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domenica 19 novembre 2023

Pazza giornata di vacanza


Titolo: Pazza giornata di vacanza
Regia: John Hughes
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Proprio una pazza giornata di vacanza quella che architetta lo studente di un liceo americano, Ferris Bueller, bigiando la scuola. Raccontando scuse a tutti, a scuola e ai genitori, sottrae la rossa Ferrari al padre e con la sua ragazza e il suo miglior amico decide di fare una gita verso Chicago
 
Questo piccolo cult a detta di molti l'ho scoperto in ritardo, me lo sono gustato e goduto con tutta quella voglia di fare cinema che contraddistingueva alcune commedie degli anni '80.
Scanzonato, ironico, irriverente, provocatorio, buffone e Ferris Bueller sembra addossarsi ogni sorta di pregio e difetto diventando quell'adolescente sveglio e con una voglia matta di godersi la vita, il divertimento ma senza cedere a nessun compromesso. Al contempo con quella sua faccia da schiaffi Broderick rappresenta appieno l'opposto del maschio alpha arrivando ai suoi obbiettivi non per la forza fisica ma per il suo essere petulante e manipolatore.
Alcune scene come quella di come sottrae la Ferrari all'amico, la chiamata al preside, l'escamotage per farsi sembrare malato e così via danno motore e ritmo a qualcosa di fresco e maturo che non sembra mai perdere smalto.


Supermarket horror


Titolo: Supermarket horror
Regia: Jim Wynorski
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un gruppo di amici decide di rimanere tutta la notte in un centro commerciale per fare baldoria. Durante la notte dovranno fare i conti con i robot guardiani adibiti alla sicurezza dei negozi. I robot in questione smettono di funzionare a dovere e cominciano a uccidere i ragazzi.
 
Piccolo gioiellino degli anni '80 reperito solo ora. Chopping Mall ha i suoi estimatori e detrattori.
Di certo vantava un tema interessante come i robot tecnologici per stanare i ladri nei centri commerciali. Una di quelle intuizioni che è prevedibilissimo capire come andranno ad evolversi i fatti. In questo caso un temporale colpisce i circuiti facendo diventare queste sorte di guardiani senzienti e con una voglia matta di dettare legge e ordine uccidendo tutti quelli che capitano alla loro portata. Ci sono i soliti teenager che non pensano ad altro che al sesso. Una festa proprio all'interno del centro commerciale sapendo bene che i guardiani sono in circolo e poi una sorta di guerra teenager vs robot che seppur lenta e senza accennare mai a qualcosa di non prevedibile, riesce ad intrattenere. Possiamo definirlo una sorta di slasher, c'è la violenza con la ragazza bruciata e l'altro che muore prendendosi la scossa oppure quello a cui viene tagliata la gola, ci sono i nudi, ci sono i robot, i raggi laser rosa shocking, le musiche synth-pop, e per finire c'è pure Dick Miller
Jim Wynorski potrà non dire nulla ma il signore in questione, dal 1985 ad oggi, ha diretto più di settanta film horror, thriller, roba erotica e così via, tutti rigorosamente di serie B, C, fino ad arrivare alla Z.

venerdì 11 agosto 2023

Dimensione terrore


Titolo: Dimensione terrore
Regia: Fred Dekker
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Johnny, trovato esanime vicino al corpo della fidanzata straziato da un maniaco, viene ibernato. Anni dopo, due universitari lo tolgono dal suo box per scommessa: Johnny è diventato uno zombi e strani esseri che si annidano nel suo cervello diffondono rapidamente in città il "contagio". Singolare variazione su un tema abituale nel repertorio horror.
 
Dekker rimarrà per sempre colui che ha firmato uno dei miei cult preferiti SBIRRI OLTRE LA VITA e aver prodotto SCUOLA DI MOSTRI. Anche qui prendendo a manciate da scifi anni'60 e 70' costruisce un signor film che sebbene meno grottesco e violento, riesce comunque a costruire qualcosa di buono distruggendo ancora una volta quel perbenismo americano e le confraternite. Tutti i bellocci e le cheerleaders finiranno come cavie per vermoni arrivati dall spazio.
Ed è proprio dallo spazio che arriva l'incipit per una delle scene più trash credo di tutti gli anni '80 ovvero l'inseguimento tra alieni sull'astronave dove quello che scappa finisce proprio per sparare nello spazio il terribile virus che ovviamente non potrà che finire sul nostro pianeta.
La sparatoria finale e il sacrificio dell'agente meritano una menzione in particolare per aver sfruttato bene lo splatter. Dekker e il suo amore per il cinema non possono fare a meno in questo suo film in particolare di citare Romero, Carpenter, Corman, Raimi e Landis


mercoledì 15 dicembre 2021

Ai city-La notte dei cloni


Titolo: Ai city-La notte dei cloni
Regia: Koichi Mashimo
Anno: 1986
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Il futuro non sarà poi così diverso dal presente. Anche New York non è molto cambiata, tranne che per la Fraud Tower a dominare il paesaggio. Come sempre, nelle strade si combatte per la vita e la morte. Questa volta la battaglia è fra Kei, un esperimento bionico non del tutto riuscito, ed uno invece di maggiore successo, per il controllo di una misteriosa bambina che potrebbe avere il potere di distruggere il mondo come noi lo conosciamo.
 
