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martedì 12 aprile 2016

Regression

Titolo: Regression
Regia: Alejandro Amenabar
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Bruce Kenner è il detective più in gamba del suo dipartimento, una stazione di polizia di provincia, nel Minnesota, dove tutti conoscono tutti, dalla nascita o quasi. È il 1990 e una ragazzina di nome Angela ha accusato il padre, John Gray, di gravi abusi. Gray non nega a lungo, anzi si assume la colpa, dicendo però di non riuscire a ricordare nulla. Viene dunque chiamato uno psicologo, Raines, per sottoporlo ad ipnosi regressiva. I ricordi dell'uomo si mescolano, sul taccuino delle indagini di Kenner, con le parole di Angela, del fratello e della nonna, e presto anche con i suoi stessi incubi, sempre più vividi e ingombranti.

Pur essendo un thriller che esplora il mondo del satanismo, l'ultimo film di Amenabar ha qualcosa che non torna. Un'indagine che trova le sue falle proprio nella sceneggiatura e in uno spoiler che danneggia e scardina tutto il processo di scrittura.
Il regista e gli sceneggiatori riportano a galla una pagina di storia americana dei primi anni '90 inserendola all'interno di un quadro a tinte thriller e inquietanti (elementi che vacillano nella pellicola) che lentamente prende la strada della farsa, della presa in giro contando che quel che viene raccontato per tutta la durata viene poi smontato negli ultimi sei minuti con tanto di svolta narrativa stupidamente anticipata a metà pellicola.
L'idea e la possibilità di puntare su un plot più intrigante c'era così come sfruttare al massimo l'idea della psicosi collettiva, per contagio umano e mediatico e tutto ciò che ne deriva in una piccola cittadina del Minnesota sfruttando il satanismo come spauracchio.
Amenábar dopo essere sparito per sei lunghi anni dopo l'insuccesso di critica e pubblico con AGORA', torna con un thriller ancora più scialbo, furbetto e scontato, mischiando psicoanalisi, cronaca nera e sette con il risultato di andare fuori di capoccia come il detective Kenner.