Titolo: Small Town Murder Song
Regia: Ed Gass-Donnelly
Anno: 2010
Paese: Canada
Giudizio: 3/5
In un villaggio dell’Ontario in cui vive una
comunità mennonita, un poliziotto dal passato violento convertito ai cristiani
evangelici indaga sull’omicidio di una ragazza.
Il film di Donnelly ha due meriti che emergono
fin da subito prima di capire cosa non funziona o non piace nella trama e
nell’esecuzione del film.
Da un lato le musiche dei Bruce Peninsula
davvero suggestive e intense che ci fanno entrare subito nel cuore del secondo
merito che è la descrizione della comunità mennonita (i mennoniti sono
grosso modo come gli amish, anabattisti, chiusi e non violenti) ennesima costola
del monoteismo cristiano. Dunque due elementi che mobilitano l’interesse.
E poi c’è la descrizione della storia affidata
a quel pazzo fuori di testa di Peter Stormare, la capacità di creare con quello
sguardo enigmatico, dubbi dove non ci sono e quindi sfidando continuamente il
pubblico su false piste e tutto ciò che è più lontano dalla complessità.
Un film provocatorio che verrà sicuramente
accusato ingiustamente di essere fastidioso, perchè lo è, dando la sensazione
di far sentire lo spettatore consapevole di quello che sta per succedere,
mentre invece ribalta tutto, senza inserire colpi di scena, suspance, niente di
tutto questo, mostra solo quella che potrebbe essere definita la banalità del
male.
Questa scelta può o non piacere, anche se per
certi versi è originale, azzerando tutto il bisogno del pubblico di creare
collegamenti e congetture, come cercare di dare senso alla narrazione per
capitoli che rimandano ai comandamenti della religione mennoita o al nostro
bisogno che ci sia sempre un unico cattivo, un responsabile, quando invece c’è
la sola lotta di un uomo contro se stesso e contro le regole di una comunità.