Ai city è un connubio di generi riuscendo a fondere scifi, splatter, dramma, trash, violenza, erotismo, mutazioni e molto altro ancora in un film capo stipite di tante opere a venire di matrice nipponica. Un poliziesco, un thriller, in parte un horror, Mashimo riesce a inserire tante di quelle variabili e incognite nella sua opera da renderla persino precursore di opere come quella cult di Otomo almeno per quanto concerne il tema delle mutazioni. Robot, attacchi psichici, varianti surreali tipici del genere nel mischiare viaggio interiore e deflagrazione mentale del protagonista.
In Ai city ci sono due super cattivi che si combattono mentre la nostra squadra atipica cerca rifugio in una metropoli ormai semi sepolta, distrutta e scossa da continue esplosioni, metamorfosi organiche, scienziati pazzi che sperimentano qualsiasi cosa e molto altro ancora.
Un'opera con un ritmo furibondo nel cercare di descrivere ogni trama e sotto trama, dando spazio e colpi di scena alla narrazione e regalando a livello estetico scenari mozzafiato. Ci troviamo di fronte ad una delle opere d'animazione per adulti più interessanti in assoluto sul genere e non solo in grado di regalare moltissimi elementi originali.

martedì 12 gennaio 2021

Mosca


Titolo: Mosca
Regia: David Cronemberg
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Uno scienziato riesce a costruire un avveniristico congegno in grado di teletrasportare la materia, ma commette un errore durante un esperimento e si trasforma lentamente in un disgustoso ibrido tra un umano e una mosca

Il fanta horror degli anni '80 con l'incursione di Cronemberg nella sua "commedia romantica" ha saputo ridare enfasi alla sci fi, creare un ibrido straordinario ben costruito negli ultimi due atti e una storia semplice quando estremamente funzionale e paradossalmente una metafora sociale e umana su quanto l'uomo possa sentirsi onnipotente rompendo quella linea di demarcazione tra uomo-insetto-animale. Un incubo kafkiano che proprio nella sua incubazione miete degli effetti collaterali sul corpo che come nelle fiabe dall'enorme potere si passa presto alle conseguenze inattese ed effetti perversi. Goldblum riesce a superarsi risultando inquietante anche nella fase prima della rottura di demarcazione dando perfettamente quella spensieratezza tipica di chi sta giocando con un'arma più forte di lui. In questa nuova visione del corpo (tema centrale della filmografia di Cronemberg) la Mosca è un cult, un classico che non invecchia mai riuscendo a dare quel contributo in più proprio nella leggerezza della narrazione senza inserire troppe modalità difficili da assorbire o da assimilare risultando una fiaba fantascientifica fruibile da tutti.



domenica 11 ottobre 2020

Pirati


Titolo: Pirati
Regia: Roman Polanski
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Il Capitan Red, dopo esser naufragato con il suo mozzo "Ranocchio", riesce a salire clandestinamente su un galeone spagnolo. Una volta scoperti, i due sobillano la ciurma, se ne impadroniscono e dopo una sarabanda di avventure Capitan Red riesce a giocare gli spagnoli e il governatore.

Leggendo la Trilogia dei pirati di Evangelisti ho avuto modo di rivedere un certo tipo di linguaggio e alcune abitudini dei Fratelli della Costa lanciandosi a Maracaibo e in posti noti che i lettori avranno imparato a conoscere nei tre romanzi di culto.
Polanski si cimenta con una materia singolare, molto costosa, riuscendo a prenderne gli elementi funzionali come la povertà e la miseria di un capitano e del suo "mozzo" (ruolo che spesso nelle grandi navi era sinonimo di angherie e stupri da parte dell'equipaggio) in cui basta la prima scena magistrale con le peripezie in una zattera ridotta all'osso per rendere chiaro dove si andrà a parare durante la narrazione. A pensarci bene non manca nulla al film, scorribande, rapimenti, intrighi, vendette, assalti, il tutto con un buon ritmo, toni concitati, qualche elemento grottesco (il topo che Red e Ranocchio dovranno mangiare di fronte al governatore), tante splastick in particolare legate a Red e la sua gamba di legno, in un crescendo che porta a volere tanto per poi perdere tutto e ricominciare da capo come spesso la commedia grottesca insegna.
E'un film in costume dove tra sogni di libertà, la pirateria come ribellione profonda, l'inseguire l'istinto e i bisogni della carne, la demenzialità e l'ottusità che porta sovente nobili e pirati sulla stessa barca. Senza trascurare poi come la scelta di Polanski di mettere in scena un circo artistico barocco non accenna mai agli effetti speciali, con scenografie tutte ricostruite e cucite al meglio per regalare scene anche molto divertenti rimanendo genuino, sporco e cattivo come la tradizione letteraria insegna e "impone".
Uno dei film più belli di sempre sui pirati dove tutti i capitoli della saga della Disney non valgono nemmeno l'unghia di questa ambiziosa e realistica epopea europea.

