Visualizzazione post con etichetta Italia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Italia. Mostra tutti i post

sabato 27 settembre 2025

U.S Palmese


Titolo: U.S Palmese
Regia: Manetti
Anno: 2025
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Milano. Etienne Morville è un calciatore francese tra i più forti al mondo ma ha un pessimo carattere. In campo si nota più per le risse che le giocate con i suoi numeri 'alla Houdini', fuori dal campo invece si mette spesso nei guai. Dopo essere diventato bersaglio social dopo aver offeso una tiktoker e accusato di 'body shaming', viene messo fuori squadra. La sua popolarità è ai minimi termini e il suo agente non sa più che fare. Da Palmi, un comune in provincia di Reggio Calabria, arriva intanto una folle proposta. Don Vincenzo, un geniale agricoltore in pensione, organizza una raccolta fondi per ingaggiarlo e risollevare così le sorti della squadra locale, l'U.S. Palmese, cercando di coinvolgere i 18.000 abitanti. Morville così arriva sul posto per rilanciare la sua immagine e fa i conti con una realtà completamente diversa rispetto a quella a cui è abituato. All'inizio è come smarrito e gioca male. Poi inizia gradualmente ad ambientarsi e la sua presenza diventa determinante per il rilancio della squadra.
 
Forse due ore erano troppe ma per me il cinema dei Manetti è sinonimo di freschezza e speranza e poi diciamocelo anche low budget. Questo è certamente un film minore, mi manca ancora la trilogia di DIABOLIK ma per il resto a parte qualche piccola sbandata sono quasi sempre rimasto soddisfatto da una filmografia perlomeno coraggiosa. Anche come produttori continuano a fare il loro investendo sui giovani e nelle speranze di poter ridar vita al cinema di genere italiano.
E' vero che di film sul calcio non c'è ne sono molti e forse per fortuna vista la messa in scena, ma per molti versi ho apprezzato di più CAMPIONE del 2019 dove in meno tempo veniva narrato e mostrato molto di più. Qui a parte Max Mazzotta e qualche movimento di Papaleo il film è veramente poca cosa a partire dal protagonista che non riesce ad essere empatico e un ritmo che fatica a ingranare.

Hey Joe


Titolo: Hey Joe
Regia: Claudio Giovannesi
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Dean Barry, un veterano americano che ha avuto una relazione con una ragazza napoletana durante la seconda guerra mondiale, ritorna in Italia, a Napoli, all'inizio degli anni 70, per conoscere suo figlio. Dean vorrebbe recuperare venticinque anni.
 
Hey Joe è un film con tantissimi errori alcuni palesemente grossolani per cultura e intenzioni. Sembra in alcuni momenti di vedere EQUALIZER 3 quando si parla di un certo sud. Qui però il regista è italiano è il film è un dramma sociale sul ritrovare le proprie origini, il proprio passato, un figlio dopo numerosi anni. Un giovane marinaio americano sotto le sembianze di un James Franco che cerca di rialzarsi dopo anni in cui è stato messo in ombra per quello che ha combinato e per quell'ardire che per un attimo lo faceva sentire uno dei fuoriclasse di Hollywood.
Hey Joe è un film nostalgico, che ogni tanto fa sorridere quando prova questi strani incontri generazionali tra i grandi e i guappi, quando Franco prova a parlare in italiano, a cercare di comprendere una cultura troppo distante dalla sua in quel mondo a parte che è Napoli e soprattutto mettersi a trattare e cercare di fare il diplomatico vendendo la dignità prima dell'anima

domenica 27 luglio 2025

Orto americano


Titolo: Orto americano
Regia: Pupi Avati
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Bologna, nei giorni della Liberazione: un ragazzo vede entrare dal barbiere una nurse dell'esercito americano e se ne innamora all'istante. Lei è diretta a Ferrara, lui pensa di aver incontrato la donna che aspettava da sempre. Iowa, 1946: il ragazzo è diventato uno scrittore che si appresta a scrivere il romanzo della sua vita, ambientato in parte in America. Una notte sente chiedere aiuto da una voce proveniente dall'orto abbandonato dei vicini, dalla cui casa è scomparsa la giovane Barbara, proprio la nurse della quale si era innamorato in Italia. Scavando nel terreno nel punto dal quale proviene la voce Lui trova un vaso pieno di un liquido opaco con un'etichetta che fa riferimento ai genitali femminili. È l'inizio di una ricerca che porterà il giovane uomo ad Argenta, in provincia di Ferrara, sulle tracce della nurse che non ha mai dimenticato, e del folle che uccide le donne per asportarne e conservarne in formaldeide l'apparato genitale.
 
