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domenica 30 agosto 2015

Lost River

Titolo: Lost River
Regia: Ryan Gosling
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Bones vive con la madre Billy, vedova squattrinata, e il fratellino in una casa fatiscente che sta per essere riappropriata dalla banca locale. Il nuovo dirigente di filiale propone a Billy di esibirsi in un locale sadomaso per estinguere il suo debito e la donna accetta, contro il volere del figlio maggiore. Il ragazzo ha anche altri problemi: il bullo locale, che per non sbagliarsi si chiama Bully, lo cerca per fargliela pagare, promettendogli una decapitazione sommaria. Infine la vicina di casa di Bones, Rat, vive con una nonna ex star del cinema e alleva un ratto (di qui il suo soprannome) come fosse un criceto. I destini di tutti i personaggi sono ovviamente destinati ad incrociarsi, e gli esiti saranno a volte tragici, a volte portatori di speranza.

E' vero. Il debutto alla regia di Gosling è confuso, privo di una narrazione coerente con un ambizione e un narcisismo degni dell'attore.
Eppure per certi versi questa sconclusionatezza, questo pasticcio, che pervade tutta l'anima del film, per certi versi è affascinante, grottesca e macabra.
Il merito non è del regista ma del direttore della fotografia Benoit Debie, che ha lavorato, guarda a caso, con Gaspar Noe e Harmony Korine e infatti il film oltre omaggiare tanto cinema, anche il neogotico italiano, strizza l'occhio proprio verso il southern e il cinema indie americano.
Il fatto di aver usato la pellicola e con un attenzione maniacale per i fuochi e i cambi di colore e luce, sembra una via di mezzo, nello stile ma anche nella messa in scena, tra Refn e Lynch, anche se molto più lento e soporifero.
"La mia è una fiaba allucinata per bambini" in una Detroit al macero, una città post-industriale dove corruzione, bancarotta e auto abbandonate per le strade accompagnano una famiglia e la sua lotta alla sopravvivenza.
Ryan Gosling non è bravo. Si deve accontentare di essere solo figo.