domenica 15 dicembre 2019

Non aprite quella porta 2


Titolo: Non aprite quella porta 2
Regia: Tobe Hooper
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Sono passati molti anni dagli eventi del primo film, ma la famiglia di Leatherface sembra essere ancora in circolazione: ad affrontarli saranno la DJ di una radio locale ed uno sceriffo in cerca di vendette personali.

Averne di sequel come questo che pur essendo dichiaratamente una parodia vera e propria riesce a fare quel salto in avanti per qualità, messa in scena, idee, mostri e luoghi abitati dai redneck esageratamente lugubri, sporchi, inospitali e inquietanti.
Un grande padre che nasconde e ciba i suoi figli.
La nostra famiglia di mostri mai così in forma, una protagonista che ancora una volta è la final girl chiamata a dare un taglio alla faccenda dal momento che quei fatti del primo film ancora non erano stati chiariti, e infine un ispettore interpretato da niente poco di meno che Dennis Hopper che, con seghe elettriche alle mani, decide di vendicarsi della famiglia di freaks sgominandoli nella loro tana.
Meno cruento, con alcune battute idiote che ricalcano la psicologia dei bifolchi, nel loro uscire dalla tana per scoprire il mondo di fuori e attaccarlo seguendo le indicazioni del padre padrone.
Il sequel voluto da Hooper, regista tra i più importanti del genere, mostra a differenza della casa iniziale del primo capitolo, un lavoro fatiscente di ricostruzione degli ambienti portandoci nell'atto finale a vedere e sentire cosa si nasconde in quella sorta di grotta, come vengono impiegati i cadaveri, come nasce la carne che diventa hamburger per la cittadina e tanti altri aspetti con una solida matrice splatter e i tipici elementi del torture porn e tutto il resto.
Hooper è stato criticato per questo film forse perchè molti si aspettavano una continuazione o un ripetere un capolavoro già fatto, ma invece proprio destrutturalizzando il suo precedente lavoro, dandogli una connotazione completamente differente, che lo si possa apprezzare oppure no, prosegue con un horror grindhouse che nel terzo atto compie la parabola migliore confermandosi un b-movie come ci si aspettava, un polpettone gore raffinato e succulento.


domenica 27 ottobre 2019

Aliens


Titolo: Aliens
Regia: James Cameron
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Anno 2179. La navicella d'emergenza del Nostromo viene ritrovata dispersa nello spazio, e con essa l'unica sopravvissuta del mercantile, Ellen Ripley. La donna al suo risveglio scopre di aver passato in sonno criogenico la bellezza di 57 anni e di esser sopravvissuta anche alla sua stessa figlia, appena una bambina quando lei partì. Ancora sconvolta dall'accaduto la donna racconta ai boss della compagnia Weyland-Yutani quanto avvenne sul Nostromo, ma nessuno sembra crederle; inoltre viene a sapere che il pianeta LV-426 è stato terraformato e ora vi vivono centinaia di abitanti. Quando ogni contatto viene perso con la colonia la compagnia decide di inviare una squadra di marine dello spazio per indagare, e chiede proprio a Ripley di far parte della missione come consulente: dopo le prime titubanze la donna accetta, anche per sconfiggere per sempre gli incubi che la assalgono ogni notte. Ma giunti sul posto i militari trovano la base in macerie e un solo sopravvissuto: una bambina traumatizzata e in forte stato di malnutrizione. E, quando la squadra cercherà di scoprire cos'è successo agli abitanti della colonia, si troverà di fronte ad una miriade di xenomorfi...