Pupi Avati a 86 anni conferma di essere uno dei più grandi registi italiani viventi. L'orto americano è sontuoso, spettrale, una favola drammatica con numerosi risvolti, un'indagine complessa, una riflessione sulla caccia alle streghe e un rompicapo in tempo di guerra. Avati ha spesso trattato e adattato il gotico padano con risultati sorprendenti già dall'ARCANO INCANTATORE.
I suoi film sembrano sempre sospesi nel tempo, onirici nel raccontare drammi, ossessioni e come in questo caso la follia nel rapporto tra Lui e i fratelli Zagotto (Armando De Ceccon fa qualcosa di memorabile). Una storia d'amore che vedrà Lui entrare in una suggestione che tra un cadavere nascosto in un orto, voci di stranieri verrà travolto in un limbo di follia suggestiva
L’orto americano testimonia la ferma volontà di Avati nel voler maneggiare a tutti i costi quella raffinata materia filmica che andava a comporre i classici dello spavento statunitensi come forse su tutti è rintracciabile M-IL MOSTRO DI DUSSELDORF


venerdì 4 luglio 2025

Città proibita


Titolo: Città proibita
Regia: Gabriele Mainetti
Anno: 2025
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Cina, 1979. Due genitori sfuggono all'obbligo del figlio unico mettendo alla luce le bambine Yun e Mei. Mei, la secondogenita, è però costretta a nascondersi sempre per evitare alla famiglia una denuncia. Salto temporale fino a metà anni Novanta: Mei si ritrova nella Roma multietnica del quartiere Esquilino, presso il ristorante cinese La città proibita. Quel luogo è la chiave della ricerca che l'ormai giovane donna ha intrapreso per ritrovare la sorella maggiore, che è diventata una prostituta nella Città Eterna. I destini di Mei si incroceranno con quelli di Marcello, giovane cuoco in un ristorante rivale di cucina tradizionale romana, rimasto insieme alla madre Lorena a gestire il locale dopo la sparizione di suo padre Alfredo. Annibale, un amico fraterno di Alfredo, cerca di dare loro una mano, anche perché detesta il proprietario di La città proibita e i tentativi degli immigrati di diventare "padroni in casa sua".
 
Mainetti dopo CHIAMAVANO JEEG ROBOT e FREAKS torna più agguerrito che mai per un altro film di genere che omaggia tanti classici riuscendo a convincere e mischiando la criminalità romana con quella cinese. Lo fa affidandosi ad una protagonista sconosciuta che non parla italiano e inglese (sentitevi l'intervista del regista su i 400 calci) per avere tante informazioni circa la lavorazione, le difficoltà organizzative e produttive, il lavoro con gli stunt man, la distribuzione e tante altre piacevoli curiosità. E' un film d'azione che strizza l'occhio alla commedia, al dramma, alle disuguaglianze sociali, alle vecchie leggi della Cina, al controllo sull'import export a Roma e molto altro ancora. E' un microcosmo che si allarga su trame e sotto trame ma che alla fine sembra quasi tutto girato all'interno del ristorante cinese. La regia di Mainetti gestisce con destrezza le scene di azione e si confronta alla pari con i più elevati standard di professionalità del cinema internazionale, in particolar modo quello statunitense senza farsi mancare nulla e regalando alcune sequenze quasi epiche come lo scontro di Mei contro gli uomini di Mr. Wang

giovedì 26 giugno 2025

Con la grazia di un dio


Titolo: Con la grazia di un dio
Regia: Alessandro Roja
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Luca torna nella sua Genova dopo un ventennio passato a rifarsi una vita, mettendo grande distanza fra sé e il suo passato turbolento e trasformandosi in un ristoratore di successo, felicemente sposato e con due figli, uno dei quali in arrivo. A richiamarlo nella sua città natale è l'amico di sempre ed ex compagno di scorribande Maurizio, che lo convoca al capezzale di suo fratello Vincenzo, morto per overdose. Tutti sembrano ritenere la fine di Vincenzo come il prevedibile esito di una vita di eccessi. Ma Luca non è convinto, e comincia ad aggirarsi per i caruggi di Genova alla ricerca della verità: e questo dà fastidio a molti perché fa venire a galla segreti che sarebbe meglio lasciare tali. "Il miracolo è che siamo ancora vivi", gli dice Maurizio. E non è detto che ci resteranno.
 
