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sabato 11 gennaio 2014

American Hustle

Titolo: American Hustle
Regia: David O.Russel
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ambientato nel seducente mondo di uno dei più sbalorditivi scandali che hanno scosso gli Stati Uniti, American Hustle racconta la storia di un brillante impostore, Irving Rosenfeld, che, insieme alla sua scaltra amante Sydney Prosser, viene obbligato a lavorare per un agente dell’FBI fuori controllo, Richie DiMaso. DiMaso li catapulta in un mondo di faccendieri, intermediari del potere, mafiosi… un mondo tanto pericoloso quanto affascinante.

Il terzo film di Russel non poteva puntare più in alto di così, cercando di arrivare a conciliare uno schema corale e uno scandalo con tutte le varie vicissitudini e una storia d'amore moto tenera.
Russel aveva fatto abbastanza bene con THE FIGHTER e invece era andato fuori dalle righe nel sopravvalutato IL LATO POSITIVO che non riusciva a convincere con una storia davvero banalotta e ancora delle interpretazioni poco convincenti.
Qui Russel dispone di tutto. Cast pretenzioso, costumi e parrucche da vero fricchettone che si rispetti e molta attenzione per tutti gli accessori e i gingilli sfarzeschi mostrati dai protagonisti.

American Hustle però è quel classico film che si dimenticherà moto facilmente sicuramente per la difficoltà a digerire tutti gli aspetti e collegarli tra di loro e a cercare di dare sempre coerenza a ciò che succede magari vedendo la soddisfazione o il ghigno insopportabile di DiMaso/Bradley Cooper (attore eccessivo che spesso e volentieri sembra recitare in botta di cocaina).
Il climax finale è telefonato dalla fine del secondo atto (in realtà già prima, la parabola e l'esito della storia per forza è chiara dal momento che il personaggio di DiMaso è così banalmente corrotto da vederne già da subito i limiti e il suo tragico destino). Da questo punto di vista Russel è furbo, strizza l'occhio, riuscendo a spiazzare grazie anche all'espediente dell'ellissi temporale per cercare di concentrarsi solo sulle parti che a lui più importano, frammentando così la storia e alcuni dialoghi importanti tra le diverse parti che si scontrano nel film, e togliendo sicuramente sulla caratterizzazione di alcuni personaggi (con il sindaco si poteva fare di più)e tutto questo in un film che dura più di due ore e in cui, a volte, alcune scene, o il ritmo, appare eccessivo e non bilanciato con il resto della pellicola.
Hollywood sembra aver trovato una nuova miniera d'oro sui generi (in questo caso la contaminazione c'è ma non ne diventa un punto di forza a tutti gli effetti) soprattutto quando l'aria e i toni, così come le atmosfere, rimandano un certo tipo di pubblico a perdere di vista la storia per lasciarsi andare nella festa fricchettona e nei dialoghi e i toni modaioli di allora.
Certamente un film che piacerà a tutti vista la cura nell'impacchettare ad hoc il prodotto per fare in modo che ancora una volta il pubblico (sempre meno attento e sempre più bisognoso di innamorarsi di qualcosa o di un personaggio) scarterà la grossolana e davvero poco convincente storia messa su con un'aria di ineffabile autocompiacimento che sicuramente però avrà tanto successo con gli oscar e i premi dati sempre più per simpatia che non per bravura o denuncia sociale.
A parte la performance di Bale (comico il fatto che Russel lo volesse magro mentre Bale ha deciso per i fatti suoi di ingrassare perchè secondo lui ci stava sl personaggio) viene quasi da pensare che si siano concentrati più sulle parrucche che sulla sceneggiatura.