Titolo: Mandy
Regia: Panos Cosmatos
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Red e Mandy vivono soli in una casa nel
bosco. La loro tranquilla vita familiare viene sconvolta quando,
durante una passeggiata nella foresta, Mandy viene notata da
Jeremiah, l'inquietante leader di una setta deviata di cultisti.
Deciso a trattenere la ragazza nella setta, l'uomo ne organizza il
rapimento. Dopo aver provato inutilmente a resistere al brutale
assalto dei rapitori, Red e Mandy si risvegliano legati e
imbavagliati in mezzo agli adepti del culto. La situazione precipita
quando ai due ostaggi viene iniettata una sostanza altamente
allucinogena, che trasformerà la loro prigionia in un incubo.
Mandy è l'eccesso, la straripante
colata di colori, frattaglie, sangue, musiche che predominano e che
danno la possibilità al camaleontico Cage di esagerare in uno dei
ruoli migliori di tutta la carriera.
Un film che se ne fotte della trama
prendendola solo come pretesto per immergersi in una prima solitudine
cosmica per arrivare a diventare un revenge movie assatanato con
alcune creature che sembrano uscire dalle pagine di Barker e
diventare una nuova squadra di cenobiti che fanno molta più paura
del gruppo di satanisti presente nel film.
Una mattanza di insanità e sangue,
l'equivalente cinematografico di uno strambissimo trip lisergico di
due ore, di puro montaggio a base di heavy metal e satanismo ma anche
citazioni letterarie come il libro e le strane e ambigue simbologie
alla base, le doppie lune, etc.
Bisogna essere bravi a saper vendere
fumo e questo gli americani e soprattutto Cosmatos lo sa benissimo
vista la sua filmografia.
Il risultato è una fiaba nera, un
horror indie e atipico dove l'esperienza e il modo di raccontare
diventa l'essenza del film.
Soprattutto lo stile e ripeto gli
eccessi risaltano e prendono le redini del film sin da subito
intuendo bene che non ci troviamo di fronte a qualcosa di standard
perlomeno nell'uso dei mezzi tecnici, di una fotografia coloratissima
e sempre estrema con dei colori saturi che ci immergono nell'incubo
vissuto da Red.
Una psichedelia a livelli bassi ma con
un tasso di adrenalina molto alto e con una curiosa voglia di rompere
alcuni schemi in un mix di generi dove sembra esserci quasi tutto e
che sembra più che altro essere un concertone metal che non ha
bisogno dal secondo atto in avanti di essere del tutto coerente.