Roja è un attore modesto che alla sua opera prima sceglie un soggetto particolare, una scommessa, per un noir atipico quasi totalmente privo di scene d'azione. E per farlo decide di chiamare uno dei migliori attori italiani di sempre Tommaso Ragno a cui bastano pochi sguardi per mettere soggezione o dare l'idea di cosa stia succedendo. Luca è la tipica pecora nera che cerca di rifarsi una vita ma se qualcuno dice che dal passato non si sfugge in questo caso è proprio il dramma che lo riporta nella sua terra natia. E' così tra vicoletti, faide di quartiere, amici/nemici del passato, vecchie glorie e via dicendo, il nostro scoprirà a partire dalla moto del fratello come i segreti non possono essere custoditi in eterno e dopo un climax finale di pura vendetta sanguinolenta si finisce con quella scena del mare che lascia il finale in sospeso

mercoledì 25 giugno 2025

Napoli New York


Titolo: Napoli New York
Regia: Gabriele Salvadores
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Napoli, 1949. Un rombo assordante, e la casa dove la piccola Celestina abitava non c'è più. Con la casa se ne è andata anche la zia della bambina, che è orfana e ha visto partire la sorella maggiore Agnese per la lontana America insieme allo yankee che ha promesso di sposarla. L'unico amico rimasto alla bambina è Carmine, un ragazzino un po' più grande di lei che vive di espedienti per le strade di Napoli. Carmine incontra George, un gigantesco cuoco afroamericano che lavora su una nave della Marina degli Stati Uniti. Carmine e Celestina finiranno su quella nave diretta a New York, dove la bambina spera di ritrovare la sorella, ma una volta arrivati all'indirizzo indicato da Agnese non la troveranno e intraprenderanno una serie di avventure che coinvolgeranno anche il commissario di bordo della nave Domenico Garofalo, una sorta di Mangiafuoco burbero ma dal cuore tenero.
 
Seppur dalla lacrima facile l'ultimo film di Salvadores si avvale di maestranze importanti, un budget più che modesto, un cast internazionale e delle sontuose location. Il tutto per mettere in scena quella narrazione dei meridionali che arrivano in America con un sogno e con le valigie di cartone.
Il tutto come una favola alla Fievel sbarca in America anzichè un topolino abbiamo due bambini che non smettono di giocare di complicità per superare i diversi ostacoli che si frapporranno tra loro.
Tratto da una sceneggiatura di Federico Fellini e Tullio Pinelli, ritrovata nel 2006, è il primo film napoletano di Gabriele Salvatores, che dice di essersi ispirato alla memoria della sua famiglia. Sarà parlato in napoletano stretto e, almeno stando alle dichiarazioni del regista, sarà senza sottotitoli. Nel cast anche Francesco Favino, di nuovo in un ruolo nautico negli anni Quaranta come in COMANDANTE.

domenica 20 aprile 2025

Mimì e il principe delle tenebre


Titolo: Mimì e il principe delle tenebre
Regia: Brando De Sica
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Mimì è orfano e vive da quando ha dodici anni con Nando, che lo considera un figlio e gli ha dato un lavoro come pizzaiolo nel suo ristorante. La timidezza e la malformazione ai piedi che lo accompagna da sempre lo rendono bersaglio di angherie, in particolare del losco Bastianello e della sua gang, al seguito della quale un giorno Mimì scorge Carmilla. La ragazza dice di essere la figlia di una principessa rumena e Mimì si farà incantare dalla sua passione per il conte Dracula.
 
Forse sei anni di studio a Los Angeles sono serviti a De Sica junior per comprendere a quale politica di cinema approcciarsi e qui il cinema di genere c'è proprio tutto per fortuna.
Uno young adult con tinte horror, melodrammatiche, picchi di violenza, sangue e dolore e soprattutto dramma e disagio sociale. Mimì è un freak e in quanto tale da vittima predestinata e sacrificale e capro espiatorio perfetto diventa la preda anche di un altro genere di comunità quelli che in fondo sno degli emarginati e credono di essere vampiri. Mimì è girato splendidamente, ha un ritmo forsennato, è una piacevole storia di un dramma amoroso con alcuni passaggi come quelli dello spettacolo e della prostituzione di Carmilla per Bastianello puramente drammatici e quel finale intenso e sanguinolento che in quei morsi affonda tutta la disperazione di un ragazzo che semplicemente aveva scoperto l'amore e non accettava la dura realtà di una società che lo ha sempre nascosto e tenuto isolato