Sarò di parte ma io amo il primo capitolo e il secondo alla stessa maniera, forse leggermente di più questo. Il perchè è legato agli anni in cui lo vidi, all'azione, allo scenario dei marines con armi gigantesche e impossibili da indossare in quel modo. Tutto il film è serratissimo, una fuga dall'incubo, una battaglia persa ancora prima di nascere, una strage già lasciata intendere fin dall'inizio. Cameron ha puntato tutto sull'azione, mettendo da parte la storia per buttare tutto sullo scontro, sulle sparatorie, sulla carneficina.
Aliens è uno sci-fi d'azione come il cinema ne ha saputi fare ben pochi a questi livelli.
Grazie al budget e al miglioramento degli effetti speciali, il film è un vero spettacolo visivo, con tecniche all'avanguardia per l'epoca che accompagnano la narrazione per due ore e mezza di pura ed esaltante azione. Se il primo capitolo puntava tutto sull'ambientazione e sull'atmosfera, qui tutto viene strutturato in due atti in modo da farlo diventare anch'esso un horror ma più ludico e meno angosciante.
Con uno script semplice ma ottimamente sviluppato, Cameron rende ancora più immediata la carica empatica coi protagonisti, riuscendo nel difficilissimo compito di farci addirittura immedesimare e provare pena per alcuni marines.
Aliens come il primo sono due capitoli a parte prima degli ultimi due pre Scott, che seppur molto interessanti avevano da un lato il compito di non far perdere fasti alla creatura, dall'altro di dover trovare spunti nuovi e originali per continuare la saga.
Aliens ancora oggi è spettacolo all'ennesima potenza.

Troppo forte


Titolo: Troppo forte
Regia: Carlo Verdone
Anno: 1986
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Oscar Pettinari fa la comparsa a Cinecittà anche se racconta di film di avventura di cui è stato il coraggioso protagonista. L'avvocato Giangiacomo Pignacorelli in Serci gli sente raccontare le sue imprese e gli propone una truffa nei confronti di un importante produttore americano. Dovrà fingere di essere investito dalla sua potente auto per poi spillargli denaro. Oscar, a cavallo della sua moto, esegue ma a investirlo è Nancy, la protagonista del film che il produttore stava per realizzare. La ragazza viene subito sostituita e si trova senza soldi ospite della trasandata abitazione periferica di Pettinari.

Al suo sesto film, Verdone abbassa leggermente i toni per una commedia molto divertente e girata molto bene grazie anche all'aiuto di Leone, ma sembra non avere quelle idee, quegli sprizzi e quell'originalità che lo aveva contraddistinto nelle opere precedenti.
Senza stare a usare di nuovo uno schema corale con più storie, il personaggio di Oscar è sempre lui, con le sue ansie e i suoi tormenti, il carattere da buono e la faccia angelica che non gli permette di essere un antagonista nel cinema come vorrebbe.
Ci sono alcune slapstick che seppur funzionano potevano essere scritte o girate meglio come quella ad esempio con Sordi. Rimangono comunque una galleria di trovate, dei soliti noti attori che ricompaiono, di alcune gag e battute coinvolgenti, la rimozione della milza dove Oscar s'è sempre vantato di aver perso durante una pericolosissima scena del film "La palude del caimano" o la natura mitomane schizofrenica del Pignacorellio o ancora la scena del flipper e l'incredibile sfida in moto col Murena.



mercoledì 2 ottobre 2019

Labyrinth

Titolo: Labyrinth
Regia: Jim Henson
Anno: 1986
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Sarah, adolescente sognatrice, una sera in cui rimane sola a casa con il fratellino e innervosita dai suoi pianti, invoca il re degli gnomi Jareth, pregandolo di portarlo via. Toby scompare. Sarah, pentita, corre a riprenderselo affrontando ogni sorta di pericoli: nani, paludi, porte magiche.

Labyrinth è uno dei quei cult che non sfigura mai. Passano gli anni e il film invecchia molto bene. Scritto da Terry Jones e diretto dal padre dei Muppets, il film è una storia d'avventura, una fiaba dark, un viaggio dell'eroina perfetto, una corsa contro il tempo, uno dei fantasy più interessanti della storia del cinema.
Si potrebbe parlare per ore dei meriti del film. Un labirinto spettrale e affascinante, cupo e misterioso, una galleria di personaggi che sono rimasti nel cuore dei cinefili, Jared interpretato dal trasformista Bowie che è diventato leggenda e per finire un semi musical che riesce dove tanti hanno fallito.
E'un film per bambini ma di quelli che consacrano la magia, l'animatronic, i pupazzi, le scelte narrative mai banali, le fiabe riproposte e adattate per un soggetto che riesce a fare meglio di tanti suoi simili, spostando la narrazione su temi adulti e riuscendo a far aderire tutte le componenti in maniera funzionale e divertente con un ritmo che riesce sempre a imporsi e alcune scene indimenticabili.
Tutti i mostriciattoli parlanti in cui s’imbatte Sarah sono stati realizzati partendo dai disegni di Brian Froud, che aveva già collaborato con Jim Henson e Terry Jones in DARK CRYSTAL, un film fantasy del 1982 tutto girato coi pupazzi e in cui nel film in questione tutto viene impreziosito dalla raffinatezza figurativa più europea che americana.
Progetto ambiziosissimo per le tecniche disponibili e realizzato con cura, ne pagò economicamente le conseguenze incassando al botteghino appena la metà dei 25 milioni di dollari spesi per metterlo a punto, per restare eternamente prezioso nella memoria degli amanti di genere.

