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lunedì 24 marzo 2025

Piccole cose come questa


Titolo: Piccole cose come questa
Regia: Tim Mielants
Anno: 2024
Paese: Irlanda
Giudizio: 3/5

Nel sud dell'Irlanda, a metà degli anni ottanta, Bill Furlong è un venditore di carbone a cui serve una lunga sessione di pulizia con il sapone per togliersi di dosso il nero del mestiere quando torna a casa la sera. Lo fa con piacere prima di poter abbracciare le cinque figlie e la moglie, così come con piacere aiuta chiunque altro in paese, specialmente ora che è quasi Natale. Ma nel convento dove consegna il carbone Bill vede come le suore trattano le ragazze che hanno "in cura", e un giorno cerca di soccorrerne una, Sarah, che gli ricorda molto la madre scomparsa quando era bambino
 
C'è questo sotto filone di film drammatici legati agli scalpori che avvengono nell'ambiente ecclesiastico. Che siano chiese, monasteri, conventi, etc, l'obbiettivo è quello di scandagliare quel marcio che si annida alle volte al suo interno. Scandali, episodi di maltrattamento, pedofilia, insomma tante di queste realtà prendono solo spunto da fatti di cronaca senza inventarsi nulla.
Lo fece molto bene MAGDALENE nel 2002 diventando una specie di pietra miliare che ha saputo dare coraggio ad altri registi di confontarsi con queste scomode verità.
Il film di Mielants è leggermente diverso, scava nel passato tormentato di un uomo e gli fa tornare a galla dei ricordi sopiti e il dover mettersi in gioco per cercare di salvare e rimarginare così una ferita del passato. Cillian Murphy ha quello sguardo e quelle pose drammatiche che lo rendono il testimonial perfetto per dare enfasi e veridicità al suo personaggio. La chiave di volta sta proprio nel climax del film e dall'imprescindibile domanda drammatica che il film si pone ovvero dove una persona come tante si chiede se sia davvero possibile far finta di non vedere cosa accade nel convento in fondo alla strada del paese, in cui le ragazze sono tenute nascoste e trattate come prigioniere.

venerdì 28 febbraio 2025

Mary e lo spirito di mezzanotte


Titolo: Mary e lo spirito di mezzanotte
Regia: Enzo d'Alò
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Mary è una bambina di undici anni appassionata alla cucina. La nonna la sostiene sempre, anche quando esaminatori saccenti non apprezzano i suoi piatti. Ma la nonna è anziana e subisce un ricovero in ospedale. Mary ne è addolorata ed aumenta nei suoi confronti le attenzioni da nipote affezionata, sostenuta in questo da una misteriosa giovane donna che è comparsa all'improvviso sul suo cammino.
 
Enzo d'Alò ci ha fatto commuovere in tutti questi anni con delle opere importanti scegliendo sempre scrittori molto famosi e racconti di formazione per ragazzi ma adattabili a tutte le età. Mary ha forse lo stile d'animazione più moderno tra le opere dell'autore, non sembra nemmeno di vedere un'opera italiana ma la si riconosce dallo stile, dai dialoghi e soprattutto da come vengono caratterizzati i personaggi. Ci sono tanti temi sociali presenti in quest'opera legati ad una sorta di fiaba moderna che solo per alcuni aspetti sembra riprendere un filone fantastico. Infatti è tutto collegato alla misteriosa figura che comparirà per dare sollievo e aiutare Mary a cercare di accettare la malattia della nonna. Si parla dell'importanza dei nostri avi, di alberi genealogici, di segreti inconfessati e di molte altre cose. Ma ciò che più conta, in questa delicata storia, è l'attenzione nell'affrontare un tema non facile da trattare come quello della malattia di una persona anziana con il conseguente distacco.

giovedì 30 gennaio 2025

Chime


Titolo: Chime
Regia: Kiyoshi Kurosawa
Anno: 2024
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Matsuoka è un insegnante in una scuola di cucina occidentale. Un giorno, uno studente, Tashiro, dice qualcosa di strano durante la lezione: «C’è un rumore, è come un carillon. Qualcuno mi sta mandando un messaggio». Un altro giorno, lo studente dice: «Metà del mio cervello è stato sostituito da una macchina», e compie un’azione drastica per dimostrarlo. Alcuni giorni dopo, Matsuoka sta insegnando a una studentessa, Akemi, che è alle prese con un pollo. Un disagio incomprensibile lo coglie. Sia a scuola che a casa, uno strano terrore comincia a serpeggiare nella sua esistenza