Parthenope


Titolo: Parthenope
Regia: Paolo Sorrentino
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Parthenope è una incantevole giovane donna nata dalle acque che seduce ogni uomo che incontra, persino il fratello Raimondo, suo primo e indimenticabile amore. Parthenope è anche la sirena al centro del mito fondante della città di Napoli che, come scriveva Matilde Serao nelle Leggende napoletane, "vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni, e corre ancora sui poggi, erra sulla spiaggia, si affaccia al vulcano, si smarrisce nelle vallate". E la protagonista di Parthenope di Paolo Sorrentino fa esattamente questo, perdendosi continuamente e attirando a sé scrittori omosessuali, docenti universitari, prelati addetti ai miracoli e boss della camorra. Ma il più devoto resta Sandrino (col diminutivo che Sorrentino affida ai suoi alter ego), amico fin dalla perfetta estate in cui lui e la sua sirena, e Raimondo con loro, "sono stati bellissimi e infelici".
 
I film di Sorrentino mi sembrano sempre più delle riflessioni filosofiche. Dei film eleganti, sobri, scevri, di fatto un esibizione di garbo e gusto dove viene concesso tanto anche troppo.
E' un'opera seducente dove Celeste Dalla Porta assurge e si identifica perfettamente con il ruolo della sirena, infallibile e affascinante quando ondivaga e curiosa. Peregrina attraverso le mille facce di Napoli, destando scrittori ubriachi, professori universitari che defenestrano gli studenti in cerca di qualcosa che non sembra appartenere loro. Con quella seduzione naturale che porta scompiglio e confusione, malattia e risanamento, Parthenope diventa al contempo una metafora di se stessa, Eros e Thanatos.

Non sono quello che sono


Titolo: Non sono quello che sono
Regia: Edoardo Leo
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

È il 2001. All'interno di un'organizzazione criminale del traffico di droga, sul litorale romano, Iago cova del rancore verso Otello per avergli negato una promozione andata invece al più giovane Michele. Con l'aiuto di Roderigo, e ingannando persino la sua stessa moglie, Iago elabora un piano per far sì che il boss diventi geloso della ragazza che ha appena sposato, Desdemona, a causa di un presunto tradimento proprio con Michele.
 
Edoardo Leo è un artista a cui non si può volere male. Sebbene non sia un talento è un personaggio piacevole che ormai conosce perfettamente l'ambiente e fa quello che vuole ed è diventato anche lui come il prezzemolo all'interno della commedia italiana. Tra tutte le scelte quella di riportare il dramma di Otello in una Roma attuale e sempre più sobbarcata di problematiche legate a disagi sociali, criminalità, scontri di potere, vendette e quant'altro, diventa una bolgia interessante dove mettere in scena un dramma sulla multiculturalità. Un genere che negli ultimi anni è stato sdoganato forse fin troppo quello del crime drama in salsa romana, lo Shakespeare in romanesco, con un Otello malavitoso che fa la guerra ai (narcotrafficanti) turchi sul litorale laziale. Alla sua nona regia Leo dimostra vita, voglia e coraggio, forse senza stare troppo a soffermarsi sull'incisività della storia e le sue sotto trame ma scegliendo un litorale più consono ai suoi limiti di autore e a quello che potrebbe volere il pubblico parlando di fatto di una storia d'amore condita da sparatorie e tradimenti

Sotto le stelle fredde


Titolo: Sotto le stelle fredde
Regia: Stefano Giacomuzzi
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Un racconto sulla vita in montagna, per parlare dell’uomo, del suo rapporto con gli animali e la natura, ma prima di tutto con il tempo.
 
I documentari sulla montagna sono sempre affascinanti se non altro perchè spaziano e ci portano in contesti così diversi dai nostri abbandonando il caos mediatico e cittadino che di per sè è già un grosso stimolatore. Giacomuzzi ci porta in mezzo alla pastorizia, ad una vita in tuttuno con gli animali e le difficoltà climatiche e sociali nel crearsi una proprio limbo. Girato tra le montagne della Carnia, dove il regista ha trascorso molto tempo tra il 2015 e il 2016 per seguire e riprendere la vita di alcuni abitanti di quei luoghi, il malgaro, l'apicoltore e il pastore, solennemente, ripetono gli stessi gesti di sempre, tra belati e ronzii, imprecazioni e soprattutto silenzi.
Il film può apparentemente sembrare un documentario osservativo sulla vita in montagna e indubbiamente si tratta anche di questo. Ma il microcosmo della Carnia su cui si focalizza il film risulta essere il riflesso di una realtà piú ampia e forse un espediente per parlare della vita dell’uomo, del suo rapporto con gli animali, della natura e soprattutto del suo rapporto con il tempo.

lunedì 24 marzo 2025

Familia


Titolo: Familia
Regia: Francesco Costabile
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Licia è una donna che si divide tra lavoro e figli. Suo marito Franco Celeste è appena uscito di prigione, ha provato ad allontanarlo per via dei suoi atteggiamenti violenti senza successo. Nella sua vita ripiomba più volte, malgrado i tentativi di denunce e allontanamenti vari, e questo funesta la sua serenità e quella dei suoi due figli. In particolare Luigi, che sta prendendo una brutta piega: rincasa tardi la sera, frequenta neofascisti, è sempre di cattivo umore. Intanto la violenza in casa non accenna a diminuire.
 
