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sabato 8 giugno 2019

Goal of the dead


Titolo: Goal of the dead
Regia: Benjamin Rocher
Anno: 2014
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Sabato 18 aprile 2012. A Caplongue - un piccolo villaggio nel nord-est della Francia con una centrale nucleare, un'agricoltura industrializzata, una chiesa e un basso tasso di disoccupazione - la squadra di calcio locale è riuscita a raggiungere con coraggio e talento i trentaduesimi di finale della Coppa di Francia. Tutti sono in fibrillazione per l'arrivo del Paris Olympic, formazione di massima serie con giocatori ricchi e famosi, ma allo stesso tempo non desiderano perdere la partita. L'incontro, più che una semplice formalità, rappresenta lo scontro tra la campagna e il mondo urbano, tra il calcio dilettante e quello professionista, tra una città di provincia e la capitale e tra i poveri e i ricchi. Mentre i dilettanti di Caplongue danno del filo da torcere ai professionisti, una strana epidemia trasforma lentamente giocatori, spettatori e abitanti del posto, in creature strane ed infuriate.

Ormai quando si parla di zombie movie bisognerebbe fare due precisazioni, almeno.
La prima concerne chi ancora cerca di dare originalità al genere provandoci senza per forza riuscirci ma almeno sforzandosi.
La seconda invece è quella di chi non ha bisogno di essere originale attingendo da almeno una decina di titoli che hanno a loro modo fatto la storia.
Goal of the dead fa parte della seconda precisazione.
Gli europei a volte hanno delle idee davvero bislacche. Amo Rocher e il suo Horde è stata quella perla splatter sugli zombie che tutti chiedevamo in ginocchio. Poi prima di passare a prodotti commerciali per il cinema Antigang ha pensato bene di fare un mezzo esperimento, per fortuna riuscito.
Unire gli zombie al calcio in una commedia grottesca nera e ironica che riuscisse a tenere alti entrambi gli elementi, e quindi far ridere e far schifo allo stesso tempo.
Ci è riuscito, come ci era riuscito (film con cui vedo delle profonde analogie) quella chicca british del 2009 Doghouse di West.
Come dicevo Rocher insieme ai suoi colleghi se ne frega delle regole puntando su un film difficile e stratificato, scritto da troppe persone e con una fase di gestazione complessa dove ad esempio il secondo tempo è stato diretto da un altro regista.
I francesi mostrano però ciò che vogliono come gli inglesi e parte di un cinema indipendente europeo, per cui non devono andare troppo per il sottile e se ne infischiano della censura.
Se prendiamo il manipolo di personaggi, ognuno deve prendersi da solo così tanto tempo che non abbiamo, tutti a loro modo interpretano un clichè senza però portarlo quasi mai all'eccesso che invece Rocher poteva far sperare.