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mercoledì 30 dicembre 2015

Bambini sanno

Titolo: Bambini sanno
Regia: Walter Veltroni
Anno: 2015
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Una fotografia dell'Italia di oggi attraverso la percezione della vita che hanno i bambini tra i 9 e i 13 anni. Temi come solidarietà, fantasia, futuro, amicizia sono al centro delle risposte dei bimbi intervistati.

I bambini sanno è un prodotto ambiguo, paradossale, tecnicamente privo di veri e propri intenti, montato male, etc. Veltroni è quell'amante di cinema che ha provato un po di tutto senza riuscire in niente di preciso. Critico cinematografico, politico, scrittore e ora regista dopo l'omaggio a Berlinguer.
Prima era il passato, ora il futuro, e del futuro si incaricano di dircela tutta i bambini.
I bambini sanno, rispetto a COMIZI D'AMORE non ha molto in comune se non l'idea della struttura e le interviste ai bambini.
Infatti i bambini sanno, non è un film e nemmeno un vero e proprio documentario, dal momento che è troppo generico e intrusivo.
Però ha il merito e l'autenticità di darci alcuni sprazzi e delle idee su cui riflettere.
I 39 bambini scelti infatti, sono stati scelti da una rosa di 350, come rappresentanti di multiculturalità, diversità sociali e ogni tipo di trauma.
Un filippino in ristrettezze economiche, una bambina nigeriana abbandonata dal padre, una giovanissima musulmana che dialoga con le altre religioni, il rom col padre in carcere. Il piccolo circense, il genio matematico, il malato di leucemia allontanato dai compagni, due gemelle di cui una con sindrome di Down, la figlia di una coppia di lesbiche, i figli orfani di un padre ebreo omosessuale e il nipote di vittima del terrorismo.
Quello che in fondo conta sono i sentimenti e i valori trasmessi e che portano avanti i loro protagonisti. Se prima di tutto poniamo l'accento su questi aspetti, la seconda opera di Veltroni ha un senso, oltre ad aver costruito una sorta di campione che mira a rappresentare il ventaglio di generi, classi sociali, etnie, residenze ed età dei bambini che vivono in Italia.
Dall'altro certo rimane doveroso puntare il dito sugli intenti, il senso dell'iniziativa, il totale disimpegno sociale e la mancanza di contestualizzarlo di più e soprattutto delle scelte semplici e accomodanti.
Se poi contiamo la resa stucchevole, ci troviamo di fronte ad un lavoro accompagnato negli intermezzi da tremende note di piano, quasi a cercare di drammatizzare ancor di più dove i contenuti non lo richiedono.

E poi se da un lato possono sembrare anche fastidiose le intrusioni nell'intervista del regista e per come le domande sembrino quasi dei luoghi comuni, ancora una volta i meriti sono tutti ai singoli bambini che, con la loro fantasia e i loro scarti laterali, più di una volta suscitano risate e stupori.