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giovedì 26 giugno 2014

Shell

Titolo: Shell
Regia: Scott Graham
Anno: 2012
Paese: Gran Bretagna
Festival: TFF 30°
Giudizio: 3/5

Pete e sua figlia Shell gestiscono una pompa di benzina in un posto remoto delle Highlands scozzesi. Le loro giornate scorrono nell’attesa che passi un’automobile e si fermi da loro. Ci sono pochi incontri e molti silenzi. E c’è un rapporto, il loro, in cui dominano sguardi impietriti dal passare del tempo, ed attrazioni inconfessate. La ragazza sogna la fuga, ma anche questo semplice desiderio sembra irrealizzabile…

Asciutto ed essenziale come i vuoti e i silenzi delle Highlands scozzesi, l'opera prima di Graham all'inizio fa fatica a decollare, soprattutto a causa, di una non proprio lienare stesura della sceneggiatura e del ritmo oltre che il montaggio che più volte spiazzano per i silenzi.
E'un film on the road, anche se il clima claustrofobico e le sterminate landscape, fanno quasi impressione come se ci fosse un altro mondo e un'altra natura appena Shell varca i confini della sua pompa di benzina.
Il film inoltre sviluppa e approfondisce il cortometraggio omonimo del 2008 scritto e diretto dallo stesso regista.
La pellicola racconta di questa strana convivenza e seppur possa sembrare un soggetto abbastanza sintetico, quello che arriva e che di fatto il regista fa e unire i tasselli e cercare di far comprendere la problematicità di una situazione come questa.
Shell, doppio senso che rimanda anche alla famosa multinazionale operante nel settore petrolifero, nell'energia e nella petrolchimica, è un personaggio di quelli di cui per forza ti innamori e provi empatia, perchè ti sembra quasi un animale rinchiuso nel fior dell'età.
Dal suo strano, perverso e anomalo rapporto con il padre epilettico, fino ai vacui incontri alla stazione e i suoi clienti quotidiani, fino all'abitazione squallida dove le esistenze tra entrambi si rottamano, la seguiamo cercando di intuire le sue mosse.
I protagonisti ad iniziare da Chloe Pirrie, attrice dal volto magnetico che interpreta Shell è magnifica assieme al padre che è invece interpretato da Joseph Mawle, volto segnato dagli avvenimenti, e due occhi azzurri profondi e umidi
Graham insiste sui sentimenti, sulle emozioni provate dalla protagonista e cercando di trasformare a tratti questo disagio e questa difficile ambientazione trasformandola con la condizione climatica che diventa elemento fondamentale.
Un clima glaciale quindi che rende ancora più ostico il già difficile rapporto tra padre e figlia che sta al centro dell’opera. Proprio il paesaggio quindi ci riporta a una natura selvaggia, tanto stupenda e mozzafiato, quanto perfida e agorafobica da vivere.