Titolo: Star Wars: Episodio IX –
L'ascesa di Skywalker
Regia: J.J. Abrams
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
La resistenza è ridotta a poche unità,
il primo ordine dilaga sotto il comando del leader supremo Kylo Ren,
ma un messaggio ha turbato la galassia. L'imperatore Palpatine giura
vendetta! Ren si mette così alla ricerca dell'origine della
trasmissione e arriva a confrontarsi con Palpatine, che gli offre una
spaventosa flotta se saprà eliminare la ragazza Jedi, Rey. Questa
combatte e si addestra seguendo gli insegnamenti del generale Organa,
mentre Finn, Poe e Chewbacca ricevono messaggi da una spia nel Primo
Ordine.
Nei saluti finali quando ormai i nostri
guerrieri hanno vinto contro il Primo Ordine e la Reisistenza può
finalmente festeggiare, tra i tanti saluti vediamo due donne baciarsi
in bocca.
Un segno di coraggio della Disney? il
bisogno ormai di mettersi in riga con una realtà che ormai il cinema
non deve e non può più nascondere?
La scena forse rappresenta la sfida più
alta dell'ultimo capitolo della trilogia che chiude o riapre i canali
della forza, di una saga infinita, una tra le più enormi e ambiziose
macchine da soldi che Lucas creò nel lontano '77, che si siano mai
viste.
Se da un lato i toni si sono più
addolciti, basta vedere quella serie tv davvero coinvolgente di nome Mandalorian, per capire che non vedremo più sangue, che i corpi
scompaiono pur di non mostrare, che ormai per quanto sia una macchina
rodata, questa saga ha sempre avuto il villain numero uno: i fan.
Perchè nell'ultimo capitolo di certo
c'era una pressione di fondo nel dover chiudere tutte le trame e
sotto-trame aperte in precedenza, cercando di edulcorarle il più
possibile, cercando di dare pace ai tormenti infiniti di Kylo Ren,
dare enfasi a Palpatine mostrando ancora gli assi nella manica che
possiede e infine caratterizzare malissimo la protagonista, quella
Rey che in fondo non abbiamo mai conosciuto, facendo un salto enorme
rispetto al film precedente e facendole fare ogni cosa (im)possibile
pensata all'interno del film come ad esempio controllare un'astronave
con un gesto della mano (il povero Joda sarebbe rimasto allibito).
Al di là dei meriti tecnici di un
budget smisurato e della c.g che si muove come la regia di Abrams con
passo svelto senza stare a perdersi in inutili congetture, sposando
ancora una volta l'avventura prima della sci-fi e dando vita ad una
vaga idea di azione come se fosse un enorme giocattolo dove per
assurdo i combattimenti con le spade laser passano in secondo piano
per le funamboliche manovre delle astronavi.
Alcune stonature come una narrazione
che si apre e chiude da sola senza la presenza di colpi di scena, di
trame complesse, ma dando svago e intrattenimento in grosse quantità,
risvegliando anche alcuni personaggi che non aveva senso rimettere in
quel contesto (Leia su tutti) lascia l'amaro in bocca. Forse l'unico
vero pregio del film è di aver cercato quanto più rispetto ai
precedenti capitoli, un'atmosfera in più momenti abbastanza oscura e
spettrale dove i nostri eroi verranno spesso messi di fronte alle
loro debolezze e fragilità, dove le paure, i rimossi e i ricordi
giocheranno una carta importante spesso buttata via velocemente ma
che continua quell'idea di una morte come condizione transitoria,
tanto quanto la vita o forse è proprio quest’ultima a non
estinguersi mai del tutto da sempre nell'immaginario della mitologia
Lucasiana