sabato 8 giugno 2019

Chiesa


Titolo: Chiesa
Regia: Michele Soavi
Anno: 1986
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

In una cattedrale gotica nella Germania dei nostri giorni accadono fatti misteriosi. I sotterranei, aperti incautamente da un bibliotecario troppo curioso, fanno uscire un'orda di creature maligne che possiedono e contaminano tutti i visitatori. La porta della chiesa si chiude misteriosamente. Tutti gli occupanti sono uccisi o invasati. L'unico che resiste è un prete di colore che, a prezzo della vita, fa crollare la cattedrale seppellendo nuovamente tutti i suoi terribili segreti.

Soavi era l'unico erede al trono di Dario Argento. Peccato che la scarsa filmografia, i problemi con le major e altri interrogativi hanno fatto sì che del regista milanese ci rimanga meno di un pugno di film, per fortuna diversi dei quali da ricordare.
Sul filone del genere neo gotico italiano, dopo i maestri che al tempo dettarono le regole indiscusse del genere, toccò a Soavi regalarci almeno due film molto importanti per l'horror, il sottoscritto e il successivo Setta. La Chiesa ha una struttura molto più complessa, si avvale delle maestranze più in voga di allora, punta su un cast internazionale e strizza l'occhio alle opere del suo mentore.
Doveva essere diretto da Lamberto Bava e uscire come terzo capitolo della saga “Demoni”, invece Bava, già in accordi con la Fininvest per dirigere la miniserie televisiva Fantaghirò, fu rimpiazzato dal suo aiuto regista Michele Soavi.
Un film molto complesso e discusso dove il tema principale, che ritroveremo in altre opere dell'autore, sembra coincidere con la geografia di un luogo (in questo caso la chiesa) che racchiude tutto il male del mondo ed è pronto a diffonderlo come riprenderà anni più tardi Carpenter con alcune sue opere.
Soavi dimostra un talento che la maggior parte dei registi odierni si sognano e tutto passa da un'accurata cura formale di ogni singolo frame e dettaglio del film dove nulla è riposto a caso.
Come per Inferno(1980) di Argento anche in questo caso il confine tra fantasy e horror e labile aprendo le porte a diversi spunti. Dai cavalieri teutonici, il medioevo, le streghe, le rune celtiche, passaggi segreti, creature orrende, trabocchetti nascosti nella chiesa nemmeno fosse una piramide egizia.
La chiesa rappresenta uno dei migliori esempi dell’ultimo periodo del cinema horror italiano.
Seppur con qualche strafalcione nel secondo atto che ammorba un po il ritmo e il susseguirsi delle azioni, tutta la parte del gruppo di personaggi bloccata nella chiesa alle prese con le entità demoniache è perfetta, fino ad arrivare alle fosse comuni dove venivano gettati gli eretici e dove alcuni si risvegliano decisamente furibondi con la santa madre chiesa.



mercoledì 6 febbraio 2019

Nomads


Titolo: Nomads
Regia: John McTiernan
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

La dottoressa Eileen Flax si vede recapitare al pronto soccorso un uomo in preda a un delirio psicologico, che spira subito dopo averle trasmesso un messaggio incomprensibile. La donna realizza di avere i ricordi dello sconosciuto nella mente e scopre che questi era un antropologo francese, da poco trasferitosi a Los Angeles, perseguitato da una gang di teppisti che, in realtà, si riveleranno incarnazioni di spiriti maligni.

Nomads è uno dei quei film che mi hanno fatto innamorare ancora di più dell'horror.
I perchè sono diversi. Il suo taglio antropologico unito allo stile di ripresa ansioso e indagatore che rimanda a Weir, i richiami lovecraftiani qui piuttosto evidenti, il taglio soprannaturale che chiama in causa degli spiriti malevoli e infine l'elemento che sta alla base di tutto questo, ovvero un livello di realtà differente dal nostro, che si muove appena sotto la superficie delle cose, destinato a influenzare completamente la nostra percezione del mondo, sempre che siamo così fortunati da sopravvivere alla scoperta, dal momento che come diceva lo scrittore di Providence, l'atto del conoscere diventa sempre una sentenza definitiva di morte.
L'elemento che invece meno mi aveva convinto e che rimane per me macchinoso e non una tecnica che amo nel cinema, è quella per cui lo spettatore percepisce la storia di Pommier dal punto di vista di Eileen, dal momento che il professore prima di morire le ha passato la capacità di rivivere i suoi ricordi come una sorta di transfert.
A parte questo, ci troviamo di fronte ad un mezzo cult, per nulla inflazionato dagli anni, che rimane un prodotto capace di unire intrattenimento e tante idee e stimoli interessanti per andare ad indagare il fenomeno inuat e il suo adattarsi al mondo e alla post-contemporaneità.


