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sabato 14 marzo 2020

Head hunter


Titolo: Head hunter
Regia: Jordan Downey
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Nel Medioevo, un guerriero che protegge il regno dai mostri e dall’occulto, ha una raccapricciante collezione di teste. Ma per essere completa, alla collezione ne manca una, quella del mostro che ha ucciso sua figlia tanti anni prima. L’uomo ricorrerà alla stregoneria per raggiungere il suo obiettivo, con conseguenze terrificanti.

Head hunter è un film coraggiosissimo che ho saputo apprezzare e di cui sarò fan sperando prima o poi che riesca a farsi strada come produzione indipendente low budget autoriale per un pazzo folle come Jordan Downey e la sua festa del Ringraziamento (perché il suo amore per i tacchini merita una menzione a parte).
Un medieval horror, un film fatto di atmosfera, di momenti mai mostrati ma che fanno da contorno e in alcuni momenti in uno scenario ormai costipato di creature e mostri giganti in c.g, si apprezza per quello sforzo in più di lasciarli all’immaginazione, teste esibite come trofei per un Predator umano che si rispetti.
Grotte, armature pesantissime, un protagonista enorme come deve essere un pari di Conan per sconfiggere mostri che apprendiamo subito essere giganteschi in un mondo dove i sentimenti non esistono più, dove la voglia di vendetta diventa l’unico stimolo per andare avanti in una solitudine disarmante.
Un film muto quasi, dove il viaggio dell’eroe è una continua prova di sangue tra tormenti e ferite incredibili, un Gatsu che non smette mai di voler punire e stanare le forze del male e dove tutto sembra uscito dal peggiore degli incubi attaccandolo e lasciandolo preda dei suoi stessi fantasmi in maniera opprimente.
La prima parte, quasi i primi due atti, sono sanciti da un ritmo che non è mai quello che si potrebbe pensare, tutto appartiene ad una routine fatta di rituali, tutto l'excursus magico ed eretico sull'armamentario d'alchimista. Un film di mostri senza mostri, con una cura maniacale per ogni frame e suppelletto utilizzato con un'attenta ricerca delle location e un climax finale dove per tanti finalmente verrà, a suo modo, appagata o ripagata l'attesa.