Kiyoshi Kurosawa è un regista di fama internazionale con un curriculum ben nutrito che lo pone come uno dei padri e fondatori del j-horror. Eppure ha saputo con gli anni dare ancora più prestigio ai suoi film con opere clamorose e una mini serie televisiva eccellente come SHOKUZAI-PENANCE. Qui in '45 il regista da prova con perizia, stile ed eleganza formale e visiva di creare un dramma che sembra ammorbare ancora una volta la società nipponica, da un lato lenta e attenta ad ogni dettaglio mentre dall'altra una realtà rampante tutta improntata al successo economico.
E come sempre da una piccola ferita nel caos generale si crea quel dramma che sembra implacabile che arriva con un ronzio, che colpisce giovani studenti e adulti dove non sembra esserci una cura e ci si rassegna al proprio dramma e al proprio destino.

mercoledì 1 gennaio 2025

Dostoevskij-Season 1


Titolo: Dostoevskij-Season 1
Regia: Fratelli D'Innocenzo
Anno: 2024
Paese: Italia
Episodi: 6
Stagione: 1
Giudizio: 4/5

Enzo Vitello è un poliziotto che vive profondi tormenti causati soprattutto dal difficile rapporto con la figlia Ambra da lui abbandonata da tempo e pericolosamente avviata sulla via della tossicodipendenza. Il suo lavoro lo obbliga a confrontarsi con un serial killer, che lui e i suoi colleghi hanno soprannominato Dostoevskij perché dopo gli omicidi lascia messaggi con riflessioni sul senso della vita. Apparentemente non esistono moventi per le uccisioni e le vittime non offrono elementi per creare collegamenti tra di loro. Enzo assume su di sé la responsabilità di catturare Dostoevskij quasi come un'ossessione dettata forse da una inconfessabile vicinanza di pensiero.
 
TERRA DELL'ABBASTANZA, FAVOLACCE, AMERICA LATINA. Un trittico che ha saputo ritagliarsi un'anomalia nella filmografia italiana dimostrando talento, cinismo e un lato reale nostrano che spesso si decide di non voler osservare o filmare. Ero perplesso per questa mini serie perchè da noi non siamo molto abituati e ci si affida spesso a clichè di genere. In questo caso sapevo che sarebbe stato qualcosa di diverso e intenso. Qualcosa di atipico. Un'indagine, un polar, un poliziesco bizzarro e diverso. Una narrazione che rifugge ad una metodologia per come siamo abituati a vederla narrata. Uno stile tecnico che risalta i dettagli, i primi piani, le ambiguità, gli scorci che sembrano inutili e i particolari apparentemente privi di senso. Dostoevskij sembra protrarre una politica e una poetica nonchè visione d'intenti di un disagio che sembra allargarsi come una macchia d'olio nel nostro paese. Scelgono case diroccate, sentieri tortuosi in mezzo al fango, non sembra nemmeno esserci l'attenzione a doversi chiedere in quale anno siamo e come mai tutto sembra così antiquato e arretrato. I due fratelli scavano nell'abisso delle coscienze dove nessuno si salva, tutti hanno dei fantasmi nell'armadio e nessuno sembra esente dalle colpe e dove alla fine uno degli elementi più clamorosi è quello di non empatizzare davvero con nessuno dei personaggi. Ci sono alcune scene e momenti tra i più dolorosi dell'intera cinematografia italiana degli ultimi vent'anni e il ritmo così ipnotico e soporifero avrà sicuramente molti detrattori.

mercoledì 3 luglio 2024

Devils Bath


Titolo: Devils Bath
Regia: Severin Fiala, Veronika Franz
Anno: 2024
Paese: Austria
Giudizio: 5/5

Austria, metà del diciottesimo secolo. In una comunità contadina nella foresta, la giovane Agnes celebra speranzosa il matrimonio con Wolf e lo segue in una nuova abitazione, lasciando la famiglia. Tutte le sere prega Dio di darle presto un figlio, ma le proibitive condizioni di vita e le aspettative di obbedienza iniziano a gravare sulla ragazza, che si sente in difetto nel suo ruolo di moglie devota. Una spirale di depressione che la porterà a distaccarsi sempre più dalla rigida routine della comunità, e ad essere additata come prigioniera del "bagno del diavolo".
 
Fine 1700. Il suicidio era un abominio tale per cui l'uomo o donna che sia non riceveva nemmeno una sepoltura e spiritualmente l'anima non poteva andare in paradiso. Così in maggioranza le donne che volevano suicidarsi erano costrette a uccidere dei bambini per poi costituirsi, venire confessate e infine brutalizzate in piazza ma almeno così si aveva salva l'anima.
La regista di GOODNIGHT MOMMY con Ulrich Seidl alle spalle compie un lavoro dettagliato, un'analisi forte, rigorosa, realistica e antropologica sui fanatismi religiosi che da sempre hanno connotato le sorti di una parte di società rurale. Si parte con una confessione e una sentenza.
Testa e dita dei piedi tagliati, un corpo lasciato pubblico affinchè chiunque possa vedere quale destino attenda un'omicida ma allo stesso tempo nessuno mai si è chiesto perchè delle donne timide e immacolate arrivino ad un gesto così estremo.
Devils Bath è un capolavoro, cinema veritè, di quelli che bisognerebbe inserire in alcuni cineforum obbligatori nelle scuole e negli istituti per sensibilizzare le menti e insegnare cosa ci ha riservato il passato e quali erano i dogmi estremi che bisognava perseguire come in questo caso in maniera disturbante e controversa.