Familia non solidarizza con lo spettatore. Gli sbatte una drammatica realtà sociale in faccia senza drammatizzarla troppo. Perchè in fondo di storie così ne sentiamo ogni giorno e ormai sembrano non fare quasi più effetto. Costabile sceglie specificatamente un contesto metropolitano definendo una famiglia proletaria con tutte le difficoltà ad andare avanti e sopravvivere. Sottolinea come ancora il patriarcato e la violenza sulle donne siano una realtà sociale e sceglie chi di fronte ai soprusi decida di farsi giustizia ovvero in questo caso i figli, il figlio. Francesco Gheghi dimostra di essere un giovane molto brillante che spero continui su questa strada scegliendo film e temi sempre molto interessanti e promuovendo film indie di genere come quella piccola chicca di PIOVE.

Coda del diavolo (2024)


Titolo: Coda del diavolo (2024)
Regia: Domenico Emanuele de Feudi
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Sante Moras, agente di polizia penitenziaria, deve fare da guardia a Virdis, un delinquente che ha ucciso una ragazza di 15 anni, dopo averla tenuta prigioniera e torturata. Sulla schiena della ragazza è stato trovato inciso un simbolo, che qualcuno soprannominerà "coda del diavolo", e che era già apparso tempo prima sul cadavere di un'altra adolescente. E decisamente il diavolo ci mette la coda anche per Sante Moras, che dopo essersi addormentato durante il turno di guardia, ritrova il suo sorvegliato speciale tramortito da un'iniezione letale. Moras scappa, capendo di essere stato incastrato: infatti sarà lui il primo sospettato di quella morte in cella, e verrà persino accusato dell'assassinio della ragazza. Parallelamente Fabiana Lai, una giornalista investigativa, comincia a seguire la pista che segue le ragazze uccise con addosso il marchio diabolico, e la sua strada non potrà che incrociarsi con quella di Sante, così come con quella di un commissario di polizia.
 
Sante Moras è già un nome che la dice lunga. De Feudi aveva esordito con LEGAME un semi horror abbastanza interessante. Con la Coda del Diavolo ha accettato una mission action di quelle che sicuramente valgono una pregevole fattura ma a livello di sceneggiatura, colpi di scena e climax è tutto abbastanza scontato dove le cicatrici e la prova da fisic du role di Argentero non riesce ad essere molto credibile. Purtroppo la macchinazione del complotto ai danni di un'agente sembra quasi una scusa o una mossa politica nonchè presa di posizione nel cercare di dare un quadro diverso sugli intenti di una forza dell'ordine. Per essere un prodotto televisivo conferma come dicevo un packaging notevole ma alla fine tutti questi sforzi non riescono a mantenere un livello di interesse e credibilità e il ruolo di Fabiana di certo non aiuta a mettere in risalto gli obbiettivi dei personaggi

venerdì 28 febbraio 2025

Mary e lo spirito di mezzanotte


Titolo: Mary e lo spirito di mezzanotte
Regia: Enzo d'Alò
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Mary è una bambina di undici anni appassionata alla cucina. La nonna la sostiene sempre, anche quando esaminatori saccenti non apprezzano i suoi piatti. Ma la nonna è anziana e subisce un ricovero in ospedale. Mary ne è addolorata ed aumenta nei suoi confronti le attenzioni da nipote affezionata, sostenuta in questo da una misteriosa giovane donna che è comparsa all'improvviso sul suo cammino.
 
Enzo d'Alò ci ha fatto commuovere in tutti questi anni con delle opere importanti scegliendo sempre scrittori molto famosi e racconti di formazione per ragazzi ma adattabili a tutte le età. Mary ha forse lo stile d'animazione più moderno tra le opere dell'autore, non sembra nemmeno di vedere un'opera italiana ma la si riconosce dallo stile, dai dialoghi e soprattutto da come vengono caratterizzati i personaggi. Ci sono tanti temi sociali presenti in quest'opera legati ad una sorta di fiaba moderna che solo per alcuni aspetti sembra riprendere un filone fantastico. Infatti è tutto collegato alla misteriosa figura che comparirà per dare sollievo e aiutare Mary a cercare di accettare la malattia della nonna. Si parla dell'importanza dei nostri avi, di alberi genealogici, di segreti inconfessati e di molte altre cose. Ma ciò che più conta, in questa delicata storia, è l'attenzione nell'affrontare un tema non facile da trattare come quello della malattia di una persona anziana con il conseguente distacco.

