Titolo: In Bruges
Regia: Martin McDonagh
Anno: 2008
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Ray e Ken , due killer, sono costretti
dal loro capo a riparare a Bruges. La loro ultima missione è andata
storta: Ray ha ucciso per sbaglio un bambino.
In Bruges è un film particolare da
definire come la carriera del regista che al suo attivo vanta tre
pellicole che devo ammettere funzionano tutte e tre seppur molto
diverse, trovando un paragone tra questo e il successivo. In Bruges
adotta una strategia particolare e non è così facile da definire
proprio per le vicende narrate e come vengono trattate. Una coppia di
killer che si trova in terra straniera a doversi quasi scontrare in
un bel finale (forse la parte più tesa e ritmata dell'intera
pellicola) dopo aver passato tutto il resto del film a girare per le
strade e i musei, incontrare brutti ceffi e ragionare su cosa è
andato storto nella vita. E' un film che parla di killer che non
vediamo quasi mai con una pistola in mano, un film malinconico che
sembra voler interessarsi, come per la città, di troppe cose,
perdendone di vista alcune e invece dall'altra parte avendo delle
buone intuizioni quasi tutte rese al meglio dall'ottima scelta di
cast.
Come per 7
psicopatici tutti cercano
pace e riposo nella loro vita travagliata, tra redenzione, riposo e
tranquillità. Elementi assurdi e in totale contrapposizione con le
vite di chi ha deciso di privarne altre per soldi. Un film che mano a
mano apre altri spiragli, alcuni tragici come il senso di colpa
legato all'omicidio di un bambino, ma soprattutto inserisce una donna
come metafora e simbolo della speranza e dell'amore. Per certi versi
un noir che non è propriamente un noir e altri generi che
soprattutto nel cinema di McDonagh sembrano rincorrersi e unirsi al
contempo.