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venerdì 20 febbraio 2015

Hierro

Titolo: Hierro
Regia: Gabe Ibanez
Anno: 2009
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Mentre viaggia a bordo di un traghetto  verso l'isola di El Hierro, Diego - figlio di Maria - sparisce. Nessuno sa dove sia finito, se sia caduto in mare o se sia stato rapito. Sei mesi dopo, mentre Maria lotta per superare lo strazio della perdita, riceve una chiamata inattesa: deve tornare all'isola perché è stato ritrovato il corpo di un bambino. Una volta giunta a El Hierro, dove tutto le appare spettrale, Maria deve affrontare il peggiore degli incubi. Finirà per scoprire che certi misteri, in realtà, non dovrebbero essere rivelati.  

“Ci sono momenti della vita e stati mentali che non hanno una logica, ma esistono.”
Hierro è uno di quei thriller di genere sulla paranoia e la separazione,  simile per certi aspetti a interessanti esperimenti come VINYAN e via dicendo (la lista è molto lunga). 
La particolarità del film non è certo il soggetto ma lo stile e lo sguardo con cui Ibanez descrive la vicenda, capta i particolari (l'aridità vulcanica e i fondali marini) e grazie ad un intenso e difficile lavoro di fotografia, livida e fredda, costruisce un atmosfera spettrale capace di pervadere lo spettatore, i suoi personaggi e l’isola.

La ricerca di Maria è tutta dettata da equivoci, doppi sensi, in cui i personaggi e l’ambiente suggeriscono e sussurrano alla protagonista importanti particolari e restituiscono al film meriti in cui è soprattutto l’atmosfera malsana e irreale a fare da padrona spiazzando ancora una volta ‘impossibilità dell’essere umano di riuscire a comprendere senza trovare una spiegazione. 
Sempre e anche qui viene di nuovo da citare VINYAN il prologo è rivelatorio e inquadra perfettamente l significato oscuro e i misteriosi presagi su cui il film cerca e trova la sua formula originale.