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giovedì 16 aprile 2020

Totally fucked up


Titolo: Totally fucked up
Regia: Gregg Araki
Anno: 1993
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il film racconta l'esistenza e gli amori tormentati di un gruppo di ragazzi gay (quattro omosessuali e due lesbiche) nella Los Angeles.

A mio malgrado per la prima volta mi tocca recensire una delle opere minori di uno dei miei registi cult.
Araki poi ho avuto modo di stringergli la mano a Venezia mentre presentava il suo capolavoro Mysterious Skin, un film che finora si mantiene come una delle vette più alte dei film che trattano il tema sulla pedofilia e molto altro ancora.
Totally fucked up non lo vidi al tempo perché non trovai mai i sottotitoli, ma avevo avuto modo di fruire gli altri due tasselli della trilogia i successivi Doom Generation (cult assoluto) e EXTASY GENERATION.
Con il primo della Teenage apocalypse trilogy, Araki si confronta con la solitudine e i turbamenti devastanti accresciuti dai toni malinconici dei Cocteau Twins una delle band preferite del regista per un gruppo di ragazzi che vogliono solo ricevere attenzioni ed essere visti dalla società per quello che sono.
Realtà marginalizzata, dialoghi che cercano sempre di farsi portatori di un bisogno di mostrarsi e sperimentare il più possibile, il sesso visto come un bisogno naturale e una consumazione di corpi a volte senza nemmeno i sentimenti. Araki qui è decisamente delicato, sperimenta con delle riprese tradizionali e amatoriali, mostra il suo attore feticcio che sarà per diversi film James Duval. Araki comincia ad esplorare e analizzare la sub cultura che lo interesserà per quasi tutta la sua filmografia, eppure il film sembra una docu intervista dove di fatto non c’è una storia vera e propria e il ritmo è sancito solo da un continuum di interviste e monologhi dove spesso assistiamo a scene chiuse in una stanza dove nella noia mortale i nostri protagonisti cercano di inventarsi qualcosa per smorzare la loro frustrazione.