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sabato 14 febbraio 2015

Eden

Titolo: Eden
Regia: Megan Griffiths
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Il film inizia in un bar del New Mexico dove una giovane ragazza, Hyun Jae, accetta un drink da un uomo che si offre poi di riaccompagnarla a casa. Ma non arriverà mai a casa e rinchiusa nel portabgagli, viene portata in Nevada, e rinchiusa in un magazzino adibito a bordello. Hyun Jae viene chiamata Eden dai suoi carcerieri e ben presto comprende cosa l'aspetterà per il resto della sua vita: sesso con stranieri, film a luci rossa e lotta per la sopravvivenza.

Mai andare con gli sconosciuti, soprattutto quando sono borghesi e falsi cortesi.
Ispirato alla vera storia di Chong Kim, sopravvissuta ad una straziante tratta di esseri umani, il film mi ha ricordato per alcuni aspetti e per il tema che tratta, il crudissimo film di Moodysson.
Lo sguardo crudo e realista del cineasta svedese a differenza di quello classico e pieno di clichè di Griffiths, ci portava nel cuore del problema, facendoci diventare a tutti gli effetti parte del dramma vissuto dalla protagonista dei paesi dell’est.
Il problema più grosso del film della regista americana, al suo esordio, è quello di aver giocato su un tema affascinante ma senza trasmettere empatia con un personaggio che invece, vista la storia, dovrebbe trasmettere una drammaticità senza parole.
E’un’occasione mancata, diverse scene sono interessanti, la regia e il reparto tecnico si segnalano per la buona messa in scena (in particolare la fotografia) ma purtroppo sono solo suppelletti in un film senz’anima e che tratta la vicenda come se si facesse una tranquilla spesa al supermercato e che arrivati al secondo atto, deve buttare benzina sul fuoco per cercare di impressionare ancora di più, purtroppo non riuscendoci e diventando monotono e prevedibile.

Poi la storia dei gattini per risvegliare il maternage delle ragazze mi è sembrata una scelta davvero stupida, così come la scelta del carnefice, in un raptus di follia, di farli uccidere tutti per qualche sconosciuto motivo e rendendo ancora più di cattivo gusto la scelta.