giovedì 16 maggio 2024

Love Lies Bleeding


Titolo: Love Lies Bleeding
Regia: Rose Glass
Anno: 2024
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Lou è la manager di una palestra a cui l'incontro con Jackie cambia la vita. Quest'ultima è una bodybuilder con il sogno di vincere un concorso a Las Vegas. La loro passione divampa, ma deve fare i conti con la violenta famiglia di Lou. Un cognato picchiatore, un padre criminale che detiene un poligono di tiro e una spirale di delitti che le coinvolge direttamente.
 
Il secondo lungometraggio della Glass è semplicemente adorabile. Oltre ad essere un perfetto mix di generi passando dal noir al crime thriller con elementi fantasy al revenge movie e altro ancora riesce ad essere ironico e letale, trovando sempre un equilibrio tra i poli opposti che lo compongono. E' un film molto moderno nella grazia con cui è stato girato, nella scelta ottima del cast e nell'aver compiuto uno sforzo in più nel tratteggiare due protagoniste e caratterizzarle così bene che quando sembra che una stia per prevalere sull'altra arriva un colpo di scena in grado di rimetterle in gioco e renderle due anti eroine in una versione più body horror e folle rispetto a THELMA & LOUISE e alla sua dichiarazione femminista.
Glass ama troppo il cinema per non poterlo citare in un qualche modo e le strizzate d'occhio vanno ad una lunga lista di autori tra i quali Lynch, Ducournau, Cronemberg, Verhoeven. Un cinema muscolare americano tutto al femminile non manca davvero nulla, dalle scene di combattimento, a mariti violenti che finiscono per essere massacrati di botte, ad un passato che torna, agli omicidi e la sparizione di cadaveri, agli effetti degli agenti dopanti che portano a vere e proprie allucinazioni, a scene lesbo girate davvero bene fino a qualche tocco exploitation o fantasy come nel finale.
Un film con un ritmo pazzesco che riesce ad intrattenere incollando letteralmente lo spettatore allo schermo con continue idee che trovano una piena e appagante messa in scena

lunedì 13 maggio 2024

Exhuma


Titolo: Exhuma
Regia: Jae-hyun Jang
Anno: 2024
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 5/5

A uno sciamano viene offerta una grande somma di denaro per spostare una tomba. Si muove con il suo compagno, Ji Gwan.
 
Exhuma è un film davvero formidabile che sancisce il momento d'oro che ormai da anni sta passando la Corea del Sud nel cinema di genere e non solo. Qui dal punto di vista dell'originalità e di cosa e come venga raccontato mi ha ricordato THE WAILING.
Si parla di geomanti che non credo il cinema abbia quasi mai menzionato. Ci sono terreni da tastare e assaggiare, tombe da spostare, maledizioni e rituali per purificare e allontanare maledizioni, ci sono possessioni e infine vengono evocati o liberati demoni e anime con tanta rabbia in corpo.
Ci sono alcuni passaggi del film dove sono rimasto davvero a bocca aperta.
Il film poi è strutturato come un dittico sviluppandosi nella prima parte come un thriller horror soprannaturale con un bambino da salvare e una maledizione da esorcizzare. L'altra parte invece è più didascalica per alcuni aspetti molto più scientifica e teologica, minimale nella sua ricerca e nella descrizione delle origini di questo male arrivando però a delle trovate semplicemente fuori dalla portata di alcuni horror moderni. Perchè quello che Jae-hyun Jang sembra controllare meglio a parte l'impianto estetico che coincide con la perfezione totale è proprio l'atmosfera e di come riesce a crearla e dipanarla entrando nella psiche dello spettatore che può aspettarsi qualsiasi cosa da un momento all'altro. 
Exhuma non è un film semplice e di facile fruizione, ha una trama articolata e concettualmente impegnativa ma anche molto folkloristica ed esoterica. Saprà rimanere impressa grazie ad un susseguirsi di sequenze genuinamente impressionanti, a volte totalmente inedite.

