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mercoledì 3 febbraio 2016

Hateful Eight

Titolo: Hateful Eight
Regia: Quentin Tarantino
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Lungo i sentieri rocciosi del Wyoming, una diligenza corre più forte del vento. Un vento che promette furia e tempesta. Ultima corsa per Red Rock, la diligenza si arresta davanti al Maggiore Marquis Warren, diligence stopper e cacciatore di taglie nero che ha servito la causa dell'Unione. Ospitato con riserva da John Ruth, bounty hunter che crede nella giustizia, meno negli uomini, Warren lo rassicura sulle sue buone intenzioni. Il viaggio riprende ma il caratteraccio di Daisy Domergue, canaglia in gonnella condotta alla forca, lo interrompe di nuovo. La sosta imprevista incontra e carica tra chiacchiere e scetticismo Chris Mannix, un sudista rinnegato promosso sceriffo di Red Rock. Incalzati dal blizzard, trovano rifugio nell'emporio di Minnie dove li attendono un caffè caldo e quattro sconosciuti. Interrogati a turno dal diffidente John Ruth probabilmente nessuno è chi dice di essere.

Tarantino rimarrà sempre un grande regista, su questo non si discute.
Soffre a suo malgrado della sindrome di Re Mida per cui tutto quello che tocca sembra trasformarsi sempre in oro almeno per i suoi fan e larga parte della critica.
Il suo ultimo western, ormai un genere rilanciatissimo soprattutto negli Usa, è indiscutibilmente interessante anche se lascia aperti una serie di dubbi sulla morale, sulla violenza brutale e su una deriva alquanto splatter che sembra soprattutto nel finale, connotare il film e il climax finale sulla Domergue.
Difficile non rimanere assorti da alcune grandi interpretazioni, da una messa in scena curata ed elegantemente sporca, ma si può certo strizzare un po il naso su come venga raccontato ogni singolo dettaglio della storia, senza lasciare al pubblico dei dubbi senza bisogno che tutto venga narrato e palesato a dovere.
Il problema del film che rimane comunque uno dei suoi ultimi film più importanti, non è quello legato all'intreccio. La linearità di altre sue precedenti sceneggiature è molto più semplice, mentre qui il lavoro è strutturato sugli archetipi dietro ogni personaggio, senza di fatto metterne mai nessuno su un piedistallo ma invece tutti alla berlina.
Anche se meno ovvio e immediato, per fortuna rispetto al suo predecessore, ne perde anche alcuni valori, puntando su un cinismo estremo e su una mancanza di valori tali per cui la resa non può che finire in una brutale carneficina.
Soprattutto buttando cacciatori di taglie, bounty hunter, canaglie, sudisti e sceriffi in un piccolo emporio con fuori una bufera, altre strade, il pubblico intuisce subito che non ci sono.
In 70mm con una colonna sonora originale del nostro Morricone, supportato da un cast di afecionados tarantiniani e tutto il resto, Hateful Eight è la versione sporca e grezza di Django, un film che per alcuni aspetti può sembrare più simile al suo esordio condividendo alcuni "colpi di scena"importanti che avrebbero potuto avere la lode se non venivano certo svelati prima.

Hateful Eight è di nuovo la quintessenza dell'estetica, la riprova che Tarantino continuerà sempre a fare ottimo cinema.