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sabato 8 agosto 2020

Ema


Titolo: Ema
Regia: Pablo Larrain
Anno: 2019
Paese: Cile
Giudizio: 4/5

Ema, giovane ballerina, decide di separarsi da Gastón dopo aver rinunciato a Polo, il figlio che avevano adottato ma che non sono stati in grado di crescere. Per le strade della città portuale di Valparaíso, la ragazza va alla ricerca disperata di storie d’amore che l’aiutino a superare il senso di colpa. Ma Ema ha anche un piano segreto per riprendersi tutto ciò che ha perduto.

Ema è un dramma famigliare, un film che si avvale della danza come via d'uscita da una realtà che sembra ormai segnata da indelebili cicatrici. Una perdita (il figlio dato in custodia ad un'altra famiglia), il marito coreografo frustrato, un centro estetico dominato da un gruppo di tigri rosa (quando sono annoiate si chiudono in casa a fare i giochi sporchi). Un film sulla libertà di espressione e della sessualità, sulle triangolazioni amorose, sulla perdita e altro ancora.
La prima parte sembra ricordare E ora parliamo di Kevin nei continui dialoghi della coppia dove si rinfacciano di tutto e dove scopriamo che il bambino ha bruciato il viso della sorella di Ema, come tanti altri gesti inconsueti e violenti legati ad una famiglia disfunzionale che non aveva i mezzi e la testa per stare dietro al bambino. Ema però comincia a ribollire, le continue scene in cui lei balla e da fuoco agli oggetti sono scanditi da un montaggio e una musica notevoli, come metafora per distoglierla da un immobilismo in cui la realtà e i servizi sociali sembrano averla collocata. Da quel limbo grazie anche alle tigri rosa, Ema capirà presto come il suo fascino riuscirà a farle avere tutto ciò di cui ha bisogno, facendosi addirittura assumere nella scuola di suo figlio per riprenderselo e creare una legame familiare giocando con tutte le parti interessate che porterà ad un finale assurdo e scandaloso ma forse Almodovar lo apprezzerebbe più di tutti.