Spaceman


Titolo: Spaceman
Regia: Johan Renck
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

L'astronauta Jakub Procházka si trova da 189 giorni da solo in una missione spaziale ai confini della galassia e si rende conto che sua moglie Lenka, rimasta incinta, potrebbe non aspettarlo più quando ritornerà sulla Terra. In un momento di disperazione, riceve un inaspettato sostegno da Hanus, una creatura aliena che si nasconde nelle viscere dell'astronave. Nel tempo lunghissimo che passano insieme, Jakub cerca di capire che cosa è andato storto nella sua relazione e come fare per riconquistare la donna che ama
 
Spaceman è un altro film solitario e intimista all'interno di un astronave in mezzo allo spazio profondo come lo era stato al tempo il bellissimo MOON. Renck, l'autore della serie di CHERNOBYL, prendendo spunto dal romanzo da cui il film è tratto spinge molto su questa sorta di dialogo prima interno e poi esterno, questa espiazione della colpa legata alle responsabilità come futuro padre e dalle colpe dei padri (il suo torturatore comunista ai tempi della guerra). In questa sorta di catarsi interna e dai pochi e accennati dialoghi con il capitano del progetto, Tuma, la quale cerca di mantenerlo su un piano lucido proprio quando Jakub intraprende un viaggio onirico dove conoscerà questo ragno gigante ovvero Hanus l'alieno.
Tutti i dialoghi con esso riescono ad essere molto reali e portano l'alieno a cercare di comprendere la natura umana spiegando quella aliena e le differenze tra obbiettivi e bisogni delle due razze. Rimane un’intensa quanto bizzarra seduta psicoanalitica di un’ora e quaranta a gravità zero, dando l’opportunità all’ormai (s)perduto Jakub di metabolizzare, seppur a distanza di settecento milioni di chilometri dall’amato globo terracqueo, l’ormai deteriorato rapporto con l’amata moglie Lenka
E' un film lento e solitario, Jakub appare e viene definito "l'uomo più solo del mondo", un weirdness strano e per certi versi assurdo soprattutto dove sembra andare a parare nel climax finale

giovedì 9 maggio 2024

Mad Fate


Titolo: Mad Fate
Regia: Pou-Soi Cheang
Anno: 2023
Paese: Cina
Giudizio: 4/5

Sulla scena di un efferato delitto in un bordello si incrociano l'autore del serial killer e l'onesto detective che lo insegue, ma anche un fattorino ossessionato dal sangue e dai coltelli e un occultista maestro di feng shui che aveva predetto il cruento destino della vittima senza poterlo prevenire
 
Il regista di quel mezzo capolavoro di LIMBO e del duo di MONKEY KING continua a stupire in positivo. Il cinema di Hong Kong crepuscolare e lurido per come lo evidenzia Cheang dimostra idee, dinamismo, ottima scrittura, prove attoriali d'effetto e un ritmo allucinante con un inizio fuori dal comune in quel rituale sotto una tempesta per poi diramarsi in intrecci narrativi e colpi di scena continui fino ad arrivare ad un climax finale sontuoso e pieno di cambi di scena con un racconto più ampio e sfaccettato soprattutto nelle caratterizzazioni e nelle psicologie dei personaggi
Ma ancora una volta per l'ennesima volta è la messa in scena di questo regista e delle maestranze a rendere visivamente spettacolare la visione con la marcata saturazione dei colori senza lasciare mai tregua allo spettatore grazie anche a un uso maniacale del montaggio e di una scelta di location e ancora una volta una cura meticolosa nella scenografia in ogni minimo dettaglio.

sabato 17 febbraio 2024

Suzume


Titolo: Suzume
Regia: Makoto Shinkai
Anno: 2022
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

La diciassettenne Suzume scopre una porta misteriosa tra le montagne e presto altre porte iniziano a comparire in tutto il Giappone. Quando le porte si aprono, scatenano disastri e distruzione e spetta a Suzume richiuderle.
 
Suzume è uno dei migliori film d'animazione dell'anno. Come sempre i giapponesi sbagliano poco e quando si tratta di virare verso piani onirici sono sempre in prima classe contando chi ci ha lasciato e quali nuovi protagonisti stanno prendendo la scena. Oltre ad essere un monumento alla creatività, la fantasia, l'esplorazione di piani paralleli, il film adulto come spesso capita per l'animazione orientale, spinge verso riflessioni di natura temporale come l’inesorabile scorrere del tempo, della vita quotidiana della protagonista che anche qui seguendo uno stereotipo funzionale finisce per avere la vita sconvolta seguendo il classico individuo bizzarro da cui tutti starebbero alla larga.
E'un film che parla di una società in cui le persone non sembrano più in grado di comunicare tra loro e devono arrivare eventi deflagranti per creare quello sconquassamento utile a ridare vita e passione a personaggi derivativi che non riescono più a sognare.
Suzume è un'esperienza immersiva che sembra discostarsi dalle solite storie d'amore del regista per concentrarsi solamente sulla sua protagonista e il suo coming of age.

lunedì 10 luglio 2023

Ultima notte di Amore


Titolo: Ultima notte di Amore
Regia: Andrea di Stefano
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Franco Amore è un poliziotto all'ultimo giorno di lavoro dopo trent'anni di integerrimo servizio nelle forze dell'ordine. Ha già anche a lungo meditato il discorso d'addio in cui ricorda di non avere mai sparato a nessuno anche se gli incarichi pericolosi non gli sono mancati. La sua nuova moglie, la figlia che studia all'estero e gli amici hanno organizzato una festa a sorpresa per lui quando, all'improvviso, viene richiamato in servizio perché è accaduto un fatto grave.
 