sabato 1 settembre 2018

Invaders


Titolo: Invaders
Regia: Tobe Hooper
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

l piccolo David assiste, una sera, alla discesa di un disco volante nei pressi della sua abitazione. Mamma e papà, naturalmente non gli credono, ma il giorno dopo David nota un'inspiegabile trasformazione (in peggio) nel loro comportamento e in quello degli abitanti della sua città. Il fatto è che gli extraterrestri si stanno impossessando dei corpi e della mente degli uomini per agire indisturbati nelle fasi preliminari dell'invasione. Con l'aiuto di una dottoressa immune dal "contagio", David si adopera per combattere gli alieni che hanno allestito la propria base nel sottosuolo. L'incubo sembra non avere mai termine, ma poi, il bambino si sveglia e comprende di avere fatto soltanto un brutto sogno.

Remake degli INVASORI SPAZIALI del '53, credo ancora a oggi sia uno dei film più criticati di uno dei registi più importanti dell'horror americano.
Uno script forse troppo simile e per certi versi così fantascientifico da lasciare da parte quelle atmosfere più malsane e horror che conosciamo bene degli ultimi lavori di Hooper.
O forse si voleva tornare alla buona vecchia fantascienza di serie B degli anni '50, contando che nel finale quando scendiamo nei sotterranei e scopriamo le creature a tratti sono quasi ridicole con il mostro finale che sembra Krang delle tartarughe ninja.
Un thriller che non riesce e non può far paura cercando comunque di mantenere un ritmo e una trama convincente a parte alcuni attori che non riescono ad essere sfruttati a pieno.
Il finale aperto comunque resta molto ben giocato.


giovedì 30 agosto 2018

Streets of Crocodile


Titolo: Streets of Crocodile
Regia: Quay brothers
Anno: 1986
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 5/5

Un uomo si rinchiude in una grande sala di lettura, appartandosi con una misteriosa scatola. Taglia il nastro che la chiude, liberando il pupazzo conservato al suo interno: silenziosamente, il pupazzo inizia ad esplorare le stanze buie confinanti con la grande sala.

I maestri della stop motion aggiungono questa coppia di fratelli dal talento più che mai consolidato.
Una galleria d'immagini perfette, in cui i fratelli danno vita ad un mondo di sfumature, aspetti grotteschi, un'atmosfera a tratti claustrofobica quasi kafkiana con poche luci e suggestivi colori.
Un film che sa di oscuro, un viaggio dentro se stessi in cui l'uomo sembra quasi sul punto di essere stravolto da un'alterazione psicofisica
Tratto da uno dei capolavori della letteratura polacca, Le botteghe color cannella di Bruno Schulz, i fratelli Quay si appoggiano a uno dei capitoli centrali del libro in questione, in cui viene descritta una singolare quanto misteriosa strada della vecchia Drohobycz, chiamata la Via dei Coccodrilli, piena di vecchie botteghe ricolme di meraviglie di ogni genere e di singolari sartorie nel cui retrobottega avvengono strani, nonché ambigui, traffici.
Non saprei cos'altro aggiungere contando che in soli 20 minuti ci sono così tanti dettagli e suggestioni che vederlo e rivederlo più volte non fa altro che unire come dei puntini in una geometria perfetta di immagini dove gli artisti catapultano pubblico e protagonista.




venerdì 5 gennaio 2018

Troll

Titolo: Troll
Regia: John Carl Buechler
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un folletto malvagio ha un piano diabolico: trasformare il mondo intero in un paese incantato.

John Carl Buechler è un mestierante che per tutta la sua filmografia ha sempre inseguito mostri sposando come genere il fantasy/horror. Inutile stare a dire che nella sua traballante esperienza il film in questione è sicuramente il migliore nonchè una piccola pietra miliare per film con sotto genere i Troll. Un'idea e un film che nacque sull'onda dei GREMLINS e contemporaneamente a LABYRINT. Il giovane protagonista che sconfiggerà il Troll malvagio è anche il famoso "Atreyu" della STORIA INFINITA e i riferimenti al fantasy non finiscono qui, contando che il genere in questione non è un horror ma una sorta di fantasy "nero" in cui la mitologia norrena (i troll, i groblins, gli gnomi) è ciò su cui ruota attorno al film è ambientato ai nostri giorni.
Se da un lato la regia di Buechler per quanto sia quasi tutta improntata in un'unica location (la casa)
per cui potrebbe definirsi come sotto genere anche l'home invasion, cerca di non farsi mancare nulla (la natura che si imposessa della struttura), il film soffre però di una spaccatura per quanto concerne il target a cui il film potrebbe destinarsi essendo un film troppo infantile per piacere agli adulti ma è anche troppo "di genere" per essere proposto ai bambini, soprattutto nelle scene in cui la bambina sembra quasi posseduta e in alcune smorfie del Troll cattivo.
C'è tanta magia, non manca l'aiutante magico, il mentore che come tutte le strutture fiabesche qui è attribuito all'aiuto dato al protagonista da una strega millenaria, allo stesso tempo la magia che attrae e inganna (la bacchetta, l'anello, etc) e il film per tutta la sua durata non fa uso di volgarità, momenti splatter o punti volutamente demenziali, rimanendo ancorato al genere come una storiella fantasy, intelligente e per questo diventata meritatamente un piccolo cult.
C'è stato poi un "non-sequel" diretto da Claudio Fragasso, che è praticamente l'apoteosi dell'horror trash. Una curiosità, il padre del ragazzo di chiama Harry Potter (che la Rowling sia andata a citare proprio il personaggio del film)


