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domenica 27 ottobre 2019

Sacco bello


Titolo: Sacco bello
Regia: Carlo Verdone
Anno: 1980
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Nella notte tra il 14 e il 15 agosto a Roma. Un bulletto sta per partire con la sua "sprint" in compagnia di un amico per la Polonia, in cerca di facili congressi carnali. Un capellone in tunica bianca distribuisce volantini dei Bambini di Dio ed è catturato dal padre, esuberante comunista, che lo trascina in un consiglio di famiglia. Un timido giovanotto mammone in partenza per Ladispoli è agganciato da una bella spagnola.

Uno dei migliori film di Verdone. In parte un film manifesto per quegli anni in cui di nuovo in uno schema corale in tre storie diverse, l'autore romano riflette sul nostro paese dandone un quadro veritiero, appassionante, al passo coi tempi, estremamente ansioso e disilluso.
Tre storie e contesti completamente differenti per cercare di indagare e studiare più elementi possibili cercando sempre di vivere di contrasti per quanto concerne le scelte di tre personaggi completamente diversi: Leo il timido impacciato, Enzo il burino e Ruggero il figlio dei fiori.
La Polonia e le donne facili, gli incontri con spagnole affascinanti, comunità hippie come quella dei figli dell'amore eterno. Verdone riesce a mantenere un ritmo per tutta la pellicola incredibile dove passiamo sempre da una situazione all'altra, dove la tensione e l'atmosfera sale fino alla tragedia che in maniera pacata attraversa tutti e lascia i personaggi in balia di se stessi continuando a inseguire i loro sogni e illudersi che tutto vada bene.
Sono tutti malinconici in fondo, loro e quelli attorno, i dialoghi e le scene riescono a diventare epocali e memorabili perchè tangibili e pieni di imperfezioni, con protagonisti illusi di poter cambiare il mondo o le persone attorno a loro. Il dialogo di Ruggero, Don Alfio, il professore e Anselmo è diventato forse il più famoso del film riuscendo a sistemare più questioni e vedere gli sguardi diversi delle istituzioni e della chiesa che si affacciano sui giovani di oggi, sulle mode, le tendenze, sfuggendo dal moralismo e rimanendo invece interessati da questi cambiamenti ideologici.

Verdone ha sdoganato nel suo cinema il modello del personaggio sfigato che col passare del tempo ci si affeziona per la sfortuna, il fatto di essere esageratamente impacciato e ansioso e il suo buon cuore.