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giovedì 4 dicembre 2014

Man in the Orange Jacket

Titolo: Man in the Orange Jacket
Regia: Aik Karapetian
Anno: 2014
Paese: Lettonia
Festival: TFF 32°
Giudizio: 2/5

I dipendenti di un cantiere nautico rimangono senza lavoro: il proprietario ha venduto lo stabilimento, gettandoli nella disperazione. Un altro sentimento, però, si fa largo: la rabbia. Uno di loro s’intrufola, con la divisa e gli attrezzi della professione, nella casa in cui vivono il ricco industriale e la sua avvenente compagna e li uccide a sangue freddo. Non gli rimane che nascondere i cadaveri e prendersi le loro vite lussuose. Ma il tuffo in un mondo nuovo e inebriante, fatto di ristoranti a cinque stelle, auto veloci e bellissime escort, ha breve durata: qualcuno lo spia nel buio delle sue notti, aprendo le porte alla paranoia.

"Interpretando i sottogeneri, volevo creare le regole del gioco. Dal momento che ogni genere ha le sue regole da seguire, ho visto tanti film horror e ho iniziato a capire cosa mi piacesse e cosa no. Naturalmente, ci sono anche alcuni cliché, ma senza di essi è quasi impossibile definire un genere. Ho tentato di dare una mia interpretazione dei sottogeneri, come gli slasher o gli psicothriller. Sono stato ispirato da alcuni film e, in generale, quei film che non si basano principalmente sulla narrazione, ma si concentrano sull'evoluzione di un personaggio. Questo era il punto principale del mio film. Volevo che iniziasse nel momento in cui di solito gli horror finiscono. Credo sia per questo che dopo 15 minuti il pubblico sia rimasto molto sorpreso: "Ah, quindi il film sarà su quel tizio, non sulle sue vittime”. 
L'opera prima del regista lettone con un budget, confessato dall'attore presente in sala, che più basso non si può, viene lanciato come un thriller atipico e insolito e voci dicevano che avesse addirittura richiami polanskiani. 
Il film del regista di origini armene, segna da un lato un tentativo di mostrare un cinema, quello lettone, a dir poco sconosciuto e che non ha produzioni e reti di supporto che finanzino progetti o film anche se di natura commerciale (ultimamente comunque sembra che le cose soprattutto a Tallin stiano cambiando) 
Trovare quindi investitori per un film del genere era impensabile è infatti la villa dove si svolge tutta la vicenda è del proprietario/produttore del film. Il proletario che uccide il padrone borghese e alimenta una violenza implacabile e inarrestabile ha il viso di ognuno di noi e sa che non è assolutamente in grado di concedersi e di vivere una vita borghese. Così la paranoia subentra fin da subito nell'ossatura e nella struttura del film e Dan viene continuamente messo alla prova dalla casa e dalle sue paure, alimentate dall'elemento migliore del film che è sicuramente il sonoro e le scosse casalinghe. In più la paura di misurarsi con qualcosa che non si è, viene perfettamente esaminata nella scena in cui Dan si fa mandare due puttane in casa