mercoledì 19 novembre 2014

Discesa all'inferno

Titolo: Discesa all'inferno
Regia: Francis Girod
Anno: 1986
Paese: Francia
Giudizio: 2/5

Una donna bella, sensualissima, misteriosa. Il suo uomo, scrittore quarantenne, deluso dalla vita, quasi alcolizzato. Un rapporto a pezzi che solo il sesso tiene ancora in piedi. Il tutto miscelato nel caldo umido dei Tropici che in un crescendo di tensione genera adulteri e delitti

Più che un giallo l'ultimo film di Girode sembra una sorta di thriller erotico, con svariate analogie in comune nella struttura dell'indagine, giocando come punto forte sull'interprete e la location ai tropici nonchè la nudità della Marceau.
Un film praticamente tutto basato sulle inquietudini che muovono i due protagonisti, senza di fatto arrivare mai ad un climax che possa definirsi convincente.
L'incidente scatenante di fatto mostra già le pecche a cui Girod non riuscirà a sfuggire, e alla lunga più che un noir, vengono ripetute e mostrate le nudità e il corpo stupendo della Marceau, unico vero elemento interessante e motore del film.
Il finale cerca di salvare parte della pellicola che come molti film francesi di quegli anni dimostravano un enorme difficoltà ad uscire da alcuni schemi quasi auto-imposti. Ed è proprio nel finale, in una sorta di legame e riappacificamento mentre lui sta per morire e lei che fino all'ultimo, dimostra un legame quasi evitante-ambivalente, rimettendo in modo quella formula ossessivo-compulsiva del loro strano atipico rapporto che doveva essere il motivo di maggior interesse della vicenda.


lunedì 9 dicembre 2013

Navigator

Titolo: Navigator
Regia: Randal Kleiser
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il giorno della festa dell'Indipendenza, il giovane David Freeman scivola mentre è in giro per un bosco e batte la testa. Si sveglia che sono passati otto anni, lui è dato per disperso e, come scopre di lì a poco, il suo cervello ha assunto delle caratteristiche strane. Messo sotto osservazione dagli scienziati della Nasa, fugge a bordo di una navicella insieme a un alieno che è alla ricerca della via di casa.

Quando eravamo piccoli la fantascienza era meno deludente di oggi. Il fatto stesso che la c.g non fosse a dei livelli incredibili come quelli di oggi richiedeva da parte di sceneggiatori, scenografi, truccatori e inventori un lavoro sicuramente con un barlume di ingegno in più.
NAVIGATOR è un cult degli anni '80, di quelle prime esperienze virtualmente a bordo di un astronave che forse non vedremo mai, ma che impariamo ad amare grazie alla cellulosa e ai film.
La scelta poi di un bambino come David e il suo strano e per nulla tipico rapporto con un'intelligenza artificiale, diventa fin da subito molto interessante per il pubblico di nicchia amante della sci-fi, per gli adulti e anche per i bambini che si sentono protagonisti della vicenda.
La scena in cui David torna e vede i genitori invecchiati e il fratello cresciuto è davvero forte per l'anno in cui è uscito e fa prendere molto male, se solo per un attimo uno prova a mettersi nei panni del protagonista. Insieme ad EXPLORERS dell'85 e uno dei film più belli di fantascienza per ragazzi di sempre.





mercoledì 14 marzo 2012

Bambino d’oro


Titolo: Bambino d’oro
Regia: Michael Ritchie
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Secondo le credenze di una setta esoterica orientale, ogni mille generazioni nasce sulla terra un bambino dotato di magici poteri capaci di portare la pace e l'armonia nel mondo. Le forze del male, capeggiate da Sardo Numspa, però sono sempre in agguato e, venute a sapere dell'esistenza del piccolo, lo rapiscono col proposito di eliminarlo al più presto. Per liberarlo i rappresentanti della setta si rivolgono allora a Chandler Jarrell, che nella California meridionale si occupa di bambini scomparsi ed è quindi la persona giusta.

