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lunedì 3 ottobre 2016

Sound and the fury

Titolo: Sound and the fury
Regia: James Franco
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Siamo nel Mississippi, alle soglie della Depressione dei primi del ‘900. La storia, torbida e labirintica racconta la decadenza e la sventura dei Compson, aristocratici del Sud caduti in disgrazia. Le vicende della famiglia vengono raccontate da differenti prospettive. I coniugi Compson hanno quattro figli: Quentin, Candance, Jason e Benjamin. La giovane Caddy, unica sorella femmina, viene narrata dai suoi tre diversissimi fratelli e diventa presenza candida e rassicurante, sorella ingenerosa, madre snaturata che abbandona la figlia

“La vita non è altro che un racconto detto da un idiota, pieno di urlo e furore, che non significa nulla.”
James Franco ancora non riesco bene ad inquadrarlo. Sicuramente è un autore versatile e poliedrico, un mix strano di questa nuova generazione di filmaker, alieno per certi versi, a qualsiasi compromesso di comodo. Allo stesso tempo ho la vaga impressione che sia un incredibile paraculo furbacchione che ha capito bene come sistemarsi in mezzo alle star di successo e crearsi un certo impero e delle solide e importanti amicizie.
Qualcuno lo ha definito affetto da un delirio narcisista che ne soffoca le capacità altrove dimostrate sotto il cuscino di un ego troppo ingombrante. Bah, tuttavia lo spacciatore in SPRING BREAKERS è una delle sue prove attoriali migliori.
Sceneggiatore (qui di nuovo con Matt Roger) produttore, regista, cabarettista, attore, pittore, scrittore, scultore. L'infaticabile Franco ha addirittura 12 film in programma da qui a un anno, tra pre e post-produzione e sembra che proprio come regista scelga sempre progetti ambiziosi di scrittori importanti come Faulkner o McCarthy.

Ritorna dunque su Faulkner, facendo forse, al di là di una crescita dal punto di vista dell'impiego dei mezzi interessante, gli stessi precedenti errori risultando di nuovo marcatamente letterario nella narrazione mentre d'altro canto dimostra di saper mettere bene in scena i sentimenti, la rabbia, la solidarietà, l'empatia che fino a prova contraria ci sono tutti. E'un film in cui le emozioni la dicono lunga riuscendo ad essere dolente e disperato ma anche sardonico e crudele quanto necessita, senza trovare mai terreno fertile nell'esagerazione. Se pure si possono riscontrare ancora tante sbavature nel cinema di quello che vorrebbe essere un "enfant prodige", dall'altro c'è sempre una sottile vena malinconica che attraversa il Franco attore e soprattutto quello regista. Nel film in questione poi sceglie di interpretare Benji il figlio handicappato con una performance certo calibrata, a tratti zoppicante ma senza mai cadere nella caricatura. Alla fine ci troviamo di nuovo di fronte ad un’opera più che dignitosa e ricca di fascino.