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mercoledì 8 giugno 2016

Villmark 2

Titolo: Villmark 2
Regia: Pall Oie
Anno: 2015
Paese: Norvegia
Giudizio: 3/5

Una vecchia casa di cura si sta deteriorando in un bosco isolato che si trova tra le montagne. Il vecchio custode vive ancora lì per impedire a chiunque l'accesso al pericoloso edificio. Cinque lavoratori a contratto hanno ricevuto il compito di setacciare l'edificio per la presenza di rifiuti pericolosi prima che venga demolito. Oltre 300 camere e chilometri di condotti devono essere controllati in tre giorni. Quando vengono a sapere dello spaventoso passato dell'edificio, si rendono conto che quell'incarico è qualcosa di più della semplice ricerca di amianto e mercurio. La fuoriuscita d'acqua dai vecchi tubi porta il lavoro a una battuta d'arresto. Nel tentativo di fermare la fuoriuscita d'acqua arrivano a una buia cantina, dove scoprono gli orribili segreti del passato della casa di cura. È possibile demolire un edificio, ma non rimuovere il suo passato.

Diciamo che negli horror le squadre di pulizia in strutture abbandonate e inquietanti non hanno molta fortuna.
Sequel del primo DARK WOODS, l'horror norvegese si muove con molta sicurezza e abilità in un sottogenere dell'horror ormai ampiamente abusato. In questo caso poi un vecchio centro psichiatrico o medico pieno di segreti e orrori fa sì che il plot chiuda fin da subito la possibilità di trovarsi di fronte ad un prodotto originale e coinvolgente. Le sotto-trame e i personaggi sono classici ed è ovvio intuire fin da subito chi c'è la farà e chi no così come in parte gli orrori e i fantasmi del passato riportati in vita.
Gli attori e soprattutto le attrici fanno quello che possono per cercare di dare più tono e spessore alla vicenda. In alcuni momenti ci sono dei passaggi che funzionano, il sangue non manca (pur non sgorgando copioso) e il finale poi cerca di salvarsi in corner senza riuscirci del tutto.
Diciamo che alza la levetta sul cinema di genere norvegese che negli ultimi anni ha regalato molte opere ma poche interessanti come TROLL HUNTER a differenza di opere minori come l'esordio di Oie SKJULT oppure i due COLD PREY, DARK WOOD e MANHUNT.
Una filmografia che nonostante abbia dei buoni elementi a livello tecnico non riesce a staccarsi dagli stereotipi comuni portando a galla, certo in location diverse, le solite strutture narrative con canovacci ormai abusati.

In questo caso almeno il ritmo, soprattutto dalla seconda metà in avanti, mette la marcia cercando di dividere le strade dei personaggi per aumentare la varietà di salti sulla sedia e i colpi di scena (quando riesce ad averne) .