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venerdì 13 gennaio 2017

Antibirth

Titolo: Antibirth
Regia: Danny Perez
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

In una desolata comunità piena di marines drogati e agitata da voci su sequestri di bambini, una stralunata di nome Lou si sveglia dopo una folle notte di festa presentando i sintomi di una strana malattia e ricorrenti visioni. Mentre combatte per mantenere la presa sulla realtà, si diffondono le voci di una cospirazione.

Negli ultimi anni l'horror non si sta facendo mancare davvero niente. Dopo aver consacrato gli anni felici della donne protagoniste in tutti i modi a tutti gli effetti non sembra fermarsi di fronte a nulla portando agli estremi alcuni sotto-temi del genere. Arriviamo a questo Perez, un altro giovane e promettente regista che con questo suo esordio non fa di certo il botto ma merita una dovuta presentazione. Perlomeno diventando il padre di questo frutto deforme risultato una gravidanza clandestina, un experimental video artist che grazie alla distorsione visiva crea il suo trip andato a male su pellicola.
Pur non discostandosi dal tema della gravidanza, dalla maternità che non si vuole assolutamente, al cercare di capire come si è finiti in cinta e se in grembo si nasconde un bambino o un altro essere,
Antibirth oltre tutto questo è un film anomalo, sporco, bizzarro, eccessivamente marcio, molto sboccato e pieno di droga e di sballoni. Il principio è di mostrare, purtroppo in modo ripetitivo e per nulla funzionale, la protagonista nella sua roulotte, isolata in una catapecchia di lamiere dove non disponendo di un mezzo di trasporto, cerca compagnia un po ovunque per non pensare alla solitudine.
Lou passa tutta la giornata a sballarsi, cercando qualsiasi cosa mentre dalla pancia continuano ad arrivare strani rumori e inquietanti segnali mentre nelle strade una nuova droga sta infettando gli abitanti. Lou parla con l'amica, si sfoga, il suo malessere è puro cinismo verso tutto e tutti, passando da un estremo all'alto come nel capannone dove vivono i tossici e gli spacciatori con cui Lou custodisce e spartisce diverse analogie.
Il cinema sulle droghe sta cambiando anche nel sotto-genere dell'horror. La trasformazione del corpo attraverso l'abuso di sostanze trova sempre spunti validi e interessanti che purtroppo Perez non sfrutta al massimo forse solo per mancanza di esperienza. Omaggiando i body-horror, Antibirth rappresenta però un caso a parte dove solo nel finale, eccessivo ed esplosivo a tutti gli effetti, il regista sembra tirar fuori tutta la sua follia. Peccato che è tutto condensato in cinque minuti.