Un grande thriller all'italiana, un polar nostrano, consapevole dei suoi mezzi, dell'enorme lavoro di scrittura e di una scelta peculiare e soddisfacente dei protagonisti. Di Stefano dopo tutto il suo pellegrinaggio in America con thriller biografici e crime-movie, porta a casa la sua opera migliore. Un film a differenza degli altri ancora più realistico e con sfumature che assorbono bene un'analisi socio politica, il tessuto cinese a Milano ormai diffuso ovunque con faide interne per il controllo del potere, corruzione e poi lui, Franco, che per mettersi in tasca qualche soldo pochi giorni prima della pensione come in una tragedia greca sembra già annusare il dramma che si verrà a dipanare.
E' una narrazione intensa, un'atmosfera e un ritmo che tengono il fiato sospeso, ci sono accordi e amicizie tossiche, rapporti familiari calabresi intrisi nel sangue ma c'è anche tanto amore e fragilità per un protagonista che vedrà assieme alla moglie in pochissimo tempo un viaggio all'inferno terrificante perchè diversamente dal solito così tanto reale ed è proprio qui che senza fare uso eccessivo se non estremamente parsimonioso dell'azione che di Stefano riesce a creare quel clima di disillusione, di stallo e di senso di sconfitta che lo relegano a tutti gli effetti ad un polar e un noir italico solido e maturo come non mai.

lunedì 2 gennaio 2023

Luz


Titolo: Luz
Regia: Tilman Singer
Anno: 2018
Paese: Germania
Giudizio: 4/5
Un incubo a occhi aperti governato da un'entità sovrannaturale. Un viaggio a ritroso costellato da personaggi dall'identità fluida e imprevedibile in continuo divenire, volto a farci scoprire chi sia e cosa abbia fatto la tassista Luz prima di essere esaminata da uno psicologo alla presenza della polizia nel corso di una notte di tragedia.
 
Luz è un film sperimentale d'autore. Qualcosa di particolarmente originale non esente da difetti e problemucci ma che riesce ad imporsi attraverso una messa in scena memorabile con 16mm, quasi un'unica location, la centrale di polizia come l'interno del bar e l'interno della macchina, una fotografia molto sgranata e dei colori accesi che offrono quel tocco di vintage coadiuvato da una recitazione teatrale e l’elettronica carpenteriana di Simon Waskow.
Tilman Singer al suo esordio semplicemente fa ciò che gli pare disattendendo ogni minima domanda e aspettativa del pubblico, giocando di suggestioni, intersecando piani temporali e disattendendo ogni ricostruzione cronologica. Un limbo magico dove ognuno sembra impossessato da qualcosa nella ricerca attraverso una terapia regressiva di una ricostruzione impossibile tentando con manovre e scelte più che mai discutibili qualcosa che non sembra alla portata di nessuno di loro. L'autore sembra sviluppare una domanda a cui non concede tutte le risposte inserendole in un quadro e in un contesto ancora più complesso e minimale come frutto di commistione tra sostanze psicotrope, inconscio e dinamica del contagio

martedì 23 agosto 2022

Bubble (2022)


Titolo: Bubble (2022)
Regia: Tetsurō Araki
Anno: 2022
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

In una Tokyo isolata dal resto del mondo, a causa di bolle e anomalie gravitazionali, il destino fa incontrare un ragazzo con un talento particolare e una ragazza misteriosa.
 
Bubble è un ottimo esempio di come l'animazione nipponica riesca ad essere spesso un passo avanti rispetto ai coetanei che bazzicano il genere. Azione, avventura, dramma, scifi, tensione e quant'altro sembrano i soliti ingredienti con cui Tetsurō Araki, regista che non ha bisogno di presentazioni, cerca di immergere il suo pubblico in questo caso sfruttando una componente post apocalittica molto interessante. Bolle, sfide in una Tokyo devastata e isolata che combatte per rimanere a galla e dove tutto sembra riportare ad una guerra tra bande per conservare l'istinto di sopravvivenza.
Se a sconquassare tutto ci mettiamo la solita incognita di una nuova vita che come Lilu o chiunque altro arrivi da un'altra dimensione, può diventare l'ancora di salvezza della civiltà, seppur materia consolidata dal cinema, se trasformata a dovere può sempre rimanere un'ottima scelta narrativa.
Dal punto di vista estetico e dei fondali apportati per descrivere l'ambientazione il film è ineccepibile. Tutto è consolidato da una mano esperta, forse la durata poteva essere leggermente minore dove spesso si ricorre ad alcune slapstick in stile orientale che non riescono proprio a far ridere ma tutto ciò viene evidenziato per bilanciare le scene drammatiche.

venerdì 21 gennaio 2022

Scary of sixty first


Titolo: Scary of sixty first
Regia: Dasha Nekrasova
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Due giovani coinquiline vedono le loro esistenze sconvolte dopo aver scoperto che il loro nuovo appartamento a Manhattan nasconde un oscuro segreto.
 