Iddu-L'ultimo padrino


Titolo: Iddu-L'ultimo padrino
Regia: Antonio Piazza, Fabio Grassadonia
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Nella Sicilia dei primi anni 2000, Catello, un politico condannato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, si vede offerta la libertà da parte dei servizi segreti in cambio del suo aiuto nel catturare Matteo Messina Denaro.
 
L'ultimo film di Piazza e Grassadonia su Matteo Messina Denaro in realtà parla per lo più dell'ex preside Catello interpretato da Servillo che dopo una detenzione ritorna a casa e vede tutto cambiato attorno a sè dal nucleo familiare agli affetti ma soprattutto al tenore di vita. Sono due storie parallele che solo nel finale decidono di incontrarsi. Germano cerca di dare solennità al burattinaio e il risultato sicuramente è buono come quasi tutte le prove degli attori. E' un film per alcuni aspetti indecifrabile perchè cerca troppe sotto trame e alcune come quella dell'agente Rita Mancuso, una delle poche che sembra ancora credere nella giustizia, sembra diventare la vittima sacrificale e il capro espiatorio della vicenda come poi accade anche per Palumbo. Un film solo in parte riuscito perchè manca nella scelta di una direzione e di un binario da scegliere quando invece è troppo didascalico in alcune parti e non mostra quasi mai il vero dramma che dovrebbe consumarsi in una vicenda come questa.

Cinedramma


Titolo: Cinedramma
Regia: Luca Rabotti
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Romeo, un giovane rampollo scapestrato, viene cacciato di casa dal padre dopo l'ennesima lite familiare. Va a Venezia per stare con Giulietta e il loro figlio, ma, oppresso dalle preoccupazioni, segue un amico in una rapina.
 
Cinedramma ha delle sinergie con PATAGONIA dove recita peraltro lo stesso fastidiosissimo attore. Un film fine a se stesso che non sembra voler dire molto se non mostrare due giovani che pensano solo al divertimento e all'amore dando alla luce un figlio e parlando di un ipotetico trasferimento a Parigi per far cosa non è chiaro...e poi la rapina, i genitori di Romeo pronti a inseguirli finendo nel modo più tragico in un film che purtroppo, ed è un peccato, al di là di qualche scena peraltro girata abbastanza bene con una buona fotografia è scarna e disarmante dal non mettere niente sul piatto, dove si gira sempre intorno ai sorrisi dei nostri due che pensano solo al divertimento e all'amore.
E' frustrante vedere buttare così alcune possibilità di ridare enfasi al nostro cinema indipendente. Film di questo tipo sembrano astenersi dal voler dare un contributo a qualche tipo di logica o portatrici di un genere.

giovedì 30 gennaio 2025

Bad Guy-Season 2


Titolo: Bad Guy-Season 2
Regia: Giancarlo Fontana, Giuseppe Stasi.
Anno: 2024
Paese: Italia
Stagione: 2
Episodi: 6
Giudizio: 4/5

L'archivio del boss latitante Suro, un prezioso scrigno di intercettazioni che svela legami compromettenti tra mafia e Stato, domina la scena nella seconda stagione di The Bad Guy. Questo strumento di potere, desiderato e temuto in egual misura, si trasforma in un catalizzatore di tensioni, avvicinando i protagonisti a un punto di non ritorno. L'archivio è una bomba a orologeria, pronta a esplodere e a ridefinire ogni equilibrio.
 
