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sabato 2 settembre 2017

Yoga Hosers


Titolo: Yoga Hosers
Regia: Kevin Smith
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Colleen M. e Colleen C. sono due quindicenni appassionate di yoga, che dopo la scuola lavorano come commesse in un negozio di Manitoba, l’Eh-2-Zed. Quando un antico male fuoriesce dal sottosuolo, rilasciando un esercito di piccoli mostri chiamati i Bratzis, le due ragazze uniranno le forze con il cacciatore Guy Lapointe per salvare il "Grande Nord".

Kevin Smith è un tipo strano. Un po mi piace e un po non capisco quali neuroni attraversino il suo fumoso cervello. Il suo cinema è variegato, una filmografia che spazia tra i generi senza trovare mai una struttura lineare ma passando sempre da un estremo all'altro, il che non è per forza un elemento negativo. I risultati variano dando vita a piccoli cult come Red State e Dogma o CLERKS per passare ad operette che vacillano tra il penoso e il quasi osceno con prodotti commerciali a volte intrisi di un umorismo che non riesce a mordere come nei suoi film più importanti.
Il film manco a farlo apposta chiude la trilogia True North nella sezione After Hours del Torino Film Festival 34, iniziata con Tusk e proseguita con l'inedito MOOSE JAWS.
Anche in questo caso c'è tutta la famiglia al completo, in particolare quella Deep, l’improbabile detective Guy Lapointe, con ex moglie e figlia.
Come per il precedente Tusk, che non mi ha entusiasmato, anche qui gli intenti e la sceneggiatura lasciano abbastanza perplessi senza trovare materia interessante e grottesca, se non in alcuni spunti come la scelta di puntare su dei nazisti originali che non vedevamo da tempo (pur essendo materia fagocitata dal cinema in modo spietato).
Ci sono tanti ingredienti, i guru contemporanei, l'atmosfera da fumetto che attraversa tutta l'opera, colori sparati a mille e un ritmo interessante con alcune trovate come i nanerottoli nazisti sanguinari abbastanza spassose e una certa ironia goliardica che sempre farà parte del regista soprattutto nei dialoghi con Guy Laponte ma senza secondo me quella nota stimolante che un soggetto dovrebbe garantire e quel cinismo che muoveva verso terreni e intenti più raffinati e complessi.