Il quarantanovenne Beau soffre di gravi disturbi mentali ed è ancora vergine perché convinto dalla madre che se raggiungesse l'orgasmo morirebbe - come accaduto (gli si dice) a suo padre nel momento in cui l'ha concepito. Vive nella paranoia e immagina la città intorno a lui come un inferno, in cui un serial killer si aggira nudo per le strade e i cadaveri vengono lasciati marcire in mezzo agli incroci. Dovrebbe partire per raggiungere la madre, ma in una sequela di atti mancati riesce a farsi rubare le chiavi di casa e il bagaglio, inoltre un incidente con uno psicofarmaco precipita ulteriormente la sua condizione psichica. Investito da un'auto, si risveglia a casa degli amorevoli Roger e Grace, ma non è che la prima tappa di un viaggio allucinante...
Beau ha paura è semplicemente perfetto, l'opera migliore e sicuramente la più matura di un regista che non ha bisogno di presentazioni. STRANGE THING ABOUT THE JOHNSON era quel corto perfetto che parlava di temi come omosessualità, pedofilia inversa e gerontofilia all'interno di una famiglia afroamericana e poi i notevoli HEREDITARY e MIDSOMMAR.
Ma questo terzo film ha la prima parte fino a che non inizia il viaggio di Beau, tra le più belle viste negli ultimi anni di cinema. Ho riso fino a star male per la precisa scelta dei tempi tragicomici.
Le disavventure e le situazioni improbabili in cui il protagonista si trova rasentano la perfezione tra idiozia, grottesco, totale non sense e molto altro ancora. Beau sembra il capro espiatorio perfetto di tutte le sfortune che possono capitare ad un essere umano. Il film poi diventa un lungo viaggio dell'eroe, un'odissea interna dove si vive in casa d'altri, si viene inseguiti, si hanno i ricordi d'infanzia su una nave legati al primo bacio, si passa in una comunità di hippy e molto altro ancora con un finale davvero drammatico e coinvolgente che sembra far incontrare Joyce e Kafka.