Titolo: Glassland
Regia: Gerard Barrett
Anno: 2015
Paese: Irlanda
Giudizio: 3/5
Un tassista di Dublino rimane
invischiato nel traffico di esseri umani mentre cerca di salvare la
madre dalla tossicodipendenza
“Vengo dalla campagna irlandese. Mi
sono trasferito a Dublino un paio di anni fa, e qui ho notato che ci
sono un sacco di giovani, miei coetanei, che sono dipendenti dai loro
genitori. Non voglio essere frainteso. Accade anche dove vivevo
prima, ma qui si nota molto di più, Dublino è una città di un
milione di persone. E così ho voluto rappresentare questo aspetto
della società”.
Siamo in Irlanda e non in Inghilterra,
ci stacchiamo un attimo dal cinema sociale di Loach per parlare di un
giovane talento che muove i primi passi verso un dramma e un
difficile cammino di formazione.
A soli 27 anni Barrett gira in 18
giorni questo piccolo dramma sul sociale con protagonisti due
fratelli e un complesso rapporto con la madre.
Con un budget di 500 mila dollari e una
candidatura al Sundance, il regista ha puntato quasi tutto sugli
attori, su una Dublino fredda e per certi versi ostile e tanti, tanti
sentimenti e caratterizzazioni dei personaggi per dare ancora più
spessore alla vicenda.
Un film lento, con alcuni passaggi e
dialoghi molto forti che sanciscono come spesso e volentieri bisogna
adattarsi ad un futuro rigido e complesso pur avendo una buona
sensibilità e di fondo un animo buono. Un film che non concede e non
regala scene create ad hoc per commuovere il pubblico, semplicemente
perchè non ne ha bisogno, decidendo alla base degli intenti di
documentare la realtà di alcuni complessi nuclei familiari.