Siamo dalle parti dell'indie estremo e infatti il film della Nekrasova, anche protagonista, entra di rito nell'horror psicologico, quello endemico, quello facente parte di film assurdi come Queen of Earth dove con pochi mezzi e un budget risicato si riesce a fare del buon cinema.
E qui le premesse sono ambiziose per quanto il film all'inizio risulti assurdo e dove non si capisce lo sviluppo e soprattutto dove andrà a parare. Scelte ingegnosissime capaci di rendere originali alcune scene già viste in mille modi ma qui sviluppate in modo atipico e astuto. Un film malato, macabro, femminile in tutti i sensi, dove solo verso la metà o meglio il terzo atto esce fuori la vicenda del miliardario pedofilo Jeffrey Epstein. Con alcune scene erotiche che non si vedevano da anni e un coraggio delle protagoniste di mettersi a nudo in tutti i sensi, il film peraltro molto sanguinolento, percorre sentieri insidiosi, alcuni dei quali vengono presi nella giusta maniera. Altri invece come la vicenda appunto del complotto e della setta nella casa, sembrano sfuggire nelle reali ambizioni e fare un miscuglio generale di sicuro effetto cinematografico ed estetico ma inespresso dal punto di vista narrativo

sabato 18 dicembre 2021

Beta test


Titolo: Beta test
Regia: Jim Cummings
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Hollywood sta crollando. Spaventosi omicidi infestano la notte. Mentre la battaglia infuria, Jordan Hines, un agente che sta per sposarsi, riceve una lettera anonima che lo invita a un misterioso rendez-vous sessuale. Chi gli ha inviato questa lettera? E chi lo aspetterà dietro la porta chiusa? La sua vita è a un bivio. Jordan rimarrà intrappolato in un mondo di menzogne e infedeltà.
 
Beta test è una bella sorpresa. Finalmente un film fresco, spericolato, originale, dai tratti estetici molto marcati, con un ironia drammatica, tante morti e una narrazione solida. Cummings è uno che ama le commedie nere come questo film che solo in alcuni momenti ha delle virate horror, rimanendo un film molto cinico con riflessioni sul ruolo dei social oggi giorno, la privacy, dove vanno a finire i dati e l'importanza degli algoritmi. E'anche un film sulle relazioni di coppia, sul desiderio, menzogne, infedeltà, una satira oscura americana, un thriller avvincente, una satira furtiva della corruzione di Hollywood, un incubo del consumismo di Internet impazzito.
Certo senza lesinare qualche passo falso perchè altrimenti sarebbe stato un capolavoro e un concentrato di diavolerie, Cummings riesce sempre a tenere un ritmo molto alto bilanciando satira e ironia con scene macabre e incontri scottanti. E poi quell'incontro finale con il nerd di turno che sembra tenere per le palle le persone altolocate di Hollywood con tutti i loro dati e la loro privacy è geniale.

domenica 21 novembre 2021

Limbo


Titolo: Limbo
Regia: Pou-Soi Cheang
Anno: 2021
Paese: Cina
Giudizio: 5/5

Un poliziotto alle prime armi Will Ren e il suo compagno, il poliziotto veterano Cham Lau, stanno perseguendo un assassino di donne ossessivo e particolarmente brutale.
 
Limbo è il noir in b/n all'ennesima potenza. Se da un lato ormai questo sotto genere ha regalato diverse storie memorabili, Limbo seppur non trovando molta originalità nella storia, la raggiunge invece nella tecnica, nello sviluppo, nella mdp, nell'atmosfera, nella fotografia e in particolar modo nella scenografia. Perchè diciamolo subito. Limbo è il film dove la spazzatura ha un suo peso specifico, diventa anch'essa parte della storia nel cercarci dentro indizi, pezzi di corpo, pistole, etc. Limbo il cui nome non poteva che essere tale, lascia sospesi, in una sorta di bolla di sapone dove è difficilissimo cercare il killer in questione e trovare qualche suo indizio o scoprire cosa si nasconda dentro la sua mente criminale. Se l'indagine è da manuale del noir di come l'investigatore ci metta corpo e anima lasciandosi andare e abusando del suo ruolo per scoprire la verità, dall'altra parte c'è il collega più giovane, misurato, timido e con il senso di giustizia sempre a portata di mano.
Tutto andrà in vacca e i ruoli si ribalteranno. E poi il personaggio di Wong To che attraversa letteralmente gli inferi urbani di hongkong diventando la vittima sacrificale e il capro espiatorio.
Su di lei si scatena una tale brutalità in termini di vendetta che lascia interdetti per quanto questo personaggio alla fine riesca sempre a farcela anche se imbrattata di sangue e cicatrici.
Limbo è sporco, grottesco, squallido, convulso. Rifugge in tutto e per tutto l'happy ending scegliendo il sacrificio finale, trovando solo degrado e immoralità in quel malessere urbano che diventa il disagio interiore della società e dei suoi protagonisti. Limbo è un capolavoro.



