amore per il cinema, passando da Stoker, creando una sorta di Caleb/Jonathan Harker invertito (elemento che ho molto apprezzato), passando per territori e sentieri che portano ad una città dimenticata e assoggettata al loro leader che come ricorda la locandiera "noi siamo in debito con Caleb" volente o nolente mi ha fatto venire in mente il cult di Carpenter con la battuta in cui Egg Shen ricorda Jack Burton, anche qui come per Harker, invertendo i poli visto che si parla del Caleb salvatore ovvero il "non morto".
Timere poi è una bella Innsmouth da scoprire, anche se ha poche location ma tutte utilizzate al meglio come il teatro, la chiesa e le vie che ancora una volta fanno onore al nostro paese e tutti i borghi sepolti dal mistero ancora da scoprire.
Il mood poi di cercare di alzare la posta in gioco come in questo caso l'elemento erotico, i bagni di sangue, le orge, i baci saffici e i nudi, non vengono usati in maniera gratuita ma sono messi al servizio della storia per dare quell'elemento in più e arrivando ad alcuni momenti in cui per la prima volta D'Antona raggiunge l'apoteosi nel suo concetto di horror. Per quanto concerne l'estetica, è un'opera in cui color correction, post produzione, sound designer, fotografia e montaggio fanno la differenza a volte in maniera troppo massiccia quasi a voler rincorrere un modello come quello di Refn giusto per fare un nome e poi un uso a mio avviso del sogno troppo abusato.
Caleb è un film di cui andare orgogliosi, un'opera matura e raffinata. Un continuum di soluzioni narrative, di cambi di rotta, di cinema di genere, osando e sfidando le avversità come in una tempesta ma uscendone con incisivi limati a dovere e tanta sete di sangue che spero continui ad accompagnare le avventure del giovane autore.