Bad Guy è stata una sorpresa nel nostro panorama seriale italiano con un prodotto difficile da definire che unisce e mixa così bene i generi da renderlo un concentrato di potenziale esplosivo.
Riscrivere di mafia ma in maniera originale, innovativa, al passo con i tempi a differenza di altre serie più restie a mantenere quei crismi classici. Bad Guy propone soluzioni nuove, personaggi memorabili, scontri tra stato e giustizia, casta e unioni con la mafia, corruzzione praticamente in tutti i reparti e alcune innovazioni con dei personaggi che non si sono mai visti. E' il ritmo e il continuo evolversi della vicenda a fare da padrone in questa nuova stagione. Verrebbe solo da dire che ne vorremmo di più perchè sei episodi non bastano. Lo Cascio ormai ha indossato un personaggio indimenticabile dimostrando che cosa è il talento e la classe in grado di dare sentimenti ed emozioni esprimendo il dolore ma anche la rabbia e la crudeltà. Sugli altri c'è poco da dire. La sorella di Nino dimostra di cosa vuol dire avere le palle in polizia e mantenere ancora saldi i valori. Testanuda, il nuovo ingresso, è un perfetto ibrido di follia pura e istinto da killer e dall'altra un'insolita maniera di affrontare la vita. Teresa Suro è quella fragilità psicopatica che esce di testa quando da piccola uccide per sbaglio la madre e tutto il resto del cast dove compare anche Aldo e un convincentissimo Mariano Suro e l'agente Costardello. Finale devastante per colpi di scena, violenza, reazioni e nuove alleanze che porteranno ad una terza stagione che vorremmo avere già

Io sono l'abisso


Titolo: Io sono l'abisso
Regia: Donato Carrisi
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Lago di Como, un luogo che "se ci butti una cosa se la prende". Un addetto alla raccolta dei rifiuti colleziona spazzatura perché "la spazzatura non mente". Alla sera fa il giro dei locali notturni, nascosto dietro un parrucchino e un paio di baffi finti, e adesca prostitute, tutte bionde e tutte over 60. Una voce maschile da dietro una porta verde gli dice quello che deve fare: compreso punirsi ogni volta che ha sbagliato. Una madre cerca di proteggere le donne del luogo dalla violenza maschile e ogni tanto rivede l'ex marito, un insegnante che vorrebbe che lei lasciasse la loro ex casa coniugale. Una tredicenne con un ciuffo viola ha un rapporto conflittuale con "un padre d'acciaio e una madre distratta", e rischia di cadere nelle maglie insidiose della Rete. Questi personaggi finiranno per portare a compimento un complicato disegno del destino, che parte dall'assunto che "il Male è un cerchio".
 
Donato Carrisi non mi fa impazzire seppure sappia girare molto bene. RAGAZZA NELLA NEBBIA era un buon thriller, questo secondo me è superiore per caratura e una trama e uno svolgimento atipico per il cinema nostrano. Un film ispirato che mischia thriller, horror, poliziesco, dramma personale e giallo psicologico. Un film che parla di anti eroi, di emarginati, di abusati, di persone che in un modo o nell'altro a seconda del ceto d'origine soffrono di mali incurabili e vengono dimenticati dalla società. Quando si aprirà un varco tra di loro saranno soli contro se stessi in questa macchina infernale che si è messa in gioco. Bravo tutto il cast dove Gabriele Montesi dimostra di essere un attore molto poliedrico in grado di spaziare molto e lavorare sapientemente sul corpo e la proria immagine.

mercoledì 1 gennaio 2025

Dostoevskij-Season 1


Titolo: Dostoevskij-Season 1
Regia: Fratelli D'Innocenzo
Anno: 2024
Paese: Italia
Episodi: 6
Stagione: 1
Giudizio: 4/5

Enzo Vitello è un poliziotto che vive profondi tormenti causati soprattutto dal difficile rapporto con la figlia Ambra da lui abbandonata da tempo e pericolosamente avviata sulla via della tossicodipendenza. Il suo lavoro lo obbliga a confrontarsi con un serial killer, che lui e i suoi colleghi hanno soprannominato Dostoevskij perché dopo gli omicidi lascia messaggi con riflessioni sul senso della vita. Apparentemente non esistono moventi per le uccisioni e le vittime non offrono elementi per creare collegamenti tra di loro. Enzo assume su di sé la responsabilità di catturare Dostoevskij quasi come un'ossessione dettata forse da una inconfessabile vicinanza di pensiero.
 
TERRA DELL'ABBASTANZA, FAVOLACCE, AMERICA LATINA. Un trittico che ha saputo ritagliarsi un'anomalia nella filmografia italiana dimostrando talento, cinismo e un lato reale nostrano che spesso si decide di non voler osservare o filmare. Ero perplesso per questa mini serie perchè da noi non siamo molto abituati e ci si affida spesso a clichè di genere. In questo caso sapevo che sarebbe stato qualcosa di diverso e intenso. Qualcosa di atipico. Un'indagine, un polar, un poliziesco bizzarro e diverso. Una narrazione che rifugge ad una metodologia per come siamo abituati a vederla narrata. Uno stile tecnico che risalta i dettagli, i primi piani, le ambiguità, gli scorci che sembrano inutili e i particolari apparentemente privi di senso. Dostoevskij sembra protrarre una politica e una poetica nonchè visione d'intenti di un disagio che sembra allargarsi come una macchia d'olio nel nostro paese. Scelgono case diroccate, sentieri tortuosi in mezzo al fango, non sembra nemmeno esserci l'attenzione a doversi chiedere in quale anno siamo e come mai tutto sembra così antiquato e arretrato. I due fratelli scavano nell'abisso delle coscienze dove nessuno si salva, tutti hanno dei fantasmi nell'armadio e nessuno sembra esente dalle colpe e dove alla fine uno degli elementi più clamorosi è quello di non empatizzare davvero con nessuno dei personaggi. Ci sono alcune scene e momenti tra i più dolorosi dell'intera cinematografia italiana degli ultimi vent'anni e il ritmo così ipnotico e soporifero avrà sicuramente molti detrattori.

