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giovedì 22 dicembre 2016

Mercenaire

Titolo: Mercenaire
Regia: Sacha Wolff
Anno: 2016
Paese: Francia
Festival: TFF 34°
Sezione: Festa Mobile
Giudizio: 5/5

Soane è un imponente ragazzo proveniente dalla colonia francese dell’isola di Wallis, dove vive una vita povera e segnata dal controverso rapporto col padre, che non esita a infliggergli punizioni corporali e a condizionarne in ogni modo la vita. Su di lui, e in particolare sulla sua imponente stazza fisica, cade l’occhio del procuratore Abraham, che, fiutando un buon affare, lo convince a trasferirsi in Francia per diventare un giocatore di rugby. Soane si ritrova così catapultato in un mondo completamente diverso dal suo, dove scoprirà il prezzo da pagare e i compromessi da accettare per farsi strada nella vita e nello sport professionistico.

Mercenaire per essere un'opera prima è destinata a fare il botto. C'è poco da fare, quando si parla di racconti di formazione la Francia è sempre ra le prime fila a mostrare e dare uno sguardo su una realtà de facto originale e praticamente mai vista al cinema come gli abitanti dell'isola di Wallis che altro non sono che una sorta di Maori francesi.
Soane è un ragazzo giovane con un destino segnato. Di umili origini abituato a servire e soddisfare tutte le richieste della famiglia pensando al fratello più piccolo e cercando di portare qualche soldo in casa dal momento che il padre non sembra occuparsi di nulla se non di bere dal mattino alla sera e picchiare i figli.
In questo vibrante racconto di formazione c'è davvero di tutto, l'obbiettivo salvezza del protagonista e degli altri) è di grande impatto emotivo, alcune scene sono semplicemente indimenticabili (il mantra nello spogliatoio) è sembra una parabola del figlio al prodigo on un padre stronzo in cui Soane è mosso da così nobili intenti che commuove per come porta avanti i suoi valori e la sua vita riscoprendo se stesso in una terra straniera.
Tanti sono i temi trattati in quest'opera dove comunque lo sport diventa un'arena interessante dove tessere la trama e dove creare e riflettere sullo squallore di alcuni risvolti dello sport professionistico e semiprofessionistico che portano soprattutto gli atleti sconosciuti ad essere trattati come bestie da macello, corpi senza un'anima da mandare in prima linea pagati con delle cifre ridicole e imponendo duri regimi alimentari oltre porcherie innominabili da mandare giù.

Sacha Wolff mostra una storia di soprusi e sopraffazione, di debiti che dovranno essere pagati col sangue e col sudore, di invidia, invitando a credere nelle nostre capacità anche nei momenti più bui. Un capolavoro. Un film che prima di tutto parla e insegna cos'è la dignità.