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martedì 9 dicembre 2014

Rada

Titolo: Rada
Regia: Alessandro Abba Legnazzi
Anno: 2014
Paese: Italia
Festival: TFF 32°
Giudizio: 3/5

Casa di riposo per marittimi G. Bettolo, Camogli, provincia di Genova. Una struttura dei primi anni '30, affacciata sul golfo, che ospita chi una volta viaggiava per mare. Giorgio, torso nudo, cappellino da Popeye e molti rimpianti, fa lavoretti di manutenzione e ammaina e ritira la bandiera sulla terrazza, come se vivesse ancora a bordo. Sommergibilista durante la Seconda Guerra, Renzo, 95 anni, non ha ancora perso la voglia di vivere: insieme al molto più giovane compagno di giochi Paolo gioca all'Enalotto sperando nell'ultima botta di una vita piena di rischi ed espe rienze. Primo, detto "il poeta", passa il tempo componendo e leggendo le proprie odi, indignandosi con l'amico Giacomo per l'insensibilità dei coinquilini. Sandro si dedica all'osservazione delle stelle col suo raffinato telescopio, tenendosi in esercizio con calcoli di distanze astronomiche. Agostino è contento di scendere regolarmente in spiaggia da marzo a novembre, ma se qualcosa lo angustia, come la cattiva regolazione dell'aria condizionata in camera, è pronto a tirare fuori le unghie.

Un esercizio di stile fotografato molto bene e scandito da un ritmo funzionale, il primo documentario del giovane regista Legnazzi.
Analizzando la comunità marittima ne descrive i personaggi, scegliendone alcuni in particolare, come testimonial stravaganti e ricchi di sorprese e contenuti.
D'altronde si parla di quasi tutti lupi di mare, che non hanno ancora perso la voglia di vivere, come dimostra la scrittura corale del documentario, ma che allo stesso tempo intuiscono, come dice in un dialogo uno di loro, che di solito quando si partiva per un lungo viaggio si sapeva sempre che si sarebbe tornati.
In questo caso la casa di riposo e il punto da cui non potranno più imbarcarsi e fare ritorno, diventa l'ancora di salvataggio ma anche di perdita di speranza e di avventura.
Rada fa riflettere su un manipolo di uomini che hanno sempre viaggiato senza stare mai fermi e di tutta l'esperienza che si può acquisire in mare, senza però al contempo, all'interno della struttura, perdere quella voglia di ridere e di scherzare e di empatizzare soprattutto con le operatrici e con alcuni educatori.