Il bambino d’oro è una cazzatona e sicuramente era proprio quello che voleva il regista. Però il cinema conferma alle volte che anche una cazzatona fatta bene può divertire.
Ritchie ha provato a triturare alcuni generi partorendo un ibrido con parecchi difetti ma anche alcune spontanee battute indimenticabili e alcuni scontri tra la logica consumista e lo spirito conservatore.
La critica lo ha da sempre definito spazzatura dicendo che in fin dei conti è una mistura di tre generi in cui ognuno annega l’altro. In parte è vero, rivederlo da grandi fa un certo effetto, eppure questo frullato di credenze mistiche, un protagonista ateo di colore dalla battuta facile, motociclisti(Hells Angels)mostri ,demoni e santoni tibetani ha un suo perché.
Ed infatti il risultato inteso come spettacolarizzazione dei contenuti, trashate a go-go, critica dei fanatismi e una grossa carica umoristica in fondo c’è e proprio nella sua favola esoterica riesce a convincere.
Il classico americanone, Murphy al suo apice, che prende in giro tutte le icone della religione buddista piuttosto che le tradizioni e lo stesso male inteso come Sardo Numpsa apostolo di Lucifero sono un risultato alle volte scontato, mentre alle volte originalissimo.

domenica 15 gennaio 2012

Cobra

Titolo: Cobra
Regia: George Pan Cosmatos
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Cosmatos era nato a Firenze e nella sua filmografia di dieci titoli annovera TOMBSTONE che non era malaccio, il secondo capitolo delle gesta di RAMBO e un film con Mastroianni e uno con la Loren.
Poi guardi Cobra e ti poni delle domande tra cui la prima è ma come cazzo è possibile che Stallone scriva una sceneggiatura…e come chiedere a Brunetta di dire qualcosa che abbia un senso circa i lavoratori.
Infatti Stallone non nasconde la sua ideologia di fondo simpaticamente di profonda e forse estrema destra.
Tra le assurdità che il film propone, una di queste riguarda proprio lo script del futuro regista.
Una donna ha assistito a un omicidio e ha visto il volto di uno dei carnefici. Dopodichè tutto il film transita attorno alla protezione di questa donna, unica testimone che possa smascherare la setta in questione. Eppure qualcosa non quadra e cioè il fatto che questa setta ucciderà e combinerà disastri ovunque senza preoccuparsi di farsi riconoscere. Ecco dal momento che questi escono alla luce del sole come mai non si preoccupano di farsi vedere dal resto della popolazione?mah…poi la seconda questione è legata alle pratiche di questa setta,ovvero tutti in cerchio con un bidone infuocato in mezzo, che brandendo delle asce, le alzano al cielo come dei forsennati.
Poi la “zombie squad” (squadra gasati) che bracca maniaci sanguinari e l’ottima sintesi delle aspettative di questo film.
E poi c’è lui, DREDD,RAMBO,ROCKY, IL MERCENARIO, il giustiziere che uccide prima di fare qualsiasi mossa oppure aggredisce non riuscendo bene ad esprimersi.
Un ritratto  di un uomo che trova le sue migliori battute“Tu sei la malattia, io sono la cura” oppure “Qui la legge si ferma e comincio io”, alla deriva tra un finto maschilismo e una parziale omosessualità oltre che un pessimismo celato da una profonda frustrazione di fondo.
Sapere che poi con l’uscita è stato fatto un videogioco senza finale…non ha eguali.

lunedì 2 gennaio 2012

Vamp


Titolo: Vamp
Regia: Richard Wenk
Anno: 1986
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Due studenti, per essere ammessi ad una confraternita del campus universitario, capitano in un locale notturno – il Club Dopo il Buio – per ingaggiare una fascinosa e sensualissima spogliarellista. Katrina sembra essere quello che ci vuole. Costei porta a letto uno dei due e lo vampirizza. Il night club stesso è zeppo di vampiri che farebbero fare analoga fine all’altra matricola se questi non riuscisse a fuggire con l’aiuto di Amaretto, cameriera senza dentoni.

Gli anni ’80 hanno regalato alcune divertentissime pellicola sul filone horror che concerne i vampiri. AMMAZZAVAMPIRI e RAGAZZI PERDUTI sono probabilmente i film di maggior successo di pubblico o di nicchia che hanno assicurato la possibilità di sposare la commedia con lo humor e qualche scena demenziale ma senza lesinare sulla suspance.
Questo VAMP fa parte di quel filone, un film che prende spunti un po ovunque senza riuscire a dimostrare di essere originale ma perlomeno sa essere convincente avvalendosi di un buon ritmo. Qualche scelta originale(il club After Dark Club) e la protagonista Gracy Jones inespressiva quanto fotogenica e capace di riuscire ad essere quanto mai mascolina e spaventosa.