martedì 19 novembre 2024

Confidenza


Titolo: Confidenza
Regia: Daniele Luchetti
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Pietro, professore di liceo amato dai suoi studenti, trova l'amore, nel senso pieno del termine, con Teresa, un'ex studentessa. Da quando lei gli propone di confidarsi reciprocamente un segreto mai rivelato a nessuno le cose cambieranno profondamente. Diventeranno entrambi famosi ma la consapevolezza di ciò che Teresa sa e che potrebbe rivelare perseguiterà Pietro.

Confidenza dimostra perlomeno come alcuni film psicologici e sul sociale nostrani abbiano pochi competitor. Lucchetti e Germano, una coppiata assodata che ancora una volta dimostra pathos e una scelta di un soggetto difficile tutto fatto di intenzioni, gesti, sguardi e dialoghi intensi e mai banali.
Confidenza ha uno dei finali più belli visti quest'anno, uno di quelli per cui vorresti scomparire o perlomeno non essere nei panni di qualcuno. Luchetti ha lavorato non solo sull'espressività ma anche sui movimenti dei loro corpi come, per esempio, nella scena in cui Teresa, ancora studentessa, rifiuta il passaggio in macchina o in quella in cui Pietro è imbarazzato quando è con lei davanti a un gruppo di amici. I modi, le azioni, i comportamenti, i sotterfugi tutto lascia delle complicazioni che il film anche grazie ad un sapiente lavoro di montaggio crea e disfa diventando quasi un giallo nella sua struttura e nel dove voglia andare a parare


venerdì 13 settembre 2024

Finalmente l'alba


Titolo: Finalmente l'alba
Regia: Saverio Costanzo
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Roma, anni Cinquanta. La diciottenne Mimosa si reca a Cinecittà con la sorella per partecipare ai provini delle comparse di un kolossal americano girato all'epoca della Hollywood sul Tevere, e a sorpresa viene scelta per un ruolo minore. La star del film, Josephine Esperanto, prende a cuore l'innocenza della ragazza e la sua estraneità a quel mondo di finzione, e trascina Mimosa con sé in una notte brava attraverso i luoghi della "dolce vita" romana, fra attori hollywoodiani e faccendieri che ronzano attorno al microcosmo del cinema. La ragazza viene catapultata suo malgrado, ma non senza momenti di euforia, in un universo privo di regole (e di scrupoli) animato da narcisismi e rivalità, ma anche da una fame di vita che vede nella nuova arrivata una fonte di linfa vitale. Arriverà l'alba a concludere questa rocambolesca avventura notturna?
 
Finalmente l'alba è un commovente ritorno al passato per un film citazionista che nella sua desamina riesce a imbastire un percorso di formazione molto misurato della sua protagonista e allo stesso tempo restituire il fascino di un'epoca. Passando attraverso film, ricostruzioni, scene indimenticabili, provini, Cinecittà, l'ultimo film di Costanzo deve essere davvero costato molto visto anche il casting internazionale. Ma ne è valsa davvero la pena perchè nella sua importante durata riesce ad essere un fil rouge trattando una vasta mole di temi e inquadrando tanti personaggi così diversi e caratterizzati e interpretati magnificamente.
"Mi piace pensare che Finalmente l’alba sia un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore." Saverio Costanzo
Finalmente l'alba inizia quasi come un sogno per poi trasformarsi in una storia d'amore che assumerà sembianze tremende fatte di accordi e interessi in quella parte nella villa per poi ritornare l'alba, di chi, appunto una ragazza semplice, è riuscita con le proprie forze a fuggire da un circolo perverso grazie alla sua ostinazione e consapevolezza. Alla fine il silenzio vale più di mille parole sembra dire il personaggio di Mimosa in una metafora finale che inquadra perfettamente la natura di chi è ancora capace di vedere il mondo con stupore.