martedì 11 maggio 2021

Bad Luck Banging or Loony Porn


Titolo: Bad Luck Banging or Loony Porn
Regia: Radu Jude
Anno: 2021
Paese: Romania
Giudizio: 4/5

Emi, un’insegnante gira per uso privato un video ad alto tasso di erotismo che però finisce su PornHub e viene scoperto dai suoi allievi. Viene immediatamente convocata l’assemblea dei genitori che debbono dare un parere dirimente sulla sua futura presenza nella scuola.
 
Sicuramente non è un mistero che il cinema d'autore rumeno negli ultimi anni abbia dato prestigio e peculiarità alla sua filmografia. Sitaru, Mungiu, Mirica sono ad esempio tre esponenti di una certa rinascita a cui bisogna includere anche Jude, autore decisamente più eclettico e sovversivo, che con questa coraggiosa quanto esplosiva ed estremamente provocatoria pellicola si mette subito in discussione con un film complesso, ambizioso e a tratti incredibilmente weird.
La scena iniziale sicuramente sarà quella che farà più discutere dal momento che ritrae un filmino porno amatoriale senza nessuna censura. Da lì poi il film diventa un antologia, un catalogo con divisioni di capitoli, la storia che si dipana per poi prendersi alcune pause, dare una propria idea dei preconcetti in generale nel mondo con tanto di ordine alfabetico in un montaggio e una didascalia quasi documentaristica e infine ritornare sulla storia con tre finali alternativi dopo il processo all'insegnante che si pone come uno dei momenti più interessanti e di denuncia del film trattando la materia del sacro/profano, lecito/proibito, privacy ma soprattutto revenge-porn e sessismo.
Il film di Jude è un'approfondimento grottesco che pone le basi sulla desamina di una società perbenista solo in apparenza nascondendo gli scheletri nell'armadio e le piaghe di un falso moralismo incredibilmente attuale e sincero dove fanno capolino nel finale alcune delle mascherine anti Covid più imbarazzanti che si siano mai viste. L'inizio col porno amatoriale e il finale con i cazzi di gomma ad inculare una certa classe politica sembrano la vendetta di una certa generazione di registi contro tutto quello che il popolo ha sofferto a causa di dittatori che hanno sempre imposto una certa censura e dittatura.


martedì 12 gennaio 2021

Undine


Titolo: Undine
Regia: Christian Petdzold
Anno: 2020
Paese: Germania
Giudizio: 4/5

Undine lavora come storica presso il Märkisches Museum di Berlino: il suo compito è spiegare ai visitatori i plastici che raffigurano la città nei suoi progressivi stadi evolutivi. Undine è appena stata lasciata da Johannes, nonostante lui abbia giurato di amarla per sempre. All'improvviso, però, nel bar del museo compare il sommozzatore Christoph, ed è amore a prima vista. Undine ricostruisce la sua vita come Berlino ha ricostruito molteplici volte sé stessa, ma una sera Christoph la chiama infuriato perché si sente tradito da lei, dal momento che non gli mai rivelato l'esistenza di Johannes. Come farà Undine a ricucire con Cristoph? E riuscirà a vendicarsi di Johannes, come aveva promesso prima di essere abbandonata?

Undine è una progressione di eventi distorti e discordanti, eppure proprio nelle domande che verso il finale affiorano nella mente dello spettatore, riesce a raccontare una storia d'amore con un dramma e una sorta di montaggio e simbologie inaspettato e stranamente ipnotico. Se ci mettiamo pure che Petdzold è un regista atipico in grado come in questo caso di inserire addirittura elementi folkloristici come le ondine, o undine, creature leggendarie elencate fra gli elementali dell'acqua nelle opere sull'alchimia di Paracelso, il film è un continuum di trovate e soprese. Le ondine sono parte del folklore europeo, in cui appaiono descritte, in genere, come creature affini alle fate; il nome può essere usato anche per altri spiriti acquatici simili. Undine è un film stratificato e in parte complesso in grado di mischiare elementi ed etichette come quelle di una fiaba contemporanea che attinge a un mito antico riscritto in età romantica e darle quella spinta di post contemporaneità parlando di costruzione e distruzione di Berlino come nella vita della protagonista. Il film parla chiaro e inizia in modo inconsueto con quella frase "Dovrei ucciderti" che Undine sopraffatta dalla disperazione sciorina a Johannes prima di recarsi a lavoro e proclamare il monologo sulla distruzione che sembra più che mai affacciarsi come dalla finestra sulla sua vita personale e di chi le sta intorno. Verso un finale onirico dove tra immersioni e dispersioni, Cristoph e Undine nel suo rincorrersi da un treno all'altro, da un amore all'altro e la paura e il dramma della gelosia, si imbattono in uno scenario shakespiriano alla Romeo e Giulietta con quel pesce gatto immerso e con una immancabile citazione a Verne e il suo universo sottomarino.

sabato 8 agosto 2020

Time to hunt


Titolo: Time to hunt
Regia: Sung-Hyun Yoon
Anno: 2020
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Nella Corea del prossimo futuro, un gruppo di ragazzi in delle baraccopoli commettono un grave crimine.

