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venerdì 24 maggio 2019

Sale della terra

Titolo: Sale della Terra
Regia: Wim Wenders
Anno: 2014
Paese: Francia
Giudizio: 5/5

Il film racconta l’universo poetico e creativo di un grande artista del nostro tempo, il fotografo Sebastião Salgado. Dopo aver testimoniato alcuni tra i fatti più sconvolgenti della nostra storia contemporanea, Salgado si lancia alla scoperta di territori inesplorati e grandiosi, per incontrare la fauna e la flora selvagge in un grande progetto fotografico, omaggio alla bellezza del pianeta che abitiamo. La sua vita e il suo lavoro ci vengono rivelati dallo sguardo del figlio Juliano Ribeiro Salgado, che l’ha accompagnato nei suoi ultimi viaggi, e da quello di Wenders, fotografo egli stesso.

Wenders è un po come Herzog.                                                                                                                  Due nomi che hanno fatto la storia. Due registi a 360° che soprattutto negli ultimi anni hanno saputo sposare e incanalare bene la tecnologia nella settima arte.                                           
Dalla fotografia, al 3d, alla capacità di ottenere fondi e permessi quando sarebbero negati a qualsiasi altro essere umano. Questi sono solo alcuni degli aspetti per cui le loro “opere” suscitano e lasciano basiti per l’interesse e i temi che vanno a trattare oltre la delicatezza con cui toccano i sentimenti del pubblico. Il Sale della Terra di cui ci parla Sebastiao Salgado, è un’esperienza durata tutta una vita.    Un percorso e un dovere sociale, dinamico, variopinto, necessario, pericoloso e invidiabile.                  Così, anche se andrebbe scritto un saggio solo sul fotografo e il suo pensiero, è davvero toccante poter avvicinarsi alle mille avventure che lo hanno portato nel momento giusto in alcune parti del mondo in cui la natura e l’uomo continuano a combattere uno scontro che forse non finirà mai.            Dalla violenza, ai volti, al modernismo, fino ad arrivare agli emigrati e poi agli animali, queste sono solo alcune delle tematiche su cui Salgado, con l’aiuto del figlio e con alcuni racconti del padre, crea il suo universo e ci da la possibilità di ammirarlo come quando guardiamo una fotografia e rimaniamo esterrefatti.
Ci si commuove, si spalanca la bocca, si fa fatica ad accettare quello che l’obbiettivo cattura e tutto questo dura il tempo di un film, strutturato, bilanciato e montato in modo semplicemente squisito, come un’opera d’arte che risulterà precisa in tutti i suoi meccanismi.
Salgado diceva che l'uomo è l'animale più crudele, ma capace anche di elevarsi al di sopra di se stesso.