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mercoledì 24 marzo 2021

Wrong Turn(2021)


Titolo: Wrong Turn(2021)
Regia: Mike P. Nelson
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Sei amici decidono di intraprendere un percorso sui monti Appalachi, ma nonostante gli avvertimenti di gente locale deviano dai sentieri per inoltrarsi in mezzo a un bosco.
Senza volerlo s'imbattono così in una micro società anonima, definita Fondazione, composta nel 1859 da dodici famiglie, convinte di sfuggire - isolandosi - al declino americano. Di mentalità estrememente medievale, il gruppo di selvaggi (che durante le battute di caccia indossa maschere scheletriche di animali) è responsabile della scomparsa di centinaia di persone: tutte quelle che, per distrazione, sconfinano dai sentieri per introdursi nel loro territorio. Mentre due ragazzi del gruppo muoiono a causa di trappole sparse nel terreno, gli altri vengono catturati e sottoposti a un processo "eterodosso". Per difesa hanno infatti ucciso un componente della Fondazione.

Inizialmente pensavo di assistere al remake del solido Wrong Turn del 2003, film senza lodi e senza infamia che trattando slasher, torture e mostri nel bosco era riuscito a fare qualcosa di molto buono come ovviamente non riuscirono i sequel successivi.
In questo nuovo Wrong Turn, cambiano le pedine. Non ci sono più mostri come in NON APRITE QUELLA PORTA o LE COLLINE HANNO GLI OCCHI, ma ci sono gli umani che ancora una volta quando devono essere stronzi sanno farlo più degli abomini. Una sorta di comunità che si è isolata per vivere secondo un nuovo codice di leggi e punizioni, il solito gruppo di adolescenti che cerca il buco più sperduto dove fare trekking (in questo caso molto politicamente corretto con la coppia dove il ragazzo della protagonista è nero e gli amici sono una coppia gay) giusto per essere al passo coi tempi e far vedere di avere vedute allargate. Al di là di una regia precisa, una mdp che sa il fatto suo, una fotografia deliziosa e delle location come lo studio delle inquadrature abbastanza sofisticate, il film nella sua eterna diegesi è un concentrato di stereotipi e luoghi comuni che sinceramente speravo ormai abbandonate alla ricerca di nuove narrazioni o un'originalità almeno abbozzata.
Un reboot scontato che tenta di fare qualcosa di più partendo dal padre di una delle ragazze scomparse cercando così di aumentare le sotto trame, senza invece avere la consapevolezza che tale azione non solo sminuisce il ritmo e l'atmosfera ma rende il tutto ancora più noioso incastrando elementi che non dovevano esserci, senza avere mai dalla sua un colpo di scena come si deve ad eccezion fatta dei titoli di coda e la furia spietata di Jen.