Titolo: In Dubious Battle
Regia: James Franco
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
È il 1933 e le conseguenze della
Grande Depressione si fanno ancora sentire. London è uno dei tanti
lavoratori che ha speso tutto quel che aveva per raggiungere un campo
di mele, insieme alla figlia e alla nuora incinta. Al suo arrivo,
però, il padrone della terra dimezza il salario concordato, da due
dollari ad un dollaro al giorno, una cifra che rende la vita
impossibile. Mac e il nuovo arrivato Jim sono attivisti del partito
(marxista-leninista), pronti ad infiltrarsi tra i raccoglitori per
convincerli a scioperare e a rifiutare l'assenza di diritti e i
soprusi che stanno subendo. Mac, in particolare, sembra disposto a
tutto per la causa in cui crede, anche a dare una spinta agli eventi,
se necessario.
McCarty, Faulkner e ora Steinbeck. Ok
diciamolo. A Franco piace interpretare ruoli divertenti ed esagerati
mentre invece dietro la macchina da presa cerca di fare la persona
seria.
Il suo ultimo film è stato accolto
diciamo bene da quasi tutta la critica, adorato come se finalmente il
poliedrico artista americano sia cresciuto da un momento all'altro
mettendo la testa a posto.
E'ovvio che facendo migliaia di
progetti contemporaneamente non tutto può venirgli bene e
ultimamente anche come attore ha avuto dei colpi bassi mica da ridere
(una serie nutrita di film di serie b) per non parlare poi del Franco
sceneggiatore.
A parte tutto questo io ho profonda
stima per James Franco. E'la mia star gay di Hollywood preferita.
Ecco In Dubious Battle era il film che
aspettavo dal momento che avendo visto tutti i film dell'artista e
avendoli trovati bene o male tutti abbastanza convincenti non pensavo
che il passo falso arrivasse proprio dalla realizzazione del romanzo
"La Battaglia" dove fondamentalmente viene mostrato lo
sciopero e la rivolta dei contadini nei confronti dei loro padroni.
Il cast è stellare ma quando in un
film non si riesce a far brillare un talento come quello di Vincent
D'Onofrio vuol dire che qualcosa è andato storto.
Franco attore, sicuramente riesce a far
meglio che non l'autistico come nel film precedente ma nomi come
Cranston, Shepard, Savage e Duvall sono davvero sprecati mentre
Harris riesce bene in un piccolo ruolo decisamente commovente.
L'aggettivo che forse definisce meglio
le ultime gesta di Franco è melenso.
Il film non regge, troppe ripetizioni,
momenti vuoti, dialoghi che spesso non sono funzionali alla
narrazione e una monotonia di fondo che non sembra cogliere
l'atmosfera vissuta da questi umili e onesti contadini.