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mercoledì 5 giugno 2019

Fucking Amal


Titolo: Fucking Amal
Regia: Lukas Moodysson
Anno: 1998
Paese: Svezia
Giudizio: 4/5

Ad Amal (si legge “Omol”), noiosissimo centro della provincia svedese, vive con la madre e la sorella la bella Elin, quattordicenne insofferente molto ambita dai compagni di scuola che lei però disprezza. Elin passa il suo tempo cambiando spesso ragazzo (alimentando così le maldicenze sul suo conto), sognando rave parties e progettando la fuga dalla “merdosissima Amal” . Una sera finisce per caso alla triste festa di compleanno di Agnes, solitaria ragazza in costante stato di crisi che ha per unica amica una perfida ragazzina paraplegica. A complicare le cose ci sono il travagliato rapporto con i genitori e l’amore segreto per Elin, la quale a sua volta scoprirà di non poter rimanere indifferente.

Fuckin Amal per me rimarrà un film importantissimo come lo è stato CHRISTINA F. per certi aspetti pur essendo meno drammatico e crudele con i suoi protagonisti ma ponendosi come ennesimo manifesto del disagio giovanile in paesi dove il suicidio è tra i più alti al mondo.
Cosa si può fare ad Amal a parte seguire le norme imposte dai genitori e andare a scuola come tutti i coetanei? Bere e drogarsi oppure provare nuove esperienze per non cadere vittima di una depressione assicurata.
L'esordio alla regia di uno dei maestri del cinema svedese post contemporaneo è uno dei più freschi manifesti, attuali, incredibilmente svegli e al passo coi tempi. Il regista urla disperatamente come lo è stato d'altronde tutto il suo cinema a venire (importantissimo), un bisogno di comunicare di sfogarsi, usando le sue protagoniste come vittime di una società e di una comunità che non investe assolutamente su di loro pensando ai propri tornaconti e dimostrandosi di un egoismo senza pari.
L'esordio di Moodysson è già chiaro come anticipatore di messaggi sociali, di un cinema politico e aperto alle differenze, monitorando aspetti poco comuni o che forse non sembrano interessare a molti. Con i suoi film e i suoi documentari, il regista ha fatto parecchio discutere di sè, prediligendo contesti a volte spiazzanti ed estremi come il bellissimo A Hole in my heart oppure omaggiando il punk femminile anni '80 con il divertentissimo We are the beast