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domenica 1 dicembre 2013

Blood Pressure

Titolo: Blood Pressure
Regia: Sean Garrity
Anno: 2012
Paese: Canada
Festival: TFF 31°
Giudizio: 3/5

Nicole, moglie e casalinga annoiata di Toronto, riceve una lettera da un anonimo ammiratore che promette di rendere eccitante la sua vita se seguirà alla lettera le strane indicazioni contenute nella lettera.

Cosa fareste se qualche ignoto individuo osservasse ogni vostro movimento o abitudine? Come vi comportereste se vi spedisse lettere anonime firmandosi “a friend” e proponendovi una vita diversa.
Cosa fare se a 40 anni scopri che la tua vita non riesce ad avere più quella freschezza con un marito che pensa solo al lavoro e due figli persi dietro dilemmi adolescenziali?
Garrity gira un thriller ansiogeno, anche se in realtà l'atmosfera veicola più su altri generi e crea un insieme di elementi interessanti anche se non incastrati opportunamente e sempre a dovere.
Il plainting del film è sicuramente la parte più coinvolgente e seguire i bigliettini e le direzioni che prenderà Nicole ha un che di magico, come la bellissima scena in cui lei arriva in un balcone e trova tutto ciò di cui ha bisogno e soprattutto scopre che quel qualcuno, conosce i suoi desideri.
Nel film di Garrity dunque succedono molte cose, Nicole si trasforma, segue in tutto e per tutto il suo corteggiatore fino alla prova finale, in cui emerge il tema che a Garrity più interessava, ovvero l'eutanasia e la riscoperta di sè.
Ora i meriti di Garrity sono tanti. Un film difficile con una trama coerente ma che alle volte si perde nelle sottotrame. Un cast azzeccato tra cui emerge la protagonista, una Michelle Giroux che fa assolutamente suo il personaggio. Alcuni momenti come lei che spia il suo bersaglio, i dialoghi con la collega, il suo bisogno di emergere nella quotidianità e una fedeltà nei confronti del marito, su cui nel film si gira molto attorno, sono pensati e messi in scena con molta delicatezza.
Eppure nel finale la congiunzione totale tra gli elementi proposti nel film non sembra esserci e rimane una certa nota dolente che probabilmente fa emergere il carico troppo abbondante di temi affrontati.