Da questo scenario, un clima distopico in una Corea affetta da una terribile crisi economica costretta a ridurre la stragrande maggioranza della popolazione in povertà, attraverso paesaggi deserti, metropoli abbandonate e distrutte, capannoni che nascondo giri loschi, spacciatori e venditori d'armi, discoteche segrete e criminali di ogni tipo e killer spietati si svolge questa caccia all'uomo.
Il trio di ragazzi protagonisti sono già in parte corrotti, sapendo bene dal momento che il loro amico esce di prigione, che quello che succederà non potrà che portare a conseguenze inattese ed effetti imprevisti e perversi. Così inizia il conto alla rovescia, vengono dipanati gli intenti e gli obbiettivi del terzetto, con una rapina, assoldando un quarto elemento che deve dei soldi al protagonista, ad un venditore di armi fratello di un boss malavitoso che gli aiuterà e infine dei terzi che assolderanno un killer per stanare il quartetto e riportare i soldi ai legittimi proprietari.
Time to hunt nei primi due atti, ma soprattutto nel primo, ha la sua parte migliore riuscendo a creare un'atmosfera sospesa e cruenta, figlia del degenero e di quel clima distopico che sembra aver annientato tutto come l'effetto di una bomba, facendo vedere solo ceneri ed edifici distrutti e abbandonati. Grazie a questa tensione che prende piede, il film si dirama in un mix discretamente assemblato di diversi generi: il distopico appunto, l’heist movie, il bildungsroman, il thriller e il revenge-movie.
Dal punto di vista narrativo è soprattutto il terzo atto ad essere molto deludente con una semplice caccia da parte del killer che si diverte a inseguire e dare tempo per scappare alle sue prede, non riuscendo ad aprire speranze per quella che poteva essere una denuncia molto più politica sul peso del governo, sul come cambiare quella situazione o comprenderla. Sembra che l'unico obbiettivo dei personaggi all'interno sia quello di fare più soldi possibili lasciando la Corea per spiagge dorate e sogni di gloria.

Unjust


Titolo: Unjust
Regia: Ryoo Seung-wan
Anno: 2011
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Un serial killer sta terrorizzando la cittadinanza e la pressione sulle forse dell’ordine è diventata insostenibile per le autorità. In un vortice di errori procedurali, illegalità e corruzione, il capitano Choi Cheol-gi viene incaricato di “risolvere” il caso ad ogni costo, anche scovando un finto colpevole da consegnare ai media e all’opinione pubblica. Ma il piano non è perfetto…

Nella new wave coreana sui generi cinematografici stiamo assistendo proprio a tutto.
In particolare il poliziesco, il thriller, l'heist movie, il disaster movie, il monster movie, l'horror folkloristico, la commedia, il dramma e il noir.
Unjust è un poliziesco che parla di corruzione, di dove possono spingersi i ruoli di potere della polizia, della stampa che sta con il fiato sul collo ai detective, di procuratori, doppio giochisti, colleghi corrotti e invece il manipolo di onesti agenti che si troveranno nel finale a vendicare il loro caro compagno ucciso proprio da chi non te lo aspetteresti mai. Un film dinamico e ambizioso, forse scritto in maniera così complessa da lasciare interdetti soprattutto sul finale e un climax che risulta la parte meno originale e consistente del film.
Grazie ad una regia e una tecnica ancora una volta sopraffina e minuziosa, curata in ogni dettaglio, Ryoo Seung-wan, il regista di divertentissimi film d'azione come City of violence e dalla nutrita filmografia, mette in scena un film complicatissimo da seguire, tra corruzione dilagante e le connivenze tra malavita, polizia e magistratura, forse in maniera sciocca ma più interessante viste nel recente Gangster the Cop the Devil dove in quel caso ogni personaggio era stereotipato a dovere ma finalizzato a rendere la narrazione fruibile. In Unjust tutti i protagonisti hanno una doppia personalità, convivono con la legalità, la conoscono bene ma sono abili a denigrarla nel momento in cui sono messi alle strette rendendo spesso difficili alcuni passaggi.
I colpi di scena, i tradimenti, il continuo giocare con lo spettatore ribaltando ogni certezza risulta un elemento che può creare interesse quando si pensa di avere la trama in pugno e allora arriva quel particolare in grado di cambiare la prospettiva e gli intenti di personaggi tutti schiavi del potere spingendo i suoi protagonisti ad ogni limite di decenza.