Titolo: Goal of the dead
Regia: Benjamin Rocher
Anno: 2014
Paese: Francia
Giudizio: 3/5
Sabato 18 aprile 2012. A Caplongue - un
piccolo villaggio nel nord-est della Francia con una centrale
nucleare, un'agricoltura industrializzata, una chiesa e un basso
tasso di disoccupazione - la squadra di calcio locale è riuscita a
raggiungere con coraggio e talento i trentaduesimi di finale della
Coppa di Francia. Tutti sono in fibrillazione per l'arrivo del Paris
Olympic, formazione di massima serie con giocatori ricchi e famosi,
ma allo stesso tempo non desiderano perdere la partita. L'incontro,
più che una semplice formalità, rappresenta lo scontro tra la
campagna e il mondo urbano, tra il calcio dilettante e quello
professionista, tra una città di provincia e la capitale e tra i
poveri e i ricchi. Mentre i dilettanti di Caplongue danno del filo da
torcere ai professionisti, una strana epidemia trasforma lentamente
giocatori, spettatori e abitanti del posto, in creature strane ed
infuriate.
Ormai quando si parla di zombie movie
bisognerebbe fare due precisazioni, almeno.
La prima concerne chi ancora cerca di
dare originalità al genere provandoci senza per forza riuscirci ma
almeno sforzandosi.
La seconda invece è quella di chi non
ha bisogno di essere originale attingendo da almeno una decina di
titoli che hanno a loro modo fatto la storia.
Goal of the dead fa parte della seconda
precisazione.
Gli europei a volte hanno delle idee
davvero bislacche. Amo Rocher e il suo Horde
è stata quella perla splatter sugli zombie che tutti chiedevamo in
ginocchio. Poi prima di passare a prodotti commerciali per il cinema
Antigang
ha pensato bene di fare un mezzo esperimento, per fortuna riuscito.
Unire gli zombie al calcio in una
commedia grottesca nera e ironica che riuscisse a tenere alti
entrambi gli elementi, e quindi far ridere e far schifo allo stesso
tempo.
Ci è riuscito, come ci era riuscito
(film con cui vedo delle profonde analogie) quella chicca british del
2009 Doghouse
di West.
Come dicevo Rocher insieme ai suoi
colleghi se ne frega delle regole puntando su un film difficile e
stratificato, scritto da troppe persone e con una fase di gestazione
complessa dove ad esempio il secondo tempo è stato diretto da un
altro regista.
I francesi mostrano però ciò che
vogliono come gli inglesi e parte di un cinema indipendente europeo,
per cui non devono andare troppo per il sottile e se ne infischiano
della censura.
Se prendiamo il manipolo di personaggi,
ognuno deve prendersi da solo così tanto tempo che non abbiamo,
tutti a loro modo interpretano un clichè senza però portarlo quasi
mai all'eccesso che invece Rocher poteva far sperare.