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lunedì 2 marzo 2015

Tyrannosaur

Titolo: Tyrannosaur
Regia: Paddy Considine
Anno: 2011
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Joseph è un uomo solo divorato da una rabbia che lo spinge ad agire anche contro chi ama. Un giorno, reduce da un ennesimo scontro, cerca asilo nel negozio di Hannah, una devota cristiana che non può fare altro che dirgli che pregherà per lui. Joseph è disperatamente ateo ma le parole di Hannah lo toccano e lo spingono a tornare a cercarla. Pur non riuscendo a trattenersi dall'offenderla capisce che anche lei nasconde un dolore profondo.

Tyrannosaur è il nomignolo che Joseph aveva scherzosamente affibbiato alla moglie Pauline per via della grazia con cui spostava il suo corpo importante, generando vibrazioni del suolo che ricordavano quelle prodotte dal bestione che imperversava in Jurassic Park. Sono quei soprannomi che dietro presunti difetti fisici nascondono sentimenti veri.                                                                                                                              
Peter Mullan è un attore che va amato e basta. Non sbaglia nessun film, come interprete, ed è capace da solo di reggere tutto il peso del film, senza nessunissima difficoltà.
Un sessantenne in grado fi fare paura anche da fermo e che cerca di tenere sigillati con l’alcool dei demoni più forti di lui.                                    
L’esordio dell’attore Considine alla regia ne è l’esempio. 
Imperfetto, a tratti sbandato e con un amore profondo per i drammoni, grazie all’aura pervasiva dell’attore, riesce non solo a tirar fuori un bel film che mostra come tutte le generazioni soffrano lo stesso male, ma lo fa con delle scelte e alcuni guizzi di regia mica da ridere.                                                                                                                                                                                        
Il personaggio di Joseph in fondo vive una vita pervasa da eccessi di brutalità con forti accenti di verità e di malcelata giustizia nel prendere le parti dei più deboli.

Considine parte da un dubbio o forse da una necessità nel delineare una serenità che oggi come oggi è sempre più negata. L’egoismo sempre più anomalo che spersonalizza l’individuo è ottimamente rappresentato soprattutto nel modo in cui Joseph cerca